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Un cardinale in un tombino per “scomunicare” Salvini e la classe politica

Una scomunica piuttosto spettacolare, diciamolo. L’impresa dell’elemosiniere del Papa, il cardinale Konrad Krajewski, ha unito diversi elementi mediaticamente rilevanti e li ha scagliati in faccia al traballante ministro dell’Interno in perenne campagna elettorale, ma improvvisamente entrato in crisi.

Uno stabile occupato da anni da famiglie disperate della più diversa provenienza o “appartenenza etnica”, a pochi passi dalla basilica di San Giovanni (seconda residenza più importante del Vaticano).

Un’occupazione gestita da vecchie conoscenze del “movimento”, come Tarzan (passato dall’esperienza dei centri sociali antagonisti alle prove degli “invisibili”, dal ruolo di consigliere comunale alternativo a Action, la frangia di movimento che appunto gestisce alcune occupazioni abitative storiche), che scandalizzano il benpensante medio.

Un effetto della famosa “legge Lupi” (il cattolicissimo, a suo dire, ex ministro delle infrastrutture, ex missino, ex berlusconiano), che ordinava il distacco di tutte le utenze – luce, gas, acqua – agli stabili occupati. Un esempio della logica da lager che anima gran parte della classe politica italiana (i governi Pd, naturalmente, si sono ben guardati da correggere quella norma…).

I sacri “sigilli” apposti alla centralina elettrica sottostradale, strappati moti proprio dal porporato. Che ha ritenuto utile lasciare sul posto anche il proprio biglietto da visita, cosicché fosse chiaro il vero “colpevole” e nessuno sbirro frettoloso potesse cercare di imputare qualcuno dei benficati dal gesto “disobbediente”.

Vedere un cardinale calarsi in un tombino romano, già di per sé, è uno spettacolo unico. Farlo per restituire la disponibilità di energia elettrica a qualche decina di famiglie, senza alcun dubbio, è una sconfessione radicale non solo delle “politiche” messe in campo da tutti i governi degli ultimi venti anni nei confronti degli ultimi (migranti in primo luogo), ma del “segno culturale” che tutte le forze politiche – dal Pd alla Lega – hanno imposto al discorso pubblico.

Una scomunica, appunto, che investe un’intera classe politica e – al momento – il principale responsabile dell’imbestialimento generale: Matteo Salvini.

Il Vaticano entra insomma nello scontro politico partendo dal “sociale”, ovvero dal lato più scoperto dell’attuale classe dirigente. E lo ha fatto nell’unico modo possibile per “far vedere” lo scandalo sotto gli occhi di tutti. Ossia passando all’azione – nelle forme compatibili, ovviamente, con lo status di un cardinale che si muove strettamente al fianco del papa – dimettendo l’omelia e i discorsi inutili; parole che le ignobili figure che popolano il palcoscenico politico oggi rivoltano abitualmente in cazzeggio “simpaticoso”.

Ci sarebbe molto da dire su quello che un gesto simile avrebbe da insegnare a chi gestisce ciò che resta della “sinistra” – il Pd, ripetiamo ogni giorno, è ormai un partito di destra, strettamente intesa. Ma ci sembra inutile infierire…

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2 Commenti


  • Aniello

    Le tensioni in ogni luogo vanno smorzare all’insegna di una unica bandiera” il rispetto del prossimo come se stessi”


  • Nico

    Lupi è un ex democristiano e non un ex missino. Certo, questo non rende meno barbaro e infame lui e il suo decreto risalente proprio al governo Renzi (è giusto per precisare).

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