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Gran Bretagna. I medici dicono no alla privatizzazione del sistema sanitario

L’Associazione nazionale dei medici britannici (British Medical Association) si è schierata apertamente contro la recente riforma sanitaria introdotta dal governo conservatore di Cameron e ne chiede l’abrogazione. Importanti soprattutto le motivazioni di questa presa di posizione che viene espressa a poco meno di un mese dalle elezioni. I medici britannici dicono infatti no al mercato e alla competizione, alla separazione tra committenti e fornitori nella sanità, mentre sostengono che il servizio pubblico deve tornare ad essere il principale soggetto del sistema sanitario nazionale britannico (National Health System). Secondo un sondaggio della BBC la sanità è il tema più sentito nel dibattito che precede le elezioni previste per il prossimo 7 maggio, ancora più che lo stato dell’economia e l’immigrazione.

 

La “riforma” introdotta dal governo conservatore di Cameron nel 2013, è fondata sulla privatizzazione dei servizi sanitari, ma questa misura ha determinato forti tensioni all’interno del sistema ed ha allargato le diseguaglianze nella salute.

 

La prestigiosa rivista scientifica The Lancet ha dedicato largo spazio alla relazione tra questa vicenda e la prossima scadenza elettorale con un editoriale dal titolo “A manifesto for health”, dove si segnalano le 5 aree prioritarie nel sistema sanitario britannico che richiedono un’urgente attenzione:

 

  1. L’interfaccia e la collaborazione tra la medicina di famiglia e i dipartimenti di emergenza (which is atrociously poor).

  2. Il modo con cui viene fornita l’assistenza sanitaria ai bambini e agli adolescenti (badly).

  3. La falsa dicotomia tra salute fisica e salute mentale (a mistake consistently repeated).

  4. La diagnosi precoce e la prevenzione (hugely neglected).

  5. L’assistenza sanitaria e sociale agli anziani (talked about, but not acted on).

 

“Poi c’è un problema”, continua il Manifesto della Bma, “che attraversa tutte queste aree: l’iniquità. L’iniquità nei servizi preventivi, nell’accesso alle attività diagnostiche e curative, nell’accesso alle condizioni sociali e ambientali che favoriscono una migliore salute. La conseguente variabilità nella qualità dell’assistenza (e quindi nei risultati di salute) è inaccettabile e merita una molto maggiore attenzione”.

 

Il governo Cameron ha dovuto ammettere che la “riforma£ del sistema sanitario si è rivelata un enorme errore e che è necessario rivedere in profondità la struttura del NHS. I principali partiti di opposizione – Partito Laburista, i Verdi e lo Scottish National Party – sono per l’abrogazione del Health and Social Care Act e il ripristino del servizio sanitario pubblico. Un partito è stato creato ad hoc, per difendere questa posizione, il National Health Action (NHA). Infine si segnala l’Ukip di Nigel Farage, che è però interessato soprattutto a ridurre l’assistenza sanitaria per gli immigrati.

 

La rivista italiana Saluteinternazionale.info ha pubblicato su questa vicenda un interessante servizio di cui riportiamo uno stralcio ricco di informazioni:

La scelta di campo della British Medical Association (BMA)

“C’è un generale consenso sul fatto che la legge di riforma sanitaria – Health and Social Care Act – sia stato un terribile errore. Le elezioni generali offrono l’opportunità di formare un vasto consenso su un nuovo modo di governare il NHS. La BMA crede che il NHS debba essere gestito dal settore pubblico, debba essere centrato sui pazienti e finanziato attraverso la fiscalità generale. I servizi sanitari devono continuare ad essere gratuiti nel punto di erogazione. I meccanismi di mercato hanno danneggiato il NHS in Inghilterra e devono essere rimossi, abolendo la separazione tra committenti e fornitori”.

Con questa posizione, dura e esplicita, la BMA ha fatto una chiara scelta di campo. L’ha fatto pubblicando quattro documenti (General Election 2015 briefing) intitolati “No More Games with the NHS” (Basta giocare col SSN). Quello politicamente più significativo è il secondo ‘No more games with who’s providing patient care’ (vedi Risorse), dove si chiede l’abrogazione del Health and Social Care Act, l’abolizione del mercato e della competizione in sanità e della separazione tra committenti e fornitori e dove si pretende che il servizio pubblico torni ad essere il principale attore del NHS.

Una scelta di campo che peserà certamente sull’esito elettorale, dato che è stata decisa all’unanimità e con l’invito a ogni medico di esercitare la propria influenza sui candidati alle elezioni.

Il mercato interno, la competizione e la separazione tra committenti e fornitori erano stati introdotti dal governo Thatcher con la riforma del 1991, poi fortemente sostenuti da Blair (soprattutto nella seconda parte del suo mandato) e portati all’estremo con la riforma del governo Cameron. Uno degli effetti più deleteri della pervasività del mercato nel sistema sanitario è stato l’aumento della corruzione, legata proprio alla separazione tra chi compra (i medici di famiglia) e chi vende i servizi (gli ospedali). Conflitti d’interesse sono scoppiati un po’ ovunque e spesso la separazione si è trasformata in collusione interessata, come ha denunciato un numero del BMJ, dalla copertina significativa e dall’inequivocabile titolo dell’editoriale “Medical corruption in the UK”. Si parla di medici che inviano (dietro compenso) i propri pazienti in ospedali privati e dell’incapacità del General Medical Council di contrastare efficacemente tali comportamenti.

 

 

 

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