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Roma. Sit-in contro il Mes, l’unica vera opposizione è a sinistra

«Il Mes va rispedito al mittente, così come tutte le politiche di austerità, anti-popolari e ora anche anti-Sudeuropa su cui si fonda l’architettura dell’Unione europea».

Questo il messaggio che suona forte dai megafoni del sit-in che si sta svolgendo in piazza della Rotonda (al Pantheon) di Roma in concomitanza con il discorso del Premier Conte al Senato sul Meccanismo europeo di stabilità, presidio promosso da quelle realtà politiche, sindacali e sociali che rifiutano la menzogna del sogno europeista, di cui la riforma del Mes rappresenta, in ordine di tempo, l’ultimo quanto pesantissimo tassello del processo di integrazione europea.

Fedele alla logica contraddittoria del capitalismo, tuttavia quest’integrazione non potrebbe che passare per la disintegrazione del sistema-paese di una serie di Stati o Regni aderenti  all’Ue (come già avvenuto per la Grecia), e a questo punta inevitabilmente la riforma del Meccanismo, come abbiamo già scritto tante volte nelle ultime settimane, focalizzandoci di volta in volta su banche, “mandanti” e obiettivi del piano.

La novità rispetto alla narrazione di comodo della stampa nazionale, non certo rispetto alle pratiche portate avanti dai promotori dell’opposizione[1], è nella coerenza di fondo che porta oggi in piazza questi (e non altri) attivisti e militanti.

Coerenza che non può certo essere esibita dalla Lega, al governo il 21 giugno scorso, nel momento dell’accordo politico sull’impianto complessivo del Mes.

Né dal Movimento 5 Stelle e dal Premier Conte, anche loro ovviamente al governo quel giorno e ora entusiasti per “modifiche” alla riforma (impossibili secondo l’Eurogruppo) e “posticipi di voto” (si parla di gennaio), che nulla potranno cambiare per il futuro del paese.

Né da Fratelli d’Italia, la cui leader Giorgia Meloni votò – tra le tante cose – le misure di austerità varate dal governo Monti tra il 2011 e il 2012.

È vero, anche il Pd è stato sempre “coerente” nella difesa dell’impianto europeista; ma essere riconosciuto come il boia della popolazione che si ambisce a rappresentare (e ora, curiosamente, anche della classe “imprenditoriale” del paese), non è proprio il massimo della gloria. E da tempo, infatti, le suddette parti sociali stanno rifacendo i loro conti.

Conte stamane aveva parlato alla Camera in un emiciclo semivuoto, disertato dai suoi (mancava anche Di Maio, impegnato in un’audizione su Schengen a Palazzo San Macuto) e attaccato dai suoi-fino-a-qualche-mese-fa, quella Lega che per oggi ha compattato tutto il centro-destra nella risoluzione contro la riforma del Mes.

Teatrino elettorale e niente più, il recente passato ce lo ha già dimostrato (come sul 2,04 di “deficit” sottoscritto dal governo giallo-verde all’ultima Legge di bilancio, a dispetto dell’antieuropeismo di facciata), teatrino che tuttavia è arrivato al punto di mettere in serio pericolo la struttura (per ora solo) economica di questo paese.

Per questo, pur nell’oggettiva impossibilità di spostare i rapporti di forza nell’immediato, il sit-in in corso è la “cosa giusta da fare” se si vuole assumere una posizione indipendente e alternativa rispetto allo scempio politico che ha portato il nostro sistema a un voto dall’orlo del precipizio. Mettendo il primo passo di un percorso in tutt’altra direzione.

Un’ultima annotazione: a questo link si trova il live della mattinata alla Camera tenuto dalla corrispondente del Corriere della Sera, Monica Guerzoni. Se leggete gli aggiornamenti, capirete a che punto è arrivato il sistema d’informazione in Italia: oramai non più solo disinformazione, ma livello di professionalità sotto i tacchi. Anche questo, ovviamente, giova al tallone di ferro del capitale.

Di seguito, alcuni scatti del presidio.

[1] Piattaforma Eurostop, Usb, Potere al Popolo, Partito Comunista Italiano, Risorgimento Socialista, Coniare Rivolta, Partito della Rifondazione Comunista

* Tutte le foto sono di Patrizia Cortellessa

 

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