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Catania. Mobilitazione per la liberazione di Ale, prigioniero ad Amburgo da tre mesi

Dopo tre mesi, ci sono ancora cittadini, compagni italiani, prigionieri nelle carceri di Amburgo, colpevoli di aver dimostrato contro il G20. Fra questi anche due catanesi, Orazio e Ale, due giovani compagni militanti. Orazio, da pochi giorni, è stato scarcerato ed è tornato subito a Catania. Presso il Centro Sociale Liotru un centinaio di compagn* ha sfidato la pioggia battente per riabbracciarlo: “Dopo 3 mesi di prigionia nelle carceri tedesche – si legge in una nota del Liotru – Orazio ritorna nelle nostre strade. Aspettando Alessandro, il cui processo si terrà a fine ottobre, ci siamo concessi qualche abbraccio e qualche sorriso. Una festa! Una festa per noi, una festa per la Catania antagonista”.

https://www.facebook.com/centrosocialeliotru/videos/1112254452239303/

Da mesi – si legge in un comunicato della Comunità Resistente Piazzetta – gridiamo libertà per gli arrestati di Amburgo: quasi tutti sono stati rilasciati, dopo processi e grosse spese economiche. Anche Orazio, militante catanese, è stato liberato ed accolto da tanti compagni e tante compagne al Centro Sociale Liotru. Ale invece, nostro amico, fratello, compagno, è ancora arrestato. Avrà il processo giorno 25 ottobre. Dobbiamo ancora sostenerlo ed abbiamo necessariamente bisogno dell’aiuto di tutti! Venerdì 6 ottobre, in Piazzetta, alle ore 20.00 ci sarà una cena popolare, musica, momenti hip hop; ma la cosa più importante è che potrete contribuire con 2€ (se sono di più meglio ancora) acquistando un biglietto della lotteria che stiamo facendo per Ale, ma anche per Orazio, perchè, nonostante sia in stato di libertà, i processi, i viaggi e tutte le altre spese hanno avuto un costo parecchio elevato”.

https://www.facebook.com/events/931954603622520/

#AleLibero

Claudia Urzì, del Coordinamento nazionale USB Scuola, esprimendo la contentezza per la liberazione di Orazio, “in attesa della liberazione di Ale e di tutti gli altri compagni ancora incarcerati in Germania”, ricorda che “in occasione del presidio davanti alla prefettura di Catania per chiedere la liberazione delle compagne e dei compagni arrestati ad Amburgo in occasione delle proteste contro il G20, nonostante il presidio fosse autorizzato, la prefetta si è rifiuta d’incontrare la delegazione del presidio. Un gesto gravissimo, senza alcuna spiegazione ufficiale, ma solo un “no” giunto attraverso la Digos. E, quel pomeriggio, invece, d’incontrare la nostra delegazione, le istituzioni hanno fanno arrivare i celerini. La decisione della prefetta di Catania è stata sconcertante, ma non è stata una sorpresa. Non è un caso limite!”.

Da Amburgo a Catania a Barcellona – conclude la compagna – chiari elementi polizieschi causano la sospensione dello stato di diritto e il divieto preventivo a manifestare, elementi che evidenziano la rappresentazione oligarchica di una Unione Europea separata dai cittadini e che tratta il dissenso schierando agenti, eserciti e mezzi corazzati come in una guerra civile”.

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