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Gennaio 1950. 6 operai assassinati a Modena dalla polizia di Scelba e De Gasperi

Esattamente settanta anni fa la polizia e i carabinieri agli ordini del ministro degli interni Scelba, presidente del consiglio De Gasperi, democristiani, compivano una strage di operai a Modena.

1500 armati agli ordini del questore assaltarono gli operai in sciopero e il popolo che li sosteneva contro i licenziamenti di massa scatenati alle Fonderie Riunite dal padrone, il conte fascista Orsi Mangelli.

Spararono con le mitragliatrici, dalle autoblindo, dai tetti della fabbrica e uccisero 6 operai ferendone gravemente più di 50.

Questo atto criminale era frutto di un preciso disegno del governo De Gasperi: bisognava sostenere il padronato che riprendeva il controllo della produzione e degli affari e schiacciare con la forza il movimento operaio che rivendicava i diritti sanciti dalla Costituzione da poco in vigore.

E l’Emilia rossa, comunista, socialista e partigiana era il primo obiettivo di questo disegno, perché lì la forza della Resistenza e l’organizzazione del popolo e dei lavoratori erano una barricata insormontabile per la restaurazione capitalista e reazionaria. La strage di Modena fu dunque strage di stato, come altre prima e dopo, come quella di Reggio Emilia nel 1960.

Oggi che con i decreti sicurezza tornano gli arbitri e le violenze di stato autorizzati dalla legge. Oggi che il mondo del lavoro subisce un attacco ai diritti ed un dilagare delle sfruttamento che ci stanno riportando a 70 anni fa.

Oggi che De Gasperi è considerato padre della patria e che sia la destra che la finta sinistra del PD si richiamano a lui coprendo il tanto sangue sparso dai suoi governi, centinaia di lavoratori uccisi, migliaia feriti, decine di migliaia incarcerati.

Oggi che in Emilia Romagna i due principali contendenti si vestono entrambi di verde e rifiutano o rinnegano il rosso.

Oggi che si vuole riscrivere la storia dell’Emilia e dell’Italia come se le lotte e i sacrifici degli operai e dei comunisti non fossero alla base di tutte le conquiste sociali, nessuna delle quali è mai stata concessa dalla bontà dei padroni e dei governi.

Oggi che dilaga una finta memoria complice del peggiore potere, oggi ricordiamo Angelo Appiani, Arturo Chiappelli, Arturo Malagoli, Roberto Rovatti, Ennio Garagnani, Renzo Bersani, operai uccisi da polizia e carabinieri agli ordini di Scelba e De Gasperi, mandanti del loro assassinio.

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