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PaP Bologna: “Abbiamo suonato il campanello a Confindustria”

L’Emilia Romagna delle eccellenze, la regione del PIL alle stelle, l’area dello sviluppo industriale italiano. L’associazione degli imprenditori ovviamente è orgogliosa e soddisfatta di questi risultati.

Chi invece non vede alcun riflesso di questa situazione paradisiaca nella propria vita quotidiana sono i lavoratori. Contratti di pochi giorni o poche settimane (che fanno salire le statistiche sul collocamento), salari da fame, assenza di diritti dagli alberghi della riviera alla logistica piacentina, un’alternanza scuola-lavoro che prepara allo sfruttamento e toglie lavoro a chi non ce l’ha… in queste condizioni, come fa la nostra gente a non sentirsi presa in giro dai ricchi?


Confindustria durante questa campagna elettorale ha invitato a discutere del futuro solo il duo B’n’B, ma non ci sentiamo esclusi per questo: sappiamo bene che tanto Borgonzoni quanto Bonaccini tutelano gli stessi interessi -quelli dei potenti- mentre noi ci siamo candidati per dare voce a quella degli sfruttati.

Abbiamo assistito a una campagna elettorale in cui quando si parla di “lavoro” tutti intendono “imprese”. No, non siamo d’accordo. Potere al Popolo crede che l’unica buona crescita per la regione, e per il paese tutto, si basi sui diritti sul lavoro e non sulla libertà per le imprese di far quel che vogliono: licenziamenti, esternalizzazioni, delocalizzazioni.. e le istituzioni intanto regalano miliardi alle grandi multinazionali, lasciandole scappar via dopo aver depredato per bene il nostro patrimonio industriale e la nostra società.

La reintroduzione dell’art. 18 dello Statuto dei lavoratori. L’introduzione del salario minimo nella legislazione italiana, per garantire la dignità minima in ogni posto di lavoro. Non sono proposte rivoluzionarie, anche se così sembrano. Sono rivendicazioni di dignità che prima, durante e dopo le elezioni noi continuiamo a sostenere con forza.

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