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Il Programma “Dovete morire”. Anche negli Usa si comincia a morire prima

Il tasso di mortalità dei paesi occidentali è diminuito molto durante il XX secolo. All’inizio del 1900 negli USA ed in Europa difficilmente si superavano i 50 anni. Oggi papà e mamma hanno la ragionevole speranza che la loro figlioletta supererà gli 80 anni. Pensare però che vite più lunghe e migliori siano un destino segnato e come tale irreversibile sarebbe un grosso errore. La salute, e quindi la quantità e qualità di vita, sono il prodotto di una combinazione di molteplici fattori, tra i quali spiccano i “determinanti sociali”. Che società più eguali e più coese siano anche più sane, e quindi migliori, è una tesi sostenuta da molti studiosi e dimostrata in molti lavori (“The Health Gap”, “La misura dell’anima”, “Social Epidemiology” etc.).

Questo implica che l’aumento delle disuguaglianze, delle ingiustizie, delle tensioni sociali si traduce in un peggioramento della salute.

Bene, negli USA il tasso di mortalità tra i bianchi non-ispanici di età compresa tra i 45 ed i 54 anni ha smesso di diminuire a fine anni ’90, e da allora è costantemente cresciuto. Oggi infatti la probabilità che un bianco di mezza età muoia è più alta che 20 anni fa. Se il trend verso un più basso tasso di mortalità non si fosse invertito, negli USA sarebbero morte mezzo milione di persone in meno negli ultimi 14 anni. Questo è quanto riportato da due ricercatori di Princeton sulla prestigiosa rivista scientifica “Proceedings of the National Academy of Sciences”, e ripreso da un articolo di J. Stiglitz dal titolo “Come l’austerità uccide”.

In questo segmento di popolazione, l’aumento di mortalità va di pari passo con la diminuzione delle condizioni di salute (più dolori, più difficoltà a camminare, muoversi, socializzare e più problemi legati alla salute mentale). L’aumento di mortalità è trainato dall’aumento di suicidi, di problemi legati ad alcool e droga, e nonostante sia presente in tutte le classi, è tra quelle più deboli dove incide di più.

A questo punto ci sarà sicuramente qualcuno tentato di sfoggiare un arsenale di cinismo a difesa della propria ottusità: “Questa è gente che muore per uno stile di vita scientemente sbagliato e per scelta propria, non c’entra niente con la società”. Ed invece è proprio l’ideologia che sta dietro a questo tipo di ragionamenti a dovere essere messa alla sbarra, da imputata. La causa immediata può anche essere la bottiglia, la droga, la debolezza umana, la depressione, ma la causa delle cause va cercata altrove. Nel tutti contro tutti della giungla economica moderna, nell’impero dell’ego e dell’apologia dell’interesse personale, nel trionfo del farsi i cazzi suoi, nell’isolamento sociale, nell’invasione dell’ottica vincitori-vinti in tutti i campi del pensiero, nell’idolatria del vincitore e nell’odio del perdente, nella rivendicazione orgogliosa dell’ignoranza.

Nonostante alcuni piccoli sbandamenti gli USA rimangono per le classi dominanti di mezzo mondo il modello da seguire. E noi tutti seguiamo a traino, mentre le classi dominanti si fanno sempre più dominanti. La forza d’attrazione ed il potere degli USA si devono fondamentalmente al fatto che ce l’hanno molto grosso, il PIL. Però a ben vedere (ma solo volendo ben vedere) con questo grosso arnese non è che ci sappiano molto fare (mi scuso per il linguaggio, ma il neoliberismo ed i suoi apostoli sono arroganti, prepotenti e maschilisti, e vanno ogni tanto canzonati sul loro stesso piano): gli USA spendono più di qualsiasi altro paese al mondo in sanità, ma la speranza di vita di un ragazzino di 15 anni nato negli USA è praticamente la stessa di un suo coetaneo nato in Turchia, Tunisia, Giordania o in Repubblica Domenicana, e peggiore di una lunga lista di paesi tra cui Cuba, Costa Rica, Cile, Perù e Slovenia (prendo i dati da “The Health Gap”). Rispetto ad altri paesi ricchi, gli USA hanno pessimi livelli di mortalità infantile, omicidi, malattie sessualmente trasmissibili, obesità, diabete, malattie cardiovascolari e polmonari, e disabilità. La salute media di un cittadino è fortemente influenzata dallo stato di salute della società in cui vive. E quella Nord Americana è una società malata.

Facciamo quindi attenzione a dove l’idolatria dei soldi e la dittatura del PIL ci stanno portando. Andiamo verso un sistema che ci sfrutta, ci stressa e poi ci stronca, giovani. È già molto chiaro a tutti che l’idea che i figli possano beneficiare di condizioni di vita migliori dei padri è finita nel ripostiglio delle battute vecchie. O ci adoperiamo per creare società più eguali e giuste, o l’idea che i figli avranno vite più lunghe e più sane dei padri finirà nel cassetto dei rimpianti.

da www.esseblog.it

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