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Gli ospedali dismessi a Roma. Che ridiventino beni comuni

Fra le tante, troppe cose avvenute in questa settimana, alcune di gravità inaudite e disumane, un barlume di reazione si è avuta il 27 Giugno qui a Roma.

E’ una piccola fiammella che certamente va alimentata : per la prima volta si è tenuta un’assemblea pubblica dei rappresentanti dei  Comitati  che si occupano di recuperare 3 grandi Ospedali Pubblici dismessi quali il San Giacomo, il Forlanini e il Santa Maria della Pietà. Tre ospedali con caratteristiche diverse, chiusi da anni con motivazioni diverse e con il plauso di centro-destra e centro-sinistra, che si guardano bene dall’ascoltare i cittadini e i Comitati stessi, che spontaneamente sono sorti a difesa di un Bene Comune che deve restare Pubblico e a disposizione dei cittadini.

Il Santa Maria della Pietà, ex Ospedale psichiatrico è stato chiuso definitivamente nel 90, sebbene la legge Basaglia /legge 180, che è del 78, ne avesse previsto la chiusura ben prima. In questo caso l’ex manicomio era proprio giusto che chiudesse, perché confinare pazienti psichiatrici e non (come documentano varie testimonianze, la più illustre delle quali è quella della poetessa Alda Merini), in una struttura con carattere di detenzione, anziché di cura e riabilitazione con recupero e reintegro nella cosiddetta società civile, andava contro la legge. Tuttavia, il complesso che è dotato di un immenso parco bellissimo e di tanti fabbricati, veniva praticamente lasciato al degrado, fino a quando un manipolo di volenterosi abitanti del quadrante Nord della città, decideva che era ora di far qualcosa per il recupero di questo Bene Comune e sorgeva quindi il Comitato “ Ex Lavanderia-Si può fare” che con costanza e determinazione prendeva contatto  con  le Istituzioni per la ristrutturazione di alcuni padiglioni da destinare all’uso  socio-culturale pubblico, suscitando l’interesse di tutta la popolazione del quadrante Nord della città.

Del Forlanini, che insiste sul territorio di Monteverde- Gianicolense-Portuense, (quadrante sud-ovest)  ospedale d’eccellenza per le malattie respiratorie, veniva decretata la chiusura già nei primi anni 2000 , con il pretesto/presunto efficientamento del Servizio Sanitario Regionale. L’ospedale faceva parte del complesso San Camillo/Forlanini/Spallanzani. Tutti i servizi sono stati via via spostati al San Camillo, lo Spallanzani è diventato Istituto di riferimento Regionale per le malattie Infettive ed è un’Azienda a sé.  Il disegno di chiusura già chiaro nel 2005, si è poi completato il primo Luglio del 2015, giunta Zingaretti!  Anche qui, Comitati di cittadini nascevano spontaneamente negli anni, perché oltre a sperimentare sulla loro pelle, la riduzione dei Servizi Sanitari, che di fatto si è verificata, intuivano che ci fosse un disegno più terra-terra, ossia la vendita dell’immobile per sanare in parte il deficit  regionale. Infatti, il Forlanini è stato lasciato al degrado e all’abbandono per anni, fino a farlo diventare un ricettacolo di sbandati, che si facevano la guerra tra loro e che accumulavano rifiuti e nonostante il grido di allarme dei Comitati di quartiere, ma anche degli operatori ancora rimasti ad operare lì essendoci la Medicina Nucleare  in funzione, la Scuola infermieri, la Farmacia Centrale che rifornisce il San Camillo, il telefono Azzurro, alcuni uffici dell’Ares 118,   nessuno interveniva, fino a quando non c’è scappato il morto nel  Febbraio 2016, una povera ragazza finita in quel giro di droga e di guerra fra disperati. Solo allora il governatore faceva intervenire addirittura i militari per lo sgombero e la pulizia dei sotterranei, pieni di rifiuti di ogni tipo, dai materassi alle siringhe. Ci doveva scappare il morto, purtroppo, per attirare l’attenzione della gente e dei politici! Ma non finisce qui, a fine Dicembre 2016, con la delibera 766, il Governatore Zingaretti faceva un bel regalo di Natale ai Comitati, mettendo in vendita il Complesso del Forlanini, nonostante le proteste dei Comitati, che nel frattempo avevano indetto manifestazioni, volantinaggi, suscitato l’interesse della Stampa. Ci veniva detto che ristrutturarlo costava troppo e la soluzione migliore era la vendita (meglio  sarebbe chiamarla Svendita del Patrimonio Pubblico)!  Alcuni cittadini e il Comitato Roma XII Beni Comuni facevano ricorso al Tar, contro questa delibera, per cui nel 2017, il Forlanini veniva inserito  nella legge di Bilancio Regionale fra i beni inalienabili (verrebbe da dire ci hanno provato e gli è andata male!). Però, una sorpresa il caro Presidente ce la riservava comunque, ancora una volta, senza dare ascolto ai Comitati e pur promettendo in campagna elettorale un Tavolo Partecipato, di cui non si vede nemmeno l’ombra, se ne usciva con la brillante idea di creare “La Cittadella della Pubblica Amministrazione” all’interno del Forlanini, senza tener conto dei bisogni reali  della gente e senza tenere conto dell’impatto ambientale e di viabilità di quel territorio già martoriato dal traffico.

Per il San Giacomo, il più antico ospedale di Roma, che si trova in centro storico, nel cosiddetto tridente, il destino di chiusura si è definitivamente concluso nel Novembre del 2008. Il 3 Novembre, per la precisione, me lo ricordo bene, perché la mia postazione di 118 era proprio all’interno del San Giacomo e insieme al mio equipaggio fui fra gli ultimi ad uscire e a vedersi chiudere il portone dell’ospedale alle spalle!  Sensazione bruttissima e dolorosa, che ancora oggi, a distanza di 11 anni mi fa rabbrividire. Anche per il San Giacomo è sorto un Comitato spontaneo di cittadini e operatori sanitari a tutti i livelli, che i mesi precedenti la chiusura hanno lottato, con manifestazioni, proteste, volantinaggi, coinvolgimento di politici bipartisan, rintracciando gli eredi di colui che aveva donato quella struttura nel 1500 alla città di Roma e ai suoi abitanti, come luogo per la cura degli infermi, il Cardinal Salviati. Gli eredi esistono e sono in possesso di un testamento che dice testualmente : nel caso di cambio di destinazione d’uso, l’edificio torna di proprietà della famiglia Salviati. Ebbene quegli eredi hanno lottato insieme al Comitato, perché vogliono che sia rispettata la volontà del loro antenato, il cambio di destinazione d’uso non si può e non si deve fare.

Questa breve cronistoria per spiegare le ragioni dei vari Comitati , che hanno deciso di portare avanti le loro istanze, fino a quando il seme della ragione non sarà instillato alla politica politicante, e forse, unendo le forze e agendo all’unisono si potrà avere un qualche risultato.

Per il Santa Maria della Pietà si chiede l’uso socio-culturale, mentre la Regione ne vuole fare un polo sanitario, prevalentemente psichiatrico, come se i luoghi della memoria non contassero nulla!

Per il Forlanini se ne chiede l’uso socio-sanitario (con una RSA, una Casa della Salute, un Consultorio, con annesso Centro antiviolenza , il ripristino del Parco , del Museo , dei 2 Teatri per i giovani, lo spostamento della Circoscrizione col recupero degli affitti passivi, della direzione 118 sempre con  recupero degli affitti passivi ) e la Regione, sfumata l’idea di venderlo,  ci vuole fare la Cittadella della Pubblica Amministrazione!

Per il San Giacomo, il Comitato ne chiede la riapertura come Ospedale, visto che quella era la destinazione d’uso. Ospedale che aveva circa 27.000 accessi l’anno, con poli di eccellenza per l’Ortopedia e la Rianimazione, e che garantiva non solo i residenti “benestanti” come qualcuno vuole far credere, ma tutti i lavoratori che ogni giorno si spostano dalla periferia al centro, tutti i turisti e quartieri come il Villaggio Olimpico, non proprio di benestanti !  Senza contare che l’assenza di un ospedale in quella zona ha sovraccaricato di richieste sanitarie, spesso incongrue per un DEA di II/III livello quale è il Policlinico Umberto I, già oberato di suo,  e l’Ospedale Santo Spirito (Dea di I livello).  E invece la Regione che ci vuole fare? Venderlo e/o darlo in gestione ad imprese per creare un Centro Residenziale (di lusso) per anziani, con annesso centro Fitness e centro commerciale, secondo notizie trapelate dai giornali. Insomma i Comitati dei 3 Beni Pubblici dismessi hanno fatto questa prima riunione, per trovare le strade da percorrere insieme, se necessario interpellando non solo le forze politiche, ma anche il TAR, la Corte dei Conti, il Mef, il Mibact e sono determinati ad andare avanti. L’unione fa la forza!

*medico, tavolo sanità di Potere al Popolo

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1 Commento


  • Laura Rita Santoro

    Nel caso del san Giacomo, che svuotarono comunque, dicono esistano dei vincoli, dettati da chi donò la struttura, illo tempore. Se non più ospedale, era scritto deve tornare agli eredi.

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