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Napoli. Acqua & dintorni

Prendiamo parola, anche se con ritardo, su quanto accaduto in Acqua Bene Comune Napoli perché abbiamo provato a ragionare a “bocce ferme” senza farci prendere dalla necessità di schierarsi con coloro che, per diverse motivazioni, si sono collocati su opposte barricate. La necessità di un ragionamento che superi la divaricazione che si è creata tra Amministrazione Comunale e rappresentanti dei comitati per noi è essenziale nel rispetto dello spirito referendario tutto (non solo per ciò che riguarda il Servizio Idrico), le legittime necessità che vengono dai lavoratori e il percorso politico e sociale che abbiamo intrapreso da oltre un anno a questa parte.

Poteva essere questa l’occasione per mettere alla prova e tradurre in pratica concreta le propensioni e le aperture verso i temi cari al sindaco da tre anni a questa parte: neo-municipalismo, partecipazione e controllo popolare. Perché la disponibilità verso questi temi non resti una pura enunciazione, infatti, è necessario rompere il meccanismo di accentramento delle decisioni tipico dell’attuale gestione politica italiana.

In questa vicenda riteniamo che, al di là del merito e delle ragioni che hanno spinto il sindaco a revocare una nomina che riteneva mettesse a rischio il processo di pubblicizzazione dell’acqua, la questione ABC non sia stata affrontata coinvolgendo e informando tutti gli abitanti, ma che al contrario la trasparenza e la comunicazione del processo decisionale che ha portato alla rimozione di Montalto siano state trascurate.

Riteniamo che per determinare davvero la nascita di una nuova forma di democrazia e di decisionalità aperta alla città sia necessario, nel momento della discussione, e della decisione su questioni che riguardano tutti, superare la “legittimità” amministrativa delle scelte politiche per tendere a una pratica rivoluzionaria di condivisione delle informazioni e coinvolgimento nelle scelte.

Da questo punto di vista auspichiamo e chiediamo con forza che il processo decisionale partecipato sui beni comuni, sulle partecipate e sul debito, abbia una repentina accelerazione verso un percorso di auditoria pubblica che porti a momenti di condivisione delle informazioni, fornendo la città di momenti decisionali e promuovendo quella responsabilità civica che chiede e che merita.

L’altra faccia della questione sono i comitati per l’acqua.

Non siamo interessati a darne una valutazione dell’attività politica svolta in questi anni, ma quel che ci interessa invece è rimarcare la metodologia con la quale i comitati stanno gestendo questa vicenda. L’aver occupato la maggior parte delle cariche del CDA di ABC Napoli non significa aver inaugurato un processo di decisione partecipata, né può portare ad un allargamento della base decisionale su questi temi. Un esempio per tutti è il funzionamento del consiglio civico, che non ha centrato l’obiettivo di garantire un serio controllo da parte della popolazione sulle attività di ABC Napoli.

Non crediamo che una revisione degli incarichi equivalga alla volontà di privatizzare l’azienda, poiché garantire il processo di pubblicizzazione dell’acqua non rappresenta la vertenza di una singola fazione, ma un interesse di tutta la collettività. Crediamo quindi che lavorare perché tutti gli atti amministrativi siano pubblici e accessibili e che predisporre assemblee pubbliche con pubblico contraddittorio assicuri una partecipazione reale, unica garanzia perché i processi amministrativi portino a termine in modo coerente il processo di pubblicizzazione dell’acqua.

Se può esser spesa una sola parola nel merito, vorremmo concludere ribadendo che massa critica non è schierata astrattamente a favore di una parte piuttosto che di un’altra, ma ha a cuore solo la difesa dell’acqua pubblica e i 107 lavoratori del depuratore che reputiamo debbano essere immediatamente assunti nell’organigramma dell’ABC, decretando finalmente l’inizio della gestione integrata delle acque bianche e delle acque nere della città di Napoli.

Poco ci interessa la questione del “non ci sono i soldi”, poiché riteniamo queste assunzioni un forte atto politico e non una questione burocratica. La nostra intenzione, infatti, è allontanare il più possibile dalla gestione dell’acqua e dei beni comuni una visione aziendalistica.

Se dovesse essere necessario contrarre debito e sforare il patto di stabilità per queste assunzioni, allora chiediamo che lo si faccia senza tentennamenti. Lanciamo quindi la nostra azione concreta sul tema: il nostro principale obiettivo è rimettere al centro la questione della decisione e perciò riteniamo necessario ed urgente che si doti ABC di strumenti reali di partecipazione e controllo e che si avvii un audit sull’acqua, al fine di rendere comprensibili e valutabili da tutti i motivi degli aumenti delle tariffe degli ultimi anni. Aumenti che rappresentano il motivo principale per cui riteniamo che l’acqua debba essere gestita pubblicamente non solo a Napoli ma nell’intera area metropolitana.

Nell’ambito dell’ auditoria pubblica diciamo fin da ora che la costruzione del gruppo di audit è fondamentale per una buona riuscita del processo di partecipazione. Un gruppo di audit deve rappresentare le istanze dei lavoratori e gli interessi degli abitanti della città che sono i veri fruitori del servizio idrico e i veri mandanti popolari di questi temi affermati attraverso il referendum del 2011. Pertanto chiamiamo al dialogo i dipendenti di ABC e i 107 lavoratori facenti parte della società di gestione del depuratore affinché possano rappresentare e concretizzare le loro istanze nell’audit che proponiamo.

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