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Fine del mese e fine del mondo, è la stessa battaglia!

La crisi climatica è l’evento fondamentale della nostra epoca. Ma se, fino a ieri, evocare il riscaldamento globale significava elencare disastri e catastrofi, oggi indica invece la moltiplicazione di movimenti che si battono per la giustizia ambientale.

Questo passaggio è stato preparato dalla lunga mobilitazione dei movimenti ambientali, dai NO TAV alle mille vertenze locali, ed è esploso grazi agli attivisti dei Fridays For Future, che si apprestano a scioperare per la terza volta nell’arco di sei mesi.

Venerdì 27, Potere al Popolo sarà in piazza al loro fianco, per rivendicare la necessità della transizione ecologica.
La transizione, però, non sarà possibile se le politiche climatiche continueranno a basarsi sui principi seguiti finora.

Per oltre vent’anni si è pensato che il mercato avrebbe risolto il riscaldamento globale. Oggi sappiamo che non solo le emissioni sono aumentate – altro che diminuite! – ma le società sono diventate sempre più diseguali: i poveri aumentano e sono sempre più poveri e vengono incolpati del disastro ambientale, i ricchi sono sempre più ricchi e le 100 multinazionali più grandi producono il 90% dell’inquinamento mondiale.
Il terzo sciopero per il clima dovrà immaginare uno scenario totalmente alternativo: per affrontare la crisi climatica dobbiamo coniugare giustizia ambientale e giustizia sociale.

Non abbiamo bisogno di produrre di più, inseguendo la chimera della crescita verde. Abbiamo bisogno di distribuire meglio la ricchezza prodotta.

La transizione ecologica non solo è necessaria, ma a portata di mano: in molte parti del mondo ormai si parla di Green New Deal – investimenti ecologici controllati dal basso, orientati agli interessi dei molti e non dei pochi. Ma perché funzioni, a pagarne il prezzo dovranno essere i ricchissimi, cioè chi più di chiunque altro ha contribuito alle emissioni.

Come dicono i Gilet Gialli al di là delle alpi: “Fine del mese e fine del mondo: è la stessa battaglia!”.

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