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Ebola. Pessime notizie, ma diffuse come pillole rassicuranti

Aggiornamento: Un aereo della Turkish Airlines decollato da Istanbul e diretto a Pisa è atterrato oggi a Fiumicino con la procedura di emergenza richiesta dal comandante dopo il malore di due passeggeri. Scattate le procedure per l’emergenza Ebola:i due sono stati trasferiti allo Spallanzani. Dai primi accertamenti non sarebbero stati riscontrati sintomi riconducibili all’Ebola. Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunira’ per discutere dell’emergenza Ebola alle 15 ora di New York, le 21 in Italia. (fonte: Ansa)

L’ultima notizia è che è morto il dipendente delle Nazioni Unite che era stato ricoverato in Germania dopo avere contratto il virus Ebola. Lo ha annunciato l’ospedale dov’era in cura. L’ uomo di origine sudanese, era stato ricoverato giovedi’ scorso a Lipsia e aveva contratto il virus Ebola in Liberia. ”Il paziente malato di febbre Ebola e’ morto nella notte alla clinica Saint Georges a Lipsia”, è la scarna comunicazione dell’ospedale. L’altra notizia è che un caso sospetto “probabile” di Ebola è stato registrato a Bruxelles. A comunicarlo è stato il ministero della salute belga, confermando che nel pomeriggio di ieri è stato ricoverato all’ospedale Saint Pierre, un paziente che all’ inizio di ottobre si trovava in Guinea e che ora ha i sintomi del virus. Sono ora in corso le analisi e si saprà nelle prossime 24 ore se il paziente ha realmente contratto Ebola o meno. In Spagna restano gravi le condizioni di Teresa Romero, l’infermiera ricoverata all’ospedale Carlo III di Madrid. Le autorità dichiarano che continuano a essere “stabili nella gravità”. Un eufemismo. E in Italia? A Roma sono scattate le procedure di emergenza per un cittadino africano epilettico che si è sentito male all’ufficio immigrazione e che è stato portato al Policlinico, e per un altro caso a Milano di un cittadino del Ghana, il quale durante un processo si è sentito male e ha iniziato a sputare sangue facendo scattare il ricovero all’ospedale Sacco dove però è stato escluso il contagio.

Negli Stati Uniti, la lista delle persone messe “sotto stretto controllo” per aver trattato Thomas Eric Duncan, il “paziente zero” morto di Ebola a Dallas si è allungata: una fonte coperta dall’anonimato citata dalla Cnn ha parlato di “decine di persone”, tra cui molti medici e paramedici che si erano presi cura di Duncan. Tra questi vi è l’infermiera dell’Health Presbyterian Hospital di Dallas in Texas- contagiata proprio durante i trattamenti per il liberiano Duncan – non era stata considerata ad alto rischio, ma rientrava nel gruppo dei 18 addetti sanitari del nosocomio che si controllava la temperatura per estrema cautela.

Il virus, negli ultimi mesi, ha infettato in Africa occidentale circa 8 mila persone, provocando il decesso di oltre 3.800 pazienti, con un tasso di mortalità che supera il 46% dei malati. L’Oms però ha aggiornato oggi a Ginevra questi dati:  il totale dei casi è salito a 8.914 e raggiungerà i 9mila entro la settimana.I decessi sono saliti a 4.447. Nel 1976, quando il virus fu scoperto ed era una novità rispetto alla quale non esistevano cure, le vittime di Ebola erano state “solo” 2.500.

Intanto, circa 1.400 soldati statunitensi stanno arrivando in Liberia già per il mese di ottobre ufficialmente “per contribuire a sostenere la lotta contro il virus Ebola che si sta diffondendo in tutta l’Africa occidentale” scrive la pubblicazione militare ArmyTimes. La 101st Airborne Division dell’esercito, con sede a Fort Campbell nel Kentucky, fornirà circa 700 soldati di questo contingente, mentre gli altri 700 verranno da altri reparti. I soldati inviati in Africa saranno in totale  3.000. L’Operazione United Assistance è una missione critica”, ha riconosciuto il Gen. Volesky, comandante di una delle unità inviate in Africa. La missione militare statunitense prevede la costruzione di 17.000 posti letto ospedalieri e di una struttura di assistenza sanitaria per i medici infetti e operatori sanitari.  Ma le truppe americane, secondo il Pentagono, non forniranno assistenza diretta ai pazienti infettati con il virus Ebola.

Ma esiste un nesso tra il ritorno, ancora più “cattivo e mortale” del virus Ebola, e le sperimentazioni nei laboratori militari? L’invio di 3mila soldati Usa in Africa qualche domandina in più la pone obiettivamente. A tale proposito è interessante, e ve la segnaliamo, questa inchiesta di Marco Mostallino su Lettera 43

 

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