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Catania. Liceo Galilei in lotta, la preside chiama, la Digos indaga

C’è un’indagine in corso da parte della Questura e della DIGOS sui fatti relativi al 19 dicembre, data dell’occupazione-mai-avvenuta del Liceo scientifico “Galileo Galilei” da parte delle studentesse e degli studenti.

Eppure, la preside, dimenticando di avvisare la NATO, ha inviato il documento che segue:

” LICEO SC.St. “GALILEO GALILEI” CT

Prot- 0015878 – 19/12/2017

A: Prefetto di Catania

Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale per la Sicilia

Dirigente dell’Ufficio VII Ambito territoriale per la Provincia di Catania

Dirigente DIGOS di Catania

Questore di Catania

Procura della Repubblica di Catania

Oggetto: Comunicazione occupazione studentesca del locali scolastici

Si comunica che in data odierna gli studenti di questa Istituzione scolastica hanno messo in atto l’azione di occupazione dei locali scolastici nonostante siano stati con chiarezza informati sulla gravità dell’azione messa in atto la quale, al verificarsi delle condizioni previste e descritte dal codice penale rispettivamente agli artt. 331 e 633, avrebbe integrato gli estremi di almeno due reati: interruzione di pubblico servizio ed occupazione di edificio pubblico.

Si è precisato, inoltre, che in questa prospettiva si inseriva anche la responsabilità dei genitori, esercenti la patria potestà, per i comportamenti messi in atto dagli alunni minorenni.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO

(Prof.ssa Gabriella Chisari) “.

Al di là della gravità del contenuto della lettera della preside, è necessario capire cosa è successo martedì 19 dicembre.

Lunedì 18 dicembre, nell’aula magna del liceo, si svolge un’assemblea d’istituto, senza obbligo di frequenza, con la presenza di circa 350 fra studentesse e studenti. L’assemblea fa seguito alle richieste del comitato studentesco in sede di consiglio d’Istituto della concessione delle aule autogestiste pomeridiane e dell’accesso ai verbali di consiglio di dipartimento e di effettuare raccolte firme senza l’autorizzazione del dirigente scolastico. Non ricevendo risposte, l’assemblea di lunedì 19 ha deciso, quasi all’unanimità, per l’occupazione.

Alle 18,30, dopo essersi incontrati nei pressi di un locale vicino alla scuola, non meno di 500 fra studentesse e studenti si sono ritrovati davanti all’istituto. Ovviamente, 500 persone in una strada creano un blocco, che ha riguardato anche il cancello della scuola, da qui l’accusa, riportata anche da alcuni giornali locali, dei professori bloccati dentro la scuola, anzi “sequestrati”: “Non abbiamo sequestrato nessuno – dicono degli studenti – È voluta entrare una macchina della Digos. I ragazzi hanno fatto un cordone per impedirlo, ma alla fine però si sono spostati”. Non ha fatto seguito nessuna occupazione, per alcune ore la protesta è continuata sempre fuori dalla scuola.

Martedì 19 dicembre: In mattinata, nel cortile della scuola, il comitato studentesco ha convocato un’assemblea. Ma nessuno è potuto entrare a scuola: l’ingresso principale bloccato dalla polizia, gli ingressi secondari bloccati con i catenacci.

Scuola bloccata anche per la stampa: a chi scrive è stato chiuso il telefono in faccia e a delle giornaliste, che volevano incontrare la preside, è stato impedito di entrare in una scuola pubblica.

L’intervento dell’USB Scuola Catania. L’USB Scuola Catania, con un comunicato, ha sottolineato che “gli studenti in lotta del liceo Galileo Galilei sono stati criminalizzati dalla scuola e messi sotto controllo da polizia e carabinieri, senza aver commesso alcuna tipologia di reato”.

“L’USB Scuola Catania, esprimendo la propria solidarietà alle giuste richieste avanzate dalle studentesse e dagli studenti, condanna la criminalizzazione delle lotte studentesche, la disinformazione in atto su queste lotte e il silenzio degli organi istituzionali a cui il movimento studentesco ha posto le proprie documentate richieste”.

La “Buona scuola”, insomma, riduce sempre di più gli spazi di democrazia, con la polizia che arriva a bloccare, dopo una richiesta della preside, il cancello d’ingresso di una scuola pubblica statale.

 

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