Menu

Bologna. Da via Gandusio apre la palestra Abd del Salam

 

Oggi in via Gandusio, complesso di case popolari con contratti temporanei, erano previsti 7 sfratti. Già dalle prime ore del mattino l'Associazione Pugno Chiuso (nata proprio dall'incontro di diversi abitanti del quartiere) insieme ad Asia-Usb e numerosi solidali hanno dato vita ad un picchetto antisfratto, una delle pratiche di resistenza sociale per il diritto all’abitare che rimane assodata in città e in tutto il Paese.

Verso le 10 è arrivato l'ufficiale giudiziario, il quale ha rinviato tutti gli sfratti, riconoscendo implicitamente la condizione di emergenza sulla questione casa, e l’assurdità di mandare per strada tante persone, senza nessuna soluzione!

Ma il presidio non si è fermato alla resistenza per l’abitazione di 7 nuclei familiari. Oggi a Bologna si è riaperto uno spazio sociale e di aggregazione, chiuso da anni. Dopo gli sgomberi dell’anno scorso, Asia USB, Pugno Chiuso, gli abitanti di via Gandusio e tutti i solidali presenti al picchetto hanno riaperto la palestra del quartiere, di propietà di ACER e vuota da anni, e l’hanno ridata alla comunità. Nasce così lo spazio popolare Abd el Salam, intitolato al sindacalista Usb ucciso mentre lottava per i diritti di tutti lo scorso autunno a Piacenza!

Questa nuova occupazione “toglie spazi alla speculazione”, come recita il comunicato congiunto diffuso da via Gandusio, mette a disposizione “un nuovo spazio di aggregazione popolare, di incontro e dibattito”. La scelta di dedicare lo spazio ad Ab del Salam esplicita anche la volontà di rimarcare la precarietà di vita non solo sulla questione abitativa, ma anche lavorativa e sociale a più ampio spettro! La cancellazione dell’articolo 18, le politiche di privatizzazione dei servizi, l’aumento del livello repressivo a firma PD a cui si assiste in città di fronte ad ogni pratica di dissenso, le scelte di trasformazione urbanistica finalizzata alla riqualificazione dei quartieri popolari, etc., rientrano tutte a pieno titolo nelle ragioni dell’apertura di questa palestra, come ulteriore tentativo di resistere alle politiche di esclusione che comune e regione stanno mettendo in atto.

Scrive ancora ASIA USB e Pugno Chiuso “L’ultimo attacco è la riforma sull’ERP, che condanna allo sfratto centinaia di inquilini e trasforma le poche case popolari che rimangono in alloggi emergenziali, temporanei. Ma come insegna Abdel, si può alzare la testa, lottare per i propri diritti, con coraggio.

Aprire uno spazio come questo, oggi, significa lottare per il diritto a una città vivibile, sottraendo spazio alla speculazione edilizia e al degrado creato da intere zone della città non curate dall’amministrazione, isolate e ridotte in macerie per l’alta quantità di palazzi vuoti. Questo non si combatte con la polizia nelle strade, ma con il controllo popolare, favorendo incontro e integrazione, e con la presa di responsabilità da parte degli abitanti dei quartieri che spirito di unione e solidarietà sono i migliori mezzi per salvaguardare i propri spazi di vita. “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”.

Mentre sui social, da via Gandusio si invita tutti a raggiungere la nuova palestra popolare per un pranzo sociale e si rilancia un aperitivo solidale alle 17 di oggi, di seguito pubblichiamo il comunicato stampa di ASIA USB e Associazione Pugno Chiuso.

Apre lo Spazio Popolare “Abd El Salam”! Togliere spazi alla speculazione, lottare per il diritto all’abitare Da oggi apriamo la palestra, per troppo tempo inutilizzata, dei palazzi di via Gandusio 6-8, per dare vita ad un centro di aggregazione popolare, solidale, di incontro e dibattito, di sport e socialità in un luogo della città in cui si combatte da tempo contro gli sfratti negli alloggi temporanei ACER, per il diritto all’abitare non precario, ma stabile e dignitoso per tutti. Lo spazio sarà intitolato ad Abd El Salam Eldanf, facchino, militante, delegato USB che è stato ucciso durante uno sciopero a Piacenza, davanti ai cancelli della multinazionale della logistica Gls, travolto da un camion incitato dal responsabile del magazzino. Abdel lottava per la riassunzione di 8 facchini licenziati dalla Gls, ma anche per qualcosa di più: per difendere i diritti di tutti i suoi colleghi sul posto di lavoro, per condizioni di vita degne, per un salario adeguato. Per il futuro dei suoi cinque figli. Ed è proprio con questo spirito che vogliamo vivere e far vivere lo Spazio Popolare.

Negli ultimi anni buona parte della popolazione è sotto attacco: nel nome del profitto, del debito pubblico da risanare, di banche sull’orlo del tracollo da finanziare, si giustificano la cancellazione di importanti diritti dei lavoratori (art 18 uno su tutti), la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, la disoccupazione e gli sfratti in costante aumento. Il PD è l’artefice di queste politiche sanguinarie a livello nazionale, e si comporta allo stesso modo nell’amministrazione di Bologna e dell’Emilia Romagna, tentando di cancellare ogni forma di protesta con l’unico mezzo della violenza poliziesca. Negli ultimi anni Bologna ha visto sgomberi violenti di occupazioni abitative, cariche della polizia all’interno dell’Università, licenziamenti in aumento costante, progetti di privatizzazione di biblioteche comunali e sgomberi di centri sociali storici. Dall’altra parte sempre più sfitto, soldi pubblici sprecati in progetti inutili e non destinati a migliorare le condizioni di vita dei cittadini, cementificazione e speculazione.

L’ultimo attacco è la riforma sull’ERP, che condanna allo sfratto centinaia di inquilini e trasforma le poche case popolari che rimangono in alloggi emergenziali, temporanei. Ma come insegna Abdel, si può alzare la testa, lottare per i propri diritti, con coraggio. Perché la battaglia per la riassunzione dei facchini a Piacenza è stata vinta, e come tale se ne possono vincere altre. Per questo, salviamo uno spazio dall’inutilizzo e dal decadimento e lo riconsegnamo alla città, a chi ha voglia di incontrarsi e organizzarsi, di alzare la testa e riconoscere che una risposta diversa si può dare, che possiamo smettere di subire e ricominciare a decidere del nostro futuro. Uno spazio aperto a lavoratori, studenti, inquilini di case popolari, precari, disoccupati, in solidarietà con i percorsi di lotta per i diritti e resistenza a sfratti e sgomberi in città. Uno spazio che non sorge in un luogo casuale, ma a ridosso dei palazzi di via Gandusio, alloggi pubblici con contratto breve in cui da tempo gli inquilini si sono organizzati per difendersi dagli sfratti per finita locazione, dato che ad oggi risulta impossibile per loro accedere a soluzioni più stabili. Questi palazzi sono ora sotto minaccia di sgombero, ma non ci facciamo intimorire e, anzi, rilanciamo invitando la città a vivere lo spazio da oggi ai prossimi giorni, in cui sarà pieno di iniziative e arricchito da idee, spunti e attività che tutti coloro che vengono sono invitati a portare.

Aprire uno spazio come questo, oggi, significa lottare per il diritto a una città vivibile, sottraendo spazio alla speculazione edilizia e al degrado creato da intere zone della città non curate dall’amministrazione, isolate e ridotte in macerie per l’alta quantità di palazzi vuoti. Questo non si combatte con la polizia nelle strade, ma con il controllo popolare, favorendo incontro e integrazione, e con la presa di responsabilità da parte degli abitanti dei quartieri che spirito di unione e solidarietà sono i migliori mezzi per salvaguardare i propri spazi di vita. “Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso”

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *