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Roma. Aumenta del 33% il biglietto per il Colosseo. Ma quanto va ai privati e quanto al pubblico?

Dal 1 novembre aumenterà del 33% il costo del biglietto “Basic” per visitare Colosseo, Foro Romano e Palatino, che passerà dagli attuali 12 euro a 16 euro (durata un giorno, un ingresso al Colosseo e un ingresso al Foro Romano – Palatino). Sempre da novembre arriva inoltre il biglietto “Full Experience”, che al costo di 22 euro permetterà di visitare Colosseo, arena, Foro Romano, Palatino e siti speciali collegati (Museo Palatino, Casa di Augusto, Casa di Livia, l’Aula Isiaca/loggia Mattei, Criptoportico neroniano, Santa Maria Antiqua con oratorio dei Quaranta Martiri e Rampa domizianea, Tempio di Romolo, Domus Transitoria): dura 2 giorni e prevede un ingresso al Colosseo e uno al Foro Romano-Palatino.

Da quanto risulta gli aumenti dei biglietti di ingresso nei siti archeologici o museali di livello internazionale (dal Louvre all’Acropoli di Atene, dalla Valle dei Re in Egitto agli Uffizi di Firenze) sono operativi un po’ ovunque. I turisti portano cash nelle casse spesso esangui di chi è chiamato a gestire i siti archeologici o museali. Per arrivare a Roma o a Parigi puoi anche viaggiare low cost ma se vuoi farti il selfie nei luoghi cartolina devi pagare salato.

Ma nel caso del Colosseo si apre una questione molto urticante e irrisolta. Ci risulta infatti che nel maggio del 2016, il Ministro per i Beni Culturali Franceschini, rispondendo al questione time alla Camera, aveva dichiarato che : “Abbiamo dato indicazioni alla Consip di cominciare le gare dal Colosseo e questo potrà avvenire gia dalla fine dell’estate prossima”. Il motivo? Era venuto fuori che ben il 70% degli incassi sui biglietti per il Colosseo finiva in mano ai concessionari privati e solo il 30% andava al soggetto pubblico. Ci fu un bel po’ di maretta, grazie ad una interrogazione parlamentare dell’on. Andrea Mazziotti (Scelta Civica) e ad un paio di articoli de La Repubblica e de Il Tempo. Su quanto i privati abbiano allungato le mani sui beni archeologici e artistici della Capitale,  abbiamo parlato spesso anche sul nostro giornale.

Le concessioni ai privati, avviate nel 1997, si rinnovavano automaticamente, portando soldi a società come Electa (gruppo Mondadori) e alla Coopculture che gestisce le prenotazioni online (e lo fa tutt’oggi, provare per credere). Non è dato sapere, a oggi, se e come questo sistema di sperequazione a danno del soggetto pubblico e a favore dei soggetti privati sia stato modificato come annunciato nel 2016 dal ministro Franceschini. Il turismo è una risorsa, i parchi archeologici di Roma sono una meraviglia del mondo, ma che se ne avvantaggino solo le società private non è più accettabile.

 

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