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Sardegna. La nostra terra non sarà mai una discarica coloniale!

Giusto pochi giorni fa è stata presentata la classifica di Legambiente sul riciclo dei rifiuti e si scopre che la Sardegna nel 2018 si è attestata sesta tra le regioni più virtuose dello Stato italiano. La raccolta differenziata l’anno scorso ha raggiunto quasi il 67%, ben oltre quindi il 65% richiesto dalla normativa statale, incrementando di ben 4 punti percentuale il risultato del 2017.

E la differenziata poi non è solo quantitativamente interessante, ma lo è anche dal punto di vista della partecipazione complessiva: su 377 comuni totali, sono 341 quelli che superano la soglia del 65%, e di questi circa la metà superano il 75% di differenziata, fattore che indica una coscienza molto diffusa e capillare del rispetto ambientale.

La maggior parte dei comuni virtuosi sono concentrati nelle zone interne, ma bisogna considerare che i comuni costieri hanno da gestire i rifiuti di decine di migliaia di turisti stagionali che non sempre hanno la stessa virtuosità ambientale dei Sardi. Tuttavia ci sono lodevolissime eccezioni, come i 21 comuni costieri che, nonostante il flusso turistico, riescono a raggiungere comunque una differenziata del 75%, con in vetta il comune di Orosei che raggiunge addirittura l’88,4 per cento di differenziata.

In questo quadro positivo e quasi idilliaco risuonano particolarmente inquietanti le ultime notizie che arrivano dal Lazio.
Il prossimo 15 gennaio infatti chiuderà da discarica di Colleferro e Roma entrerà in emergenza igienico sanitaria. L’azienda municipalizzata per lo smaltimento dei rifiuti, l’Ama, ha già annunciato che sta già studiando diverse alternative, tra cui l’invio in Sardegna di montagne di rifiuti che si accumulano per le strade della capitale italiana.

Per questo motivo l’Ama, oltre a prolungare gli accordi con Marche e Abruzzo (a cui conferisce già circa 30mila tonnellate di rifiuti indifferenziati) ha chiesto alla regione Lazio di stipulare urgentemente accordi con la Sardegna per l’invio di rifiuti in impianti presenti nell’isola.

Queste voci confermano pienamente i timori e i ripetuti allarmi che Liberu negli anni scorsi aveva lanciato rispetto alle politiche di ampliamento degli inceneritori sardi.

In più occasioni infatti Liberu aveva denunciato pubblicamente che, stante la crescita costante del riciclo da parte dei comuni della Sardegna, con conseguente diminuzione di rifiuto secco da incenerire, l’unica spiegazione per le politiche di aumento abnorme degli inceneritori doveva essere quello di accogliere centinaia di migliaia di tonnellate di spazzatura italiana.

A suo tempo qualcuno parlò di allarmismo ingiustificato: ora tutto lascia presagire che avessimo pienamente ragione.

Così mentre il popolo sardo avanza nel percorso virtuoso di differenziazione dei rifiuti e di protezione dell’ambiente e della salute, la politica italiana – in accordo con i suoi tentacoli sardi – già da tempo pianificava l’invio di rifiuti da trasformare in aerosol cancerogeni per la nostra gente.

Come già ai tempi della munnezza napoletana, anche questa volta, magari canticchiando “Fatece largo che passamo noi…”, pretenderanno di scaricare il frutto del loro malgoverno e del loro menefreghismo sul nostro popolo appellandosi alla cosiddetta “solidarietà nazionale”.

Quella famosa solidarietà a cui si richiamano solo quando c’è da dividere rifiuti e spese, ma che dimenticano sempre quando si tratta di investimenti, infrastrutture, servizi, ripartizione di servitù militari, lavoro, restituzione di beni culturali o anche solo cessazione delle continue ruberie alle nostre casse regionali.

Davanti a questi ipocriti richiami a una grottesca “solidarietà nazionale” chiamiamo tutto il Popolo Sardo a fare fronte comune, opponendo a questo ennesimo sopruso coloniale le ragioni della nostra dignità nazionale.

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