Menu

Ancona. No alla presenza di Casapound in città!

La notizia dell’apertura di una sede di CasaPound nel capoluogo della nostra Regione può farci accapponare la pelle, arrabbiare, disgustarci, ma di certo non può stupirci.

Lo sdoganamento della presenza dei fascisti nelle Marche non inizia oggi, ma parte da lontano, da quei pestaggi e accoltellamenti ad opera dei boneheads che insanguinarono la provincia di Pesaro-Urbino dieci anni fa, dalle aggressioni a sfondo politico di Senigallia, Ascoli, Pesaro, Fabriano, dalle svastiche disegnate sulle lapidi dei partigiani al cimitero di Tavernelle in Ancona, dalla libreria di uno spazio sociale data alle fiamme a Fano, fino ad arrivare ai fatti più recenti: l’omicidio di Emmanuel Chidi a Fermo e la tentata strage di cittadini di colore a Macerata, entrambi compiuti da soggetti, Amedeo Mancini e Luca Traini, ritenuti vicini a CasaPound.

Dobbiamo però, come convinti militanti antifascisti, fare i conti con la realtà e constatare che, nonostante non abbiano rinunciato al fascismo di strada e alle azioni squadriste, la strategia mediatica di CasaPound oggi è radicalmente cambiata, avendo trovato in Simone Di Stefano il leader detentore di una presunta verginità rigenerata, che ha permesso ai “fascisti del terzo millennio” di presentarsi come interlocutori accettabili agli occhi delle istituzioni e, grazie ad un’attività di mutualismo puramente strumentale alla loro propaganda xenofoba e nostalgica, anche alle classi popolari.

Classi popolari che, vessate dalle politiche neoliberiste di macelleria sociale messe in campo negli ultimi anni dai governi di centrosinistra su ordine dell’oligarchia europea, vivono con insofferenza gli appelli all’antifascismo di testimonianza a difesa dei principi costituzionali, e guardano invece con manifesta simpatia a quei soggetti politici che gli permettono di scaricare il loro legittimo malcontento verso un nemico di facile identificazione, come il migrante o il povero.

Ancora una volta, insomma, i fascisti fungono da cani da guardia a difesa del capitalismo, tentando di indirizzare la rabbia del nostro blocco sociale verso il basso e non verso l’alto, cioè verso i veri responsabili del disagio sociale: padroni, banchieri e grandi interessi finanziari, di cui l’Unione Europea è, secondo noi, la massima espressione.

C’è bisogno quindi di munirsi di strumenti inediti nella lotta a questa nuova immagine che CasaPound dà di sè, per ribaltare la narrazione che cerca di far passare i picchiatori fascisti per dei competitor politici da accettare in un confronto democratico, per praticare un antifascismo che non sia quello di facciata ostentato dal Partito Democratico e dal suo blocco di potere, che promuove iniziative in memoria della Resistenza e dei partigiani, e allo stesso tempo concede spazi ai fascisti per la loro becera propaganda, e che fa arrestare i compagni che praticano antifascismo militante.

Per questo raccogliamo l’appello dei compagni che si stanno muovendo in tutta la Regione per organizzare una mobilitazione sociale all’apertura della sede di CasaPound in Ancona e parteciperemo alla manifestazione indetta per sabato 6 Ottobre (appuntamento alle ore 17.00 in Piazza del Crocifisso / Ancona).

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *