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Bologna. Sgomberate le case popolari di via Gandusio

Ieri a Bologna è andato in scena lo sgombero “coatto” delle case popolari di via Gandusio. Numerose famiglie si sono svegliate all’alba quando sono arrivate le forze dell’ordine a trascinarle fuori di casa, in virtù di un presunto progetto di riqualificazione e ristrutturazione dell’edificio.

Un presidio sotto al Comune, nel corso della mattinata, ha tentato di avere un incontro con il sindaco per denunciare lo sgombero delle case popolari e l’assenza dell’amministrazione nella gestione del welfare e dell’edilizia popolare, ormai ridotta ben oltre i minimi termini. Sono oltre 700 gli sfratti previsti nelle case popolari nei prossimi mesi, a detta del presidente di Acer Alessandro Alberani, nel merito dell’attuazione della riforma regionale ERP.

Una “riforma”  contro cui ASIA-USB porta avanti da mesi una mobilitazione cittadina, e che “non è altro che un pezzo del quadro generale delle politiche ignobili del Partito Democratico. Nonostante questo periodo di crisi economica e sociale perdurante che i cittadini sono costretti a subire, la Regione Emilia Romagna non investe nei programmi di edilizia sociale ma addirittura, contrariamente ad ogni logica, è decisa a portare avanti una riforma che prevede l’abbassamento della soglia di reddito per la permanenza e l’aumento dei canoni nelle case popolari. Infatti il canone d’affitto non verrà più calcolato in base al reddito, ma sarà direttamente proporzionale al valore effettivo dell’immobile, non rispettando quindi le possibilità economiche degli inquilini. Molti dei quali saranno costretti a lasciare il proprio alloggio, nella totale indifferenza dell’amministrazione regionale, quelle comunali e di Acer.”

Ed è in questo quadro che si inserisce lo sgombero di ieri, in un periodo in cui l’amministrazione di questa città sta sperimentando con sempre maggiore “creatività” la chiusura degli spazi democratici, sociali e di dialogo.

Ieri in via Gandusio infatti è stata chiusa anche una palestra popolare e un circolo Arci. Spazi che offrivano un luogo di socialità e di incontro che, tramite la scusa della sicurezza pubblica, sono stati interdetti a decine di frequentatori. Luoghi essenziali, lontani dalle luci della ribalta di un centro storico sempre più bomboniera per pochi, ma luoghi inportanti per chi vive quelle strade e quel quartiere.

Sotto la bandiera della “sicurezza e ordine pubblico” in questa città, si sta cavalcando anche in tema di edilizia pubblica la strada che porta a un progressivo smantellamento del diritto alla casa popolare, trasformandola in un ” welfare dei miserabili”.

Sembra un non-sense in una città come Bologna e in una regione come l’Emilia-Romagna che tutto ciò attecchisca davvero sulla popolazione, ma è evidentente che il vento è cambiato e che per riconquistare la vetta la strada sembrerà più in salita.

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