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La Firenze “vetrina” è piuttosto appannata

Una lettera aperta al sindaco di Firenze, Nardella

Firenze Città d’Arte, Patrimonio dell’Umanità, Culla dell’Artigianato di qualità, Capitale della Cultura, Città del Fiore, Ombelico del Mondo… sì, sì… intanto però, gentile Sindaco, questo che le documentiamo è lo stato effettivo dell’arte (con la minuscola), in Oltrarno. Limitiamoci alla viabilità e a quattro-cinque strade campione, compresa quella che passa su un ponte dedicato alla famiglia patrona della Chiesa di Ognissanti, che dette i natali a quell’Amerigo che a sua volta dette il nome al Nuovo Continente.

Guardi un po’ gli scatti che le alleghiamo. Qui non è solo questione di sicurezza stradale (forse sarebbe meglio dire: di certezza dell’insicurezza). Qui, ancor prima, è questione di rispetto. Rispetto innanzitutto di chi abita Firenze da generazioni. Rispetto delle donne e degli uomini che ce l’hanno consegnata, delle tradizioni che l’hanno costruita e costituita, dei valori storici ed estetici che l’hanno modellata nei secoli passati.

In una via di San Frediano, oggi probabilmente la più ‘sgarrupata’ di Firenze, qualche giorno fa un’anziana residente così commentava, indignata, questo degrado: “O che si può viver così? Io ho una fotografia del ’57: c’era una strada limpidissima! E’ stata fatta con gli scalpelli e con tutto quanto… San Frediano è stato sempre una bellezza: e dire che prima c’era più miseria!”.

Noi crediamo che dovrebbe far riflettere, quest’ultima osservazione. La cosiddetta modernità (quella modernità di cui mena vanto tanta stucchevole retorica dei nostri tempi) sa forse essere all’altezza delle esigenze della popolazione, inclusa la sua domanda sempre più consapevole di tutela della memoria, della cultura e della bellezza? Su queste strade, Sindaco, ci si fa male a pedalare, a camminare, ma forse ancor più a guardare… sì, perché fa male agli occhi guardarsi intorno, e scoprire nello stesso Oltrarno del Brunelleschi, di Masaccio e di Michelangelo tanto trionfo del brutto, dell’incuria, dell’abbandono. Europa, forse?

Basterebbe la centesima parte dei fiumi di denaro pubblico che si stanno buttando via in quella pantomima inconcludente che è il progetto di bucare pericolosamente Firenze da est a ovest (dopo i tanti danni permanenti in Mugello) per farci passare due (2!) binari TAV (non era stato lei stesso, l’anno scorso, a proporre un radicale ripensamento sulla stazione?) per far fronte alle tante esigenze concrete e quotidiane della città, e alle aspettative dei suoi visitatori. Ma ci vorrebbe un vero cambio di verso, etico e culturale. E non solo a parole.

Magari non servirà a nulla. Però tornare a rammentarlo potrebbe una volta tanto funzionare… Ecco perché ci riproviamo, e le proponiamo queste immagini. Solo una parte, peraltro, di quelle che documenterebbero a pieno le condizioni del fondo stradale in Oltrarno: pietre scheggiate, sconnesse, frantumate, semoventi, e orribili toppe in asfalto.

Al netto del lato sinistro, occupato fino all’ultimo centimetro dalle macchine e dagli scooter in sosta, affacciati su un marciapiedi minimale dove a volte diventa avventuroso inoltrarsi, via San Giovanni ha raggiunto forse il record dell’abbandono.

Non va molto meglio in via Camaldoli, o in via Sant’Onofrio, o in via Lungo le Mura di Santa Rosa, o in via Giano della Bella. Ma qualcosa del genere si trova anche in pieno centro, per esempio in Via Cerretani, davanti a Feltrinelli.

Sul Ponte Vespucci, poi, l’accurata posa ad arco dei sampietrini diviene sempre meno leggibile, via via che i cubetti saltati dal fondo stradale si disseminano sulla carreggiata lasciando buche e buchette, che nel migliore dei casi vengono tappate con bitume. Restituendo anche qui un’immagine della città, e della sua cultura della manutenzione, che non ha bisogno di commenti.

Insomma, caro Sindaco, sembra proprio che, per far spazio alle ‘magnifiche sorti e progressive’, siamo invece alla frutta nell’essenziale.

Nelle ultime settimane, decine e decine e decine di esemplari del patrimonio arboreo adulto della città sono stati eliminati, senza spiegare, senza condividere. E uno si domanda: forse si potevano potare, piuttosto, almeno in parte? O il problema è che per questo tipo di interventi manutentivi non si riescono a stanziare le risorse necessarie, e il numero necessario di giardinieri?

Un altro cruccio recentissimo. Il manufatto che Fernand Braudel ha definito, visitandole, “il maggior impianto industriale dell’Europa pre-industriale”, le Gualchiere di Remole, sono state messe all’asta a giugno dal Comune di Firenze, che ne è proprietario. Eppure in quegli stessi giorni si leggeva in rete una lettera che Lei, signor Sindaco, inviava al Principe Carlo d’Inghilterra dopo averlo incontrato alcune settimane prima, nei giorni del G7 della Cultura a Firenze (o la foto, qui in allegato, era un fake?). Il primo cittadino scriveva al Principe di Galles: “Le sono estremamente grato per la splendida opportunità che Lei mi offre, in quanto sindaco di Firenze, di evidenziare l’importanza delle prestigiose Gualchiere di Remole”! E aggiungeva: “Suggerirei di procedere alla costituzione di un comitato tecnico, una sorta di task force, per cominciare a collaborare all’individuazione di soluzioni praticabili per quelle Gualchiere”. Infine: “La informo che intendo partecipare personalmente a questo comitato, e che anche il mio Capo Gabinetto è coinvolto”. Uno si domanda, allora: ma il Sindaco di Firenze non era a conoscenza del fatto che, per fare cassa, l’Amministrazione pubblica da lui diretta metteva contemporaneamente all’asta (e meno male che è andata deserta!) un gioiello così raro?

Vogliamo citare un ultimo caso deplorevole? Condannata all’eutanasia la più ricca biblioteca scolastica della regione, quella dell’ITI “Leonardo da Vinci”, un patrimonio forte di oltre 38000 volumi e di un Fondo ottocentesco (2702 opere), un valore storico accumulato e curato nel corso di decenni, del quale si avvale l’intera cittadinanza: inglobata nel circuito del Sistema Documentario Integrato dell’Area Fiorentina, permette infatti di far accedere al patrimonio librario anche la cittadinanza. Una rarità, è stato scritto, fra le altre istituzioni bibliotecarie, grazie appunto al suo duplice ruolo di biblioteca scolastica e di biblioteca aperta al territorio. Ebbene, è stato annunciato che resterà aperta – grottescamente – un (1!) giorno alla settimana, per il semplice fatto che una delle due bibliotecarie va in pensione…! Sarebbe questo il modo più efficace di tutelare e promuovere la formazione dei giovani e la curiosità degli studiosi? E di rispettare gli intenti di coloro che, istituendola, scrissero: “La nostra biblioteca è fondata per educare, per formare delle anime generose, dei buoni cittadini” (Pietro Dazzi, Società delle scuole del popolo di Firenze, Firenze, Barbera, 1897)?  Persino un appello sottoscritto a primavera dalle realtà culturali del territorio, come il circolo Sms di Rifredi, l’Sms di Peretola, il Circolo Le Panche e la Casa del Popolo di Castello, sembra essere rimasto inascoltato!

Dalla cabina di regia di una città cara al mondo ci si aspetterebbe, dott. Nardella, un tipo di governo dell’ambiente e della cultura un po’ diverso.

Confidiamo pertanto in una risposta positiva e operativa a tutte queste domande.

Il presidente

Girolamo Dell’Olio

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