Menu

Il turismo di massa, più problema che risorsa. Il caso Napoli

Le grandi aree metropolitane sono, da anni, interessate a consistenti flussi turistici. Questa fenomenologia sta mutando, velocemente, il tessuto urbano con diverse conseguenze di ordine economico e sociale. 

Gentrificazione o, meglio, Turistificazione di massa sono categorie interpretative entrate nel lessico comune ma anche nell’agenda politica di interessanti movimenti di lotta che, nelle principali città europee ma anche nel nostro paese, stanno provando a suscitare attenzione e mobilitazione contro questo rullo compressore che sta modificando, radicalmente, la composizione sociale e la funzione delle nostre città.

A Napoli agisce una rete “SET – i diritti al tempo del turismo” la quale sta promuovendo iniziative ed una vera e propria Vertenza per ostacolare questo processo di ulteriore polarizzazione sociale dell’area urbana. Una Vertenza per opporsi al complesso delle misure antipopolari che derivano da questo tipo di dinamiche.

In questi giorni l’Amministrazione Comunale ha annunciato una Delibera di “regolamentazione” dei flussi turistici” attraverso alcuni correttivi che intende inserire nelle normative vigenti in materia.

Pubblichiamo, a tal proposito, un Comunicato della rete “SET” che commenta questa decisione e traccia un primo bilancio delle mobilitazioni effettuate fino ad ora.

Redazione Contropiano – Napoli

 ********

La montagna partorì il topolino

L’amministrazione comunale di Napoli ha annunciato l’approvazione di una delibera in cui si introduce un codice identificativo (CIC) su base “volontaria” per chi fa attività ricettiva extra alberghiera (b&b, case vacanza e locazioni brevi). Sicuramente questo tipo di riflessioni sono state ispirate anche dalle mobilitazioni sociali, come la Marcia contro la speculazione turistica, la bolla degli affitti e gli sfratti del 6 aprile scorso. Ma proprio l’accresciuta sensibilità e il dibattito internazionale sul tema, ci dice che oggi l’unica speranza di intervenire per governare il processo, contenendone gli effetti socialmente più nefasti, richiede necessariamente una serie di politiche integrate.
Viceversa, a nostro avviso il CIC è uno strumento inadeguato e inefficace. Per quale motivo una struttura ricettiva dovrebbe di propria sponte richiedere l’inserimento nel neo-nato Albo? Per quale motivo, vista la totale assenza di concrete e consistenti premialità o penalizzazioni di qualsivoglia genere, una struttura dovrebbe desiderare l’inserimento nel suddetto Albo e rischiare che il Comune avanzi “pretese risarcitorie a danno dell’immagine dell’Ente”?
E i visitatori di passaggio, catapultati in città dalle tratte low cost dell’ampliato (oltre che privatizzato) aeroporto di Capodichino, per quale ragione dovrebbero consultare l’Albo Comunale in italiano per scegliere un pernottamento certificato dal Sindaco?
Nel presentare la delibera l’amministrazione ha dichiarato di considerare la stessa uno strumento per mappare il fenomeno e contrastare le forme di esercizio “abusivo” di quest’attività, specificando anche che serve un sistema di norme più ampio per governare il fenomeno e che approntarlo competerebbe interamente ad altri ambiti della legislazione concorrente (Regione e Parlamento).
Non vogliamo entrare qui nella discussione su quali siano le competenze dei diversi enti, ed è chiaro che pesa la colpevole assenza della Regione Campania e del Parlamento rispetto alla costruzione di una normativa adeguata. Ma la nostra convinzione è che le competenze del Comune permettessero una delibera più coraggiosa.

Lo stesso CIC, che doveva servire almeno a mappare il fenomeno per poter in seguito intervenire, diventa di fatto inutile se viene meno la sua obbligatorietà, ed è soltanto uno strumento di autopromozione commerciale. Inoltre il citato campo della “sharing economy” (che di fatto non esiste), per quanto riguarda la materia turistica in questione, coincide in tutto e per tutto con il campo delle locazioni brevi e non è cosa a sé stante: rispetto a questo l’introduzione del CIC non produce alcuna differenza; resta invariato il prevalere degli interessi di pochi contro i diritti sociali di molti.

Se vogliamo davvero garantire il futuro della città rispetto al rischio di uno spopolamento dei quartieri storici, urge da un lato uno studio preliminare, dall’altro la creazione di un tavolo inter-istituzionale che affronti il problema con tutti gli strumenti necessari. Una sola cosa è evidente: servirà ancora maggiore mobilitazione sociale per ottenere il raggiungimento di questi obiettivi.

Resta Abitante della Tua Città!

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *