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Catania. Scuola, esiliati in piazza: “Costretti ancora a rimanere al nord”

Mentre la città, fra mille contraddizioni, si appresta ai festeggiamenti per l’anno nuovo che sta arrivando, ieri, circa 300 docenti sicilian*, deportat* al nord dalla 107 del governo Renzi, hanno dato vita ad una manifestazione organizzata da diversi comitati scuola (#comitatononsisvuotailsud, Nastrini Liberi Sicilia, Nastrini Rossi Sicilia, Tic Tac Mondo Scuola, Comitato 8000 esiliati di fase B, Comitato Spontaneo Docenti di Ragusa, Comitato Docenti Immobilizzati Siciliani Ante 2015), dando vita ad un corteo che da piazza dell’Università ha raggiunto la Prefettura, dove una delegazione è stata ricevuta dal viceprefetto.

Quello che segue è il comunicato integrale, a firma dei comitati scuola, diffuso subito dopo la manifestazione:

“A tre anni scolastici dalla famigerata assunzione straordinaria, ancora il boom di insegnanti allo sbaraglio non si è arrestato: un’emorragia sociale e umana, economica e di affetti lacerati, che produce effetti devastanti nella vita dei docenti esiliati al Nord dalla 107. Pertanto, nella giornata del 28 dicembre 2017, i Comitati Scuola si sono ritrovati in Via Etnea a Catania, per continuare a manifestare il dissenso nei riguardi di un Legge che smentisce se stessa, non avendo di fatto prodotto stabilità nella vita lavorativa degli insegnanti meridionali, anzi ne ha rafforzato la precarietà, costringendo persone non più giovanissime a staccarsi dai propri nuclei familiari, per svolgere il  proprio lavoro al Nord, in sedi di titolarità difficili da raggiungere. Così, in mezzo a un clima di festa natalizia, un corposo numero di maestre e professori, accompagnati dai parenti, hanno sfilato da Piazza Università fino alla sede della Prefettura, in cui una delegazione è stata ricevuta dal vice prefetto, Dott. Fichera.

I delegati hanno esposto i punti salienti della Riforma, del suo fallimento e dell’improponibile vita affrontata dagli esiliati, oramai allo stremo emotivo ed economico. Infatti, quando si parla di Buona Scuola, proprio per la sua accezione migliorativa, il comparto avrebbe dovuto subire uno sviluppo dell’Offerta Formativa, aggregandovi insegnanti “di lungo corso”, a cui era dovuta una stabilizzazione nella provincia di residenza e in cui era stato svolto un sevizio, di gran lunga superiore a 36 mesi. Stranamente, invece, un Ministero schizofrenico li ha preferiti alle nuove leve, con cui doveva esserci una spartizione equa dei posti ai fini dell’assunzione. Ma le stranezze non sono finite, infatti, mentre in fase C gli idonei del concorso 2012 hanno scavalcato i precari storici delle GAE, in fase B i vincitori hanno subito lo stesso trattamento dei colleghi GAE, finendo a migliaia di chilometri di distanza. E ancora, in sede di mobilità, avvenuta con l’ausilio di un algoritmo fallace, nessun docente ha potuto soddisfare la propria richiesta di avvicinamento; anche i colleghi immessi ante 2015, che hanno provato ad avvicinarsi a casa, non hanno  potuto perché intrappolati dagli errori dell’algoritmo.
Un danno permanente, quindi, quello subito dagli insegnanti, a cui il Ministero non vuole porre rimedio.

Al danno si aggiunge la beffa: si continuano a bandire nuovi concorsi, senza tenere in considerazione che la mobilità ha precedenza sulle assunzioni. Anche il vice prefetto, infatti, ha affermato che gli organici della pubblica amministrazione ruotano intorno ai trasferimenti e non attorno ai concorsi.

Manca la tutela nei confronti dei lavoratori a tempo indeterminato della scuola, perché il mondo sindacale è cieco e sordo: gli si negano diritti sanciti dalle Leggi del Comparto e dalla stessa Costituzione.

La folla dei docenti che ha macchiato la Via Etnea di rabbia, collera e sconforto, ha consegnato, attraverso i delegati, una lettera al Prefetto che si è impegnato a farla pervenire al MIUR. Nei prossimi giorni altre piazze si uniranno a quella siciliana, perché la memoria storica di un evento, apparentemente corretto agli occhi di una società massacrata dalla crisi economica e da un tasso di disoccupazione giovanile altissimo, non possa trasformare tutti gli insegnanti attualmente al Nord, in fantasmi, dimenticati per l’assenza di attenzione da parte delle Istituzioni.

I comitati Uniti, infatti, cercano un dialogo con le forze sindacali e la Buona Politica, per intrattenere e tessere discorsi al fine di smussare le storture della107, che ha denigrato tutti i lavoratori della scuola, rendendoli precari di ruolo ”.

– Cangemi (PCI): “E’ necessario un movimento di lotta unitario, e non la guerra tra i poveri”.

Sulla manifestazione abbiamo raccolto la dichiarazione di Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del Partito comunista Italiano: “Deportati e guerre tra poveri, l’infinito dramma della “Buona scuola”. Sosteniamo la giusta protesta degli insegnanti, costretti dalla sciagurato riforma renziana della scuola a scegliere lontani sedi al nord e che non riescono a trovare la possibilità di tornare nelle proprie terre.
Sono storie di lunghi anni precarietà e di sacrifici, sono le storie di una scuola del sud tradita e abbandonata.
E’ necessario un movimento di lotta unitario, che rifiutando la guerra tra i poveri che il governo cerca sempre di riaccendere, imponga la fine delle penalizzazioni della scuola nelle regioni meridionali. Tempo pieno e prolungato, sostegno, ridefinizione degli organici: intervenendo su queste questioni si potrebbe risolvere il problema drammatico di coloro che vogliono tornare ad insegnare al Sud, senza colpire nessuno e anzi aprendo ulteriori spazi occupazionali. Solo una politica scolastica assurda, come quella dei governi Renzi e Gentiloni, può negare questi obiettivi. Questa politica va sconfitta”.

– USB SCUOLA CATANIA : “CGIL, CISL, UIL e SNALS COMPLICI DELLE POLITICHE MACELLERIA DI CONTRO LA SCUOLA”.

– Con una nota, in merito alla manifestazione di ieri, l’USB SCUOLA CATANIA evidenzia il ruolo del sindacato giallo nella disunità fra le lavoratrici e i lavoratori della scuola pubblica statale: “Cgil, Cisl, Uil e Snals firmano lo stesso contratto sulla mobilità dell’anno scorso, dimostrando come sempre di essere la vera stampella del Governo PD da tre anni.
Un vecchio contratto che determinerà, nuovamente, l’esodo lavorativo di tantissimi lavoratori, costretti a chilometri di distanza da casa grazie alla “Buona scuola” voluta da Renzi e votata dal Partito Democratico.
Come abbiamo spiegato nelle nostre assemblee sindacali e nei diversi comunicati dello scorso anno scolastico, il problema della mancata mobilità per molti è il frutto della scelta politica di non trasformare tutto l’organico di fatto in organico di diritto permettendo un sensibile aumento dei posti sia per la mobilità sia per le assunzioni.
I circa 18mila posti convertiti quest’anno sono nulla rispetto alle 100mila supplenze che ogni anno vengono assegnate ai docenti precari e ai 20mila posti in deroga che ogni anno sono assegnati al sostegno nel Sud Italia.
Le risorse stanziate nel Documento di economia e finanza sono ridicole e non possono soddisfare le richieste dei lavoratori e il fabbisogno delle scuole, in termini di organici e tempo pieno. Non dire la verità, non battersi per unire i lavoratori e contrastare le politiche di macelleria della scuola statale di questo governo agli sgoccioli, significa solo dichiarare la propria complicità”.

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