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“A Mammagialla detenuti pestati e maltrattati: a uno bruciati pure i piedi”

Uno “schema di maltrattamenti inflitti deliberatamente” ai detenuti nel carcere di Viterbo. Lo scrive il Cpt, il comitato antitortura del Consiglio d’Europa, nel rapporto sulla visita condotta in Italia lo scorso marzo per valutare le misure d’isolamento imposte ai carcerati.

Il Cpt segnala il caso di un’ispettrice femminile del carcere di Mammagialla che avrebbe bruciato le dita dei piedi con un accendino per accertare se un detenuto al 41 bis stesse fingendo uno stato catatonico.

Ma i maltrattamenti denunciati e raccolti dal Cpt non finiscono qui. Il 26 gennaio 2019, un gruppo di sette ufficiali del Gom sarebbe entrato nella cella di un carcerato e, dotati di equipaggiamento, l’avrebbero pestato. Preso a pugni verosimilmente per fargli dire come era riuscito a far entrare a Mammagialla un cellulare trovato nella sua cella.

Sempre a Viterbo, un detenuto ha affermato che il 30 dicembre 2018, dopo un alterco verbale con un agente il quale lo avrebbe fatto inciampar, lo stesso agente gli avrebbe inferto dei colpi in faccia con una chiave di metallo della porta e lo avrebbe preso a calci.

Il commento di Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone. “Quello che emerge nel report è una situazione che denunciamo da diverso tempo e che abbiamo avuto modo di segnalare anche al Cpt, incontrato da noi durante la loro visita. La spinta riformatrice post sentenza Torreggiani si è fermata e questo ha prodotto e sta producendo un peggioramento delle condizioni di detenzione, con situazioni gravi sulle quali chi ha responsabilità politiche dovrebbe intervenire con urgenza”.

Questi casi di violenze – sottolinea ancora Gonnella – erano stati oggetto di esposti da parte della nostra associazione. A maggior ragione dopo la pubblicazione del rapporto del Cpt, auspichiamo che ci sia una accelerazione sia nell’indagine amministrativa che in quella penale. Sarebbe anche importante che arrivasse il segnale esplicito da parte del governo intorno all’assoluto e categorico divieto di uso arbitrario della forza. Sappiamo che questi episodi non accadono dappertutto e dunque, a maggior ragione, è possibile un’opera di prevenzione. Nel rapporto si legge come, tra gennaio 2017 e giugno 2019, il numero di agenti sottoposti a procedimento disciplinare per fatti di maltrattamenti sia pari a undici unità. 52 sono invece coloro che sono sottoposti a procedimento penale. La maggior parte di questi fatti è ancora pendente dinanzi alla magistratura”.

Fonte: TusciaWeb

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