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Napoli, continua la lotta per l’acqua pubblica

Con l’entrata in vigore della legge regionale n.15 del 2 dicembre 2015, la Regione Campania procede al riordino del Servizio Idrico integrato.
Con tale legge, in luogo dei vecchi Ambiti Territoriali Ottimali (ATO), viene individuato un unico ATO di livello regionale governato da un Ente Idrico Campano (EIC) per l’esercizio associato delle funzioni pubbliche relative al Servizio Idrico Integrato da parte dei Comuni. Tale Ente ha competenze fondamentali per quanto riguarda l’adozione del Piano d’Ambito, la determinazione delle tariffe (nel rispetto dei parametri nazionali dettati dall’autorità AEEGSI) e l’affidamento del servizio idrico. Ruolo fondamentale all’interno dell’EIC è svolto dal Comitato Esecutivo.

L’ATO regionale è suddiviso poi in 5 Ambiti Distrettuali.

La città di Napoli, insieme ad altri 31 Comuni del comprensorio, compone l’Ambito Distrettuale definito “NAPOLI”.

L’ambito distrettuale è governato da un Consiglio di distretto,composto da 30 membri, cui, tra i vari compiti, spetta quello di indicare il soggetto gestore all’EIC, per l’affidamento del servizio idrico.
Tale soggetto deve necessariamente essere unico per tutto il distretto, ai sensi delle norme dettate dal vigente Codice dell’Ambiente (articoli 147 e ss.) e deve essere preferito un gestore già in esercizio, purché gestisca il servizio per almeno il 25% della popolazione del distretto.

Come cittadini attivi nei Comitati territoriali in difesa dell’acqua pubblica, riteniamo  la nuova legge viziata da un deficit di democraticità, in quanto, pur precisando che alcune scelte del Comitato Esecutivo dell’ EIC devono avvenire necessariamente sulle proposte dei Consigli di distretto, resta il fatto che, questi, sono organismi partecipati solo da alcuni rappresentanti dei Comuni, i quali, seppur eletti dai Sindaci di tutti i Comuni del distretto, saranno gli unici titolari di alcuni poteri e del potere di proposta al Comitato Esecutivo dell’ EIC, estromettendo di fatto le amministrazioni locali nelle decisioni sull’affidamento del servizio idrico e sulle tariffe praticate ai cittadini.
Inoltre, tutte le decisioni avverranno in base al piano d’Ambito regionale che sarà deciso dal solo Comitato Esecutivo.
Anche lo stesso Comitato Esecutivo dell’ EIC è composto da soli 20 membri,che, seppur eletti dai membri dei Consigli di Distretto, appaiono troppo pochi per una popolazione numerosa come quella campana e, qui, un altro deficit: quello di rappresentatività.

A ciò si aggiunga che la legge non tiene conto per niente delle competenze dell’ente intermedio Città metropolitana.
In ogni caso, in data 9 marzo 2016, è stato pubblicato sul BURC della Regione Campania lo statuto dell’Ente Idrico Campano che prevede le modalità di elezione dei 30 componenti del consiglio di Distretto; tale elezione avverrà attraverso la presentazione di liste di rappresentanti dei comuni che poi saranno soggette al voto ponderato delle stesse amministrazioni facenti parte del distretto.
Ricordando che in data 12 e 13 giugno 2011 ventisette milioni di cittadini italiani hanno manifestato la volontà di riconoscere l’acqua come un diritto fondamentale dell’uomo, sottraendola alle leggi di mercato, abrogando una norma che voleva il servizio idrico integrato nelle sole mani di società private e cancellando dai criteri per la determinazione delle tariffe il parametro dell’adeguata remunerazione del capitale investito, con chiara volontà di non consentire più la gestione del servizio idrico integrato a mezzo di società di capitali;  riteniamo necessario impegnare le amministrazioni locali affinché la scelta nel Distretto Napoli sul gestore unico, ricada su di un’Azienda Consortile Speciale di diritto pubblico ai sensi degli artt.i  113 bis comma 1 lettera b) e 114 TUEL, partecipata da tutti i Comuni del Distretto.
Visto e considerato che l’azienda speciale del Comune di Napoli ABC, è in possesso del requisito quantitativo (gestisce il 25% della popolazione del distretto), che tale azienda si è dimostrata virtuosa nella gestione, tanto da chiudere i bilanci degli ultimi anni in maniera molto più che positiva; data la possibilità, statutariamente prevista in tale azienda, di trasformarsi in Azienda Speciale Consortile di diritto pubblico con altri enti pubblici locali partecipanti, come comitati in difesa dell’acqua pubblica ci facciamo promotori di petizioni popolari, come già avviate nei Comuni di Giugliano in Campania e Melito di Napoli, affinchè vengano convocati consigli comunali ad hoc in tutti i Comuni del Distretto, in cui discutere circa la portata dell’attuale legge e in cui impegnare i Sindaci a promuovere la costituzione di liste per l’elezione dei membri del Consiglio di Distretto che abbiano quale obiettivo la gestione del servizio idrico fuori dal mercato ed attraverso enti di diritto pubblico, promuovendo la trasformazione dell’ABC Acqua Bene Comune Napoli in azienda speciale consortile con l’adesione dei comuni del distretto, al fine di individuare quale affidataria del SII del distretto Napoli l’Azienda Consortile Speciale Acqua Bene Comune.
Tali decisioni ci sembrano necessarie e praticabili,  in armonia con l’esito dei referendum 2011, nel suo significato politico più profondo Acqua pubblica = FUORI I PRIVATI DALL’ACQUA.
Coordinamento Comitati Acqua Pubblica Area Nord Napoli – Zona Flegrea

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