Menu

Ventimiglia. Processo farsa a Rosella, sentenza già scritta

La Legge è di classe e dietro le sbarre ci stanno i trasgressori di questa legge. Il diritto alla difesa è una conquista dei proletari, giacché loro e soltanto loro si sono trovati nella necessità di doversi difendere”.
Avv. Edoardo Arnaldi

Il 20 aprile si è giunti a sentenza nel processo che vedeva coinvolta Rosella Dominici, rea di aver dato del “Bastardo”, su Facebook, al sindaco di Ventimiglia la sera dello sgombero del presidio No-Borders dei Balzi Rossi, il 30 settembre 2015.
Ovviamente la sentenza è stata di condanna: non ci aspettavamo nulla di diverso.
La storia ci ha purtroppo insegnato che le aule di tribunale non sono un “territorio neutrale” nell’eterna sfida tra rivoluzione e restaurazione, tra solidarietà e oppressione, tra aspirazioni libertarie e repressione.
Non è certamente nelle aule dei tribunali che ricerchiamo la verità o la giustizia, possiamo solo difenderci, o meglio, cercare di difenderci e, per quanto possibile, minimizzare il danno…
Il processo a Rosella è stato un processo politico che si inserisce nella strategia ben collaudata di impedire ogni forma di dissenso, ogni forma di antagonismo.
Ogni voce fuori dal coro, ogni espressione non omologabile passa al setaccio poliziesco… una imponente profusione di risorse, mezzi tecnologici e uomini, viene impiegata per scandagliare, “vivisezionare” ogni atto. ogni gesto, ogni parola… la Prevenzione…
Ore di registrazioni video, migliaia di fotografie, registrazioni audio, intercettazioni e registrazioni telefoniche per individuare il responsabile di una “pernacchia”, uno “sberleffo”, una frase irridente… un pericoloso antagonista a cavallo di una bicicletta o armato di carta igienica.
Arriva quindi il momento della Repressione poliziesca e giudiziaria: fermi, identificazione, fogli di via, avvisi orali di pericolosità sociale, decreti penali di condanna… e se non basta, ci sono i tribunali.
Eravamo ben consci di tutto ciò, di come si articolano i dispositivi di controllo e repressione e di come i tribunali, con le loro dinamiche e sentenze, si inseriscano in questo ben collaudato meccanismo. Nonostante ciò, non accettando la soluzione privata dell’accordo, abbiamo cercato di ricondurre in sede processuale la vicenda di Rosella al suo significato politico, contestualizzandola agli eventi di quel periodo, alla tristemente famosa “Ordinanza sul cibo” e alla violenza dello sgombero del presidio No-Border dei Balzi Rossi.
Abbiamo voluto insomma riproporre anche in quella sede la nostra narrazione, fatta di accoglienza, di solidarietà e condivisione, di mutualismo, che ovviamente è antagonista e irriducibile a quella “tossica”, mainstream, i cui cardini poggiano sulla militarizzazione del territorio, sul controllo poliziesco, l’enfatizzazione del “nemico” e la moltiplicazione dei “confini”, su una cultura “nativista” e profondamente razzista.
NOI SIAMO ALTRO… la lotta di Rosella è la nostra lotta e non sarà certo la sentenza di un tribunale a condizionarci, a far venir meno quei meccanismi di SOLIDARIETÀ che ci caratterizzano e contraddistinguono.
Da oggi inizieremo una campagna di informazione e di raccolta fondi per costituire una “Cassa di Solidarietà” con cui far fronte alle spese per gli innumerevoli processi e provvedimenti con cui hanno sommerso i compagni per zittire ogni voce fuori dal coro, per impedire qualsiasi dissenso.

WE ARE NOT GOING BACK!!!!

Solidali del Ponente

IBAN per versamenti:
IT25Q0760105138212013512019

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *