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Mercoledi a Giugliano le “Terre dei Fuochi” provano a diventare azione politica generale

Intervista ad Arianna Organo. Mercoledì 11 dicembre a Giugliano (la terza città della Campania) Potere al Popolo terrà una Assemblea Pubblica dove incontrerà attivisti sociali, movimenti di lotta, associazioni ed organizzazioni sindacali impegnati sul versante delle mobilitazioni contro la manomissione ambientale dei territori.

Incontriamo Arianna Organo che è una compagna che da anni è interna alle lotte che, periodicamente, si producono nell’area Nord di Napoli ed in quella fascia della provincia di Caserta che, abitualmente, viene definita come “Terra dei Fuochi”. Con Arianna facciamo il punto sulle mobilitazioni in corso, sui problemi che il variegato movimento di lotta deve affrontare e sulla funzione dei militanti di Potere al Popolo in questo complesso contesto sociale.

D: Arianna veniamo da una estate che è stata caratterizzata da roghi tossici, da incendi continui di impianti di stoccaggio dei rifiuti e da sversamenti di schifezze di ogni tipo. Ci racconti, brevemente, il percorso di mobilitazione dalla manifestazione del luglio scorso a Giugliano fino alla recente contestazione ad Aversa contro il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca?

R: In verità la mobilitazione parte da molto prima di luglio, potremmo dire che dal 2013, dal “Fiume in Piena”, non si è mai fermata, ha subito, piuttosto dei periodi di riflusso, comprensibili vista la natura dei comitati , composti prevalentemente da cittadini di varie classi ed estrazione sociale che non sempre hanno avuto quella conoscenza necessaria a costituire uno spirito critico. Anche per mancanza di tempo, dovuto alle numerose emergenze che si sono susseguite nel corso del tempo.

Sicuramente da luglio 2019 abbiamo avuto un ritorno di quella attenzione collettiva a causa dei numerosi roghi, in aumento rispetto agli anni scorsi, che ha fatto montare rabbia e ha risvegliato la coscienza di molti. Sono nati molti comitati cittadini e questo è un bene. Noi che veniamo da anni di lotte abbiamo tentato di unire queste voci che spesso, per inesperienza, si sono fatte strumento di personaggi in cerca di voti, al momento sicuramente, possiamo affermare che rispetto al passato i comitati hanno fatto un salto di qualità collaborando e comunicando tra loro, in maniera da aspirare a raggiungere obiettivi che non siano esclusivamente vertenziali.

Il 22 novembre abbiamo avuto un primo incontro con il Ministro dell’Ambiente Costa, al quale ne seguiranno altri, questo tavolo permanente è stato possibile solo grazie alla collaborazione tra comitati che hanno potuto raccogliere le varie vertenze territoriali e ricavarne un estratto dal quale nascono le proposte attenzionate al Ministro.

Il presidente De Luca ha dimostrato, negli anni la sua totale incapacità a gestire il ciclo dei rifiuti in Campania, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti, come se ciò non bastasse ridicolizza i cittadini dichiarando che la Terra dei Fuochi non esiste, non sono mai partite le bonifiche tanto spesso programmate ne è stato avviato un piano sanitario che comprenda screening gratuiti e monitoraggio delle aree a rischio. Nel frattempo si pianificano altri impianti e discariche in luoghi ormai saturi d’immondizia e rifiuti di ogni tipo.

Varie volte in passato i comitati hanno provato a dialogare con lui senza successo, per cui oggi riteniamo vada contestato, e la “sacchetta” è un simbolo, il simbolo del suo fallimento e della devastazione delle nostre terre.

E’ attraverso lo smaltimento illecito di rifiuti ,infatti, e una cattiva amministrazione dei vari ambiti che le nostre terre sono avvelenate.

De Luca ha reagito con i suoi metodi da dittatore, chiamando camorristi gli attivisti, deviando l’attenzione dai veri camorristi e lasciandogli così campo libero, ma la gente non è stupida, molti, troppi cittadini hanno subito gli effetti deleteri del suo operato, in vari ambiti, lo vediamo annaspare. Comunque non è solo lui la causa, tanti sindaci e amministratori avrebbero diritto ad una “sacchetta” a testa.

D: Il movimento contro la devastazione ambientale dei territori della cosiddetta Terra dei Fuochi è, da sempre, un aggregato composito fatto da attivisti, da associazioni, da comitati spontanei e persino dal “popolo delle parrocchie”. Ci spieghi come funziona la dialettica ed il confronto tra queste “diverse anime” e come fate a restare autonomi ed indipendenti dai tentativi dei vari “esponenti politici”, di questo o quel territorio, che vorrebbero cavalcare o neutralizzare il portato socialmente genuino di queste mobilitazioni?

R: In parte ho già risposto sopra, in ogni caso il pericolo di sciacallaggio è sempre in agguato, solo studiandoci il problema dalle origini possiamo crearci una consapevolezza, una struttura che difficilmente lascerà spazio ai ciarlatani in cerca di voti o notorietà, questo è infatti è il primo consiglio che diamo a chi si avvicina ai comitati per la prima volta o vuole formarne uno, magari passando anche del materiale, è importante che si formino le coscienze attraverso un lavoro personale nessuno vuole farsi eroe o guida, troppo rischioso e spesso controproducente .

Noi ci presentiamo raccontando la nostra esperienza e ciò che abbiamo imparato in anni di lotta, cerchiamo di favorire il dialogo tra i vari comitati, questa è una battaglia che si può vincere solo restando uniti, chi ha altre intenzioni in genere si sfila da solo. Avviene una selezione naturale nel corso della mobilitazione.

D: In questo movimento, dal Nord al Basso Casertano, dall’Area Nord di Napoli alla zona Orientale della metropoli, sono impegnati molti compagni di Potere al Popolo. Secondo te, ma anche in vista dell’Assemblea Pubblica di Giugliano del prossimo 11 dicembre, che funzione possono ricoprire questi compagni e che contributo possono dare all’articolazione ed alla generalizzazione di questa Vertenza?

R: I comitati sono e restano realtà eterogenee , con formazione e cultura, anche politica spesso molto differente tra loro, per questo le battaglie hanno un profilo vertenziale e una volta raggiunto lo scopo spesso i comitati si sciolgono. Potere al Popolo, essendo un soggetto politico dovrebbe ricavare dalle esperienze territoriali un analisi ad ampio raggio e formulare delle proposte più elaborate, costruttive e di lunga durata, che abbraccino le criticità in tutta la loro complessità.

Questo è un periodo storico in cui il sistema capitalistico vive una grossa crisi ed è costretto a convertire i sistemi di produzione anche se non è economicamente vantaggioso, ovviamente è un braccio di ferro dove noi siamo la parte più debole, tutto il sistema consumistico ci travolge e condiziona la nostra vita al punto che non basta più la scelta individuale, ne di un paese, c’è bisogno di accordi internazionali che impongano un cambio di rotta. Naturalmente questo può avvenire solo sotto la spinta sociale di un ampio movimento sociale con contenuti di “rottura”.

Finora i governi hanno tutelato gli interessi degli industriali e delle grandi multinazionali, trascurando gli effetti collaterali devastanti sui territori e sugli uomini, c’è necessità di uno strumento più forte del comitato per affrontare questo sforzo.

Nei nostri territori poi abbiamo anche un sistema camorristico che di queste tendenze, leggi inefficienti, ne fa uno strumento attivo per potersi accaparrare la gestione di siti, aziende e del sistema dei trasporti che ruotano attorno al ciclo dei rifiuti, rendendo cosi la situazione più critica.

Potere al Popolo dovrebbe dialogare con i comitati, partecipare alle attività locali, senza perdere di vista il quadro nazionale e internazionale, essere in grado di tradurre in protesta mirata le necessità del popolo, essere uno strumento in grado di entrare nei consigli, nelle regioni, per contrastare chi invece finora è stato complice dello scempio.

E’ su questo terreno politico/sociale che Potere al Popolo sperimenta la sua scommessa di provare a rappresentare gli interessi dei settori popolari della società.

 

 

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