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Anche CasaPound si vuol travestire da sardina

Alla fine dei giochi le contraddizioni della realtà vincono sulla “fantasia” di chi cercava una scorciatoia furbetta per evitarle.

Prima i fatti, brutali, che scuotono la bacinella paciosa in cui pretendeva di nuotare il fenomeno delle “sardine”. Dopo miss Pascale in Berlusconi, dopo Mario Monti e tanti quacquaraqua pronti a far da sponsor (sorvoliamo sull’immensa Patti Smith, che ogni volta che parla di questioni italiane scivola sulle bucce di banana…), nel giro di sole 24 ore si sono fatti avanti prima le “madamine sì Tav” di Torino (“ci saremo in arancione”) poi addirittura i fascisti del terzo millennio, ossia i picchiatori di CasaPound.

Per le prime, dal vertice dei capi-branco, era uscito solo qualche vagito imbarazzato, fin quando la madamina-capa, Giovanna Giordano Peretti, neo-referente torinese del partitino di Renzi, non aveva risolto il problema rinunciando a presenziare al flash mob di oggi, in piazza Castello.

Per capire quanto l’imbarazzo non fosse dovuto a un problema politico, basta leggere come se l’è gestita Paolo Ranzani, promotore delle sardine torinesi: “Nessuno  ha mai detto che non vogliamo le madamine.Noi vogliamo tutti quelli che condividono i nostri capisaldi. La Tav è un discorso ampio che non si può prendere qui adesso”. Sembra Di Maio alle prese con la tenuta del goerno, ma almeno il povero Gigino è arrivato a questo punto dopo dieci anni, non dopo dieci giorni…

Non contento si è infilato ancor più nell’ansia di contorcersi: “Abbiamo solo detto che troviamo sconveniente venire in arancione per sottolineare una diversità dalla sardine.In piazza vorremmo solo essere sardine italiane e europee. Se non fanno le diverse le madamine sono benvenute in piazza, le sardine nome hanno colore. Una macchia di arancione non ci distrarrà dal cantare tutti insieme. Forse sarebbe stato meglio partecipare come cittadini, senza proclami, senza distinguo”. Insomma: non abbiamo nulla contro gli imprenditori e tanto meno contro la Tav, ma per favore cercate di non farvi notare troppo sennò ci casca il giochino…

Sui fasciorazzisti di CasaPound, però, la frittata è stata immediata.

Il leader romano delle sardine, Stephen Ogongo, ha avuto la brillante idea di “non trovare nulla da eccepire” se i soliti provocatori fossero stati in piazza. Deve essergli sembrato divertente che lui, nero come l’ebano, apriva la porta ai razzisti che vogliono affondare in mare i barconi con i suoi fratelli sopra…

Evidentemente è così nuovo alle faccende politiche da non sapere che – solo due o tre anni fa, quando Salvini a Roma non aveva uno straccio di radicamento sociale – il leader del “linguaggio dell’odio” si faceva scortare in giro proprio dai palloni gonfiati agli ordini di Di Stefano e Iannone.

Insomma: aprire la piazza a quelli che facevano il servizio d’ordine al bruto che dici di voler combattere non è proprio il massimo della coerenza e dell’intelligenza.

Così è arrivato il più classico – e anche nobile – degli strumenti della “vecchia politica”: il comunicato ufficiale.

Anche qui l’imbarazzo è colossale: non riescono neppure a nominare il problema che vorrebbero risolvere (mancano le parole “CasaPound”, o “fascisti”), mentre si sciorina la lista dei valori tra cui, fortunatamente, compare anche l’antifascismo senza arrivare a “scomunicare” il malaccorto “referente romano”. Il resto è contorno…

Che dire?

Una sola cosa: finisce qui la pretesa di fare un “movimento spontaneo apolitico contro il linguaggio dell’odio”, ma senza interferire in nessun modo con le asperità insormontabili della realtà sociale e politica.

Una pretesa abbastanza simile a quella dei “grillini delle origini” (“né di destra, né di sinistra”) e, come quella, destinata ad affondare al primo scoglio o sterzare al primo bivio.fisicamente

Ci sembra significativo, comunque, che questa pretesa si squagli (il movimento andrà avanti, tra crescenti sussulti e grida del suo pantheon fin qui semi-nascosto) su due questioni politiche concretamente inaggirabili: il rapporto con i padroni e con i fascisti.

Hic Rhodus, hica salta.. Anche perché i provocatori fasciorazzisti hanno annunciato che saranno in piazza San Giovanni, sabato 14. E lì conterà cosa si fa fisicamente, non pestando pensierini amorevoli sulla tastiera.

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