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“Disobbedire a Salvini come all’Unione Europea”, anche a Firenze

Intervista ad Antonella Bundu (*) eletta al comune di Firenze da una coalizione di cui era presente anche Potere al Popolo. E’ ora la capogruppo di Sinistra Progetto Comune.

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Sinistra Progetto Comune, è questo il nome del neonato gruppo consiliare del Comune di Firenze con a capo Antonella Bundu, candidata a sindaco per la sinistra antirazzista, antifascista e antiliberista ed eletta con un lusinghiero 7,3% delle preferenze nella tornata elettorale dello scorso 26 maggio.

Madre italiana e padre della Sierra Leone, “donna nera, fiorentina e di sinistra”, come ama definirsi, eletta da una coalizione anch’essa di mille colori, ricca di diversità – non a caso lo slogan della campagna elettorale è stato “Firenze è differente” – ma con un punto fermo imprescindibile, fare opposizione da sinistra a Dario Nardella, il sindaco del Partito Democratico, già delfino di Matteo Renzi. Come? A partire dall’ascolto dei bisogni di una città venduta al turismo e agli investitori esteri, ricostruendo un dibattito pubblico che dia spazio ai tanti “valori e principi di sinistra” negati dal Partito Democratico. Una sinistra che non si limiti, quindi, ad una mera azione di testimonianza ma che sia in grado di portare avanti le vertenze e le pratiche antagoniste che da sempre sono attive sul territorio.

Questa la teoria. Per capire come intenda muoversi a Palazzo Vecchio, insieme all’altro eletto dalla coalizione Dmitrij Palagi, l’abbiamo sentita nei giorni immediatamente precedenti all’insediamento del nuovo Consiglio comunale di lunedì 17 giugno. Con la consigliera Bundu non potevamo non partire dal trattare un argomento vitale per migliaia di fiorentini, l’assenza di una casa dove abitare. Spesso a causa dell’enorme speculazione dovuta alla diffusione di piattaforme come Airbnb, sempre per le insufficienti politiche abitative dell’amministrazione Nardella.

Quali sono le vostre proposte?

Risolvere il problema casa è al primo posto della nostra agenda perché ci sono troppi immobili vuoti e troppe persone senza una abitazione. È chiaro come sia necessario ripartire da una concezione alternativa dell’abitare, sostenendo quelle lotte utili a riconvertire in abitazioni popolari gli immobili pubblici lasciati a se stessi. Per battere la speculazione va inoltre regolamentata in maniera stringente la trasformazione delle case vuote verso altre destinazioni d’uso ed è necessaria anche una tassazione sul privato invenduto.

In città ci sono molte occupazioni. Avete un messaggio per quelle centinaia di persone colpite dalla tenaglia legalitaria messa in atto da Nardella e Salvini?

Dobbiamo dare risposte, aiutare, sostenere e non punire. Gli spazi autogestiti che rispondono all’emergenza abitativa sono preziosi e segnano un percorso, come ad esempio l’ex asilo Ritter: un’occupazione che ha risposto al bisogno diffuso di avere “un tetto sulla testa”, alla fine riconosciuto anche dalle istituzioni, e si è così trasformato in un’importante pratica di autorecupero. Lotteremo anche affinché le persone che occupano stabilmente un immobile possano iscriversi all’anagrafe ed accedere così ai diritti sociali negati a chi non ha una residenza.

Altro capitolo sono gli spazi occupati dalle realtà sociali autogestite, liberati dai meccanismi della rendita e del profitto.

Si tratta di realtà importanti. I centri sociali creano uno spazio di agibilità sociale che sottraggono pezzi della città alle regole imposte dal mercato e propongono logiche alternative a quelle su cui si regge il sistema. Spazi morti che vengono letteralmente riportati in vita grazie ad attività culturali preziose che riempiono quel vuoto sociale che le amministrazioni locali non colmano. Altro discorso sono gli spazi occupati dai covi dei fascisti: vanno chiusi immediatamente perché in netto contrasto con la Costituzione.

Parli di fascismo mentre l’Italia si sta trasformando in uno Stato di polizia. A pagare, inutile dirlo, i più deboli. A Firenze Nardella ha promosso l’innovazione delle Zone rosse insieme al prefetto Lega e con il plauso del ministro Salvini.

Sicurezza per noi non è un sinonimo di securitarismo, di una militarizzazione del territorio che passa dal controllo asfissiante delle telecamere agli incentivi pubblici per le inferriate o peggio ancora per i Daspo urbani.

Una “buona politica” dà il giusto peso alle cose, non specula sulle paure indotte dalla “cattiva politica”. Nella mia esperienza la sicurezza che le persone chiedono ascoltando i loro più profondi bisogni è la sicurezza sociale. Il nostro compito di consiglieri è per questo anche dare voce a chi non ce l’ha. Sicurezza è quindi il rispetto e l’applicazione dei diritti sociali: dal lavoro all’abitare, da una sanità e un istruzione pienamente pubbliche a quel rispetto per l’ambiente utile a garantire un futuro alle nuove generazioni.

Spesso il potere associa al termine “sicurezza” la parola “legalità”.

Sicurezza” non va necessariamente a braccetto con “legalità”, e ancora meno, nell’accezione corrente, con il termine “giustizia”. Le leggi possono essere “non democratiche”, come ad esempio i decreti Salvini che vietano l’iscrizione all’anagrafe dei richiedenti asilo e la manifestazione del dissenso, o il regolamento che ha istituito le Zone rosse. Provvedimenti non a caso bocciati da quei tribunali che hanno ben presente, e applicano, la nostra Costituzione. Assistiamo però all’azione di un ministro dell’interno che non esito a definire eversivo, perché non si arrende a questi fallimenti e propone addirittura una lista di proscrizione per i magistrati non allineati alle sue direttive. Ma quanto dovremo sopportare questo suo modo di fare?

A proposito di legalità, ma anche di etica della politica, nella nuova giunta Nardella emerge il conflitto di interesse dell’assessora all’urbanistica Del Re. Come tratterete questo tema in Consiglio?

Non faremo sconti, come mai ha fatto sconti la sinistra di opposizione negli anni passati, non è un caso che la segnalazione arrivi dal laboratorio di perUnaltracittà. In questi giorni stiamo raccogliendo tutte le informazioni per portare nel dibattito consiliare le tante contraddizioni della nuova giunta, sarà quella la sede in cui verificare e chiedere conto. Di sicuro questo caso sarà tra i primi che porteremo all’attenzione del Consiglio.

I consiglieri dell’opposizione di sinistra a Firenze hanno accompagnato i movimenti nella difesa di chi ha meno diritti, anche sostenendo atti di disobbedienza civile. Come porterete dentro al Palazzo le contraddizioni sollevate dalle lotte e dalle vertenze attive sul territorio?

Continueremo sulla stessa linea dei consiglieri del passato. Praticare una sana disobbedienza civile è d’obbligo, in obbedienza paradossalmente alla prima parte della nostra Costituzione. È compito anche dell’amministrazione comunale rimuovere “gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini” – e per me di chiunque viva in città – “ impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Ampliando il ragionamento sulla legalità si arriva a dover affrontare il tema delle Grandi opere. I cantieri a Firenze finiscono spesso nel mirino della magistratura o vengono bocciati dal Tar e dal Consiglio di stato.

Le grandi opere, a partire dall’aeroporto, dal tunnel Tav e dall’inceneritore, sono uno spreco di denaro pubblico se non rispondono ai bisogni della città, come nel nostro caso. Su questi temi si salda il fronte liberista a quello sovranista, Pd e Lega, centrosinistra e destra, propongono ai fiorentini le stesse dogmatiche opzioni.

Per questo abbiamo accolto con soddisfazione lo stop del Tar all’iter di ampliamento dell’aeroporto di Peretola grazie al ricorso fatto dai Comitati e da sei Comuni della Piana. Si blocca di fatto il consumo di suolo per un’opera inutile e si apre finalmente la strada allo sviluppo del Polo Scientifico e al progetto del Parco della Piana.

Paradossalmente l’inceneritore che sembrava ormai sorpassato grazie alla mobilitazione dei movimenti, viene invece rimesso in gioco con l’accoglimento del ricorso del gestore QThermo per un progetto obsoleto, in un’epoca in cui l’orizzonte è quello dell’economia circolare.

Anche il sottoattraversamento dell’Alta velocità è fermo da anni, e tanti soldi sono stati spesi per un’opera costosa, anche questa già vecchia, inutile e dannosa per le casse dello Stato.

Quali alternative sosterrete?

La città è di chi vi abita, chi vi lavora, chi la vive. I poteri fiorentini la stanno invece spremendo – con la complicità dell’amministrazione – ad uso e consumo dei 20 milioni di turisti che ogni anno la affollano. Dobbiamo invece ci deve far capire che la città è satura, non abbiamo bisogno di più turisti, ma di offrire ai visitatori qualcosa di meglio al mero consumo mordi e fuggi. È fondamentale però garantire più trasparenza e meno precarietà, fermare il lavoro nero, lo sfruttamento e l’evasione fiscale, fenomeni diffusi in tutti i settori dell’accoglienza turistica e non solo. Bisogna riportare i fiorentini a poter vivere e abitare la città. Le grandi opere si inseriscono in questo contesto, per quello vanno ripensate da zero.

In particolare?

Per l’aeroporto porteremo dentro il Palazzo le ragioni di quei comitati che si battono da anni per la tutela dell’ambiente e proporremo azzerare il progetto della nuova pista. Quel denaro va investito nel progetto del Parco della Piana che naturalmente non può convivere con nessun tipo di inceneritore; ho per questo sottoscritto il Protocollo Rifiuti Zero ricco di pratiche virtuose che lo rendono inutile.

Va inoltre smontato il mega progetto della Tav. Si ottengono risultati migliori grazie ai nuovi sistemi di sicurezza e adottando, per esempio, il virtuoso progetto del Comitato No Tunnel definito insieme all’Università di Firenze e mai preso seriamente in considerazione dalle istituzioni. Per risarcire la ferita provocata dallo sventramento per la costruzione della stazione Foster serve un percorso partecipativo aperto e inclusivo e poi un bando internazionale per dare un futuro di qualità a quella zona di Firenze.

A servizi pubblici di valore si associa inevitabilmente il ruolo del dipendente pubblico, finora accusato ingiustamente di tutti i mali del nostro Paese. Molte delle loro funzioni sono ormai esternalizzate e quindi sottratte a qualsiasi controllo democratico, a partire dalle condizioni del lavoro e della qualità del servizio.

Abbiamo visto come i tagli alla macchina comunale abbiano determinato un calo nella qualità delle condizioni di lavoro dei dipendenti pubblici. E’ importante, come scritto nel nostro programma, ripristinare seri rapporti sindacali per poter offrire ai dipendenti pubblici un contratto collettivo decentrato che valorizzi la professionalità e le competenze attraverso un sistema di eque indennità.

Per riqualificare i servizi serve però anche internalizzare i servizi oggi appaltati all’esterno. Abbiamo registrato come la qualità si abbassi drasticamente sia per gli utenti che per i lavoratori, per di più i costi non diminuiscono per l’amministrazione comunale. Quei settori che un tempo erano il fiore all’occhiello per Firenze hanno subito gravi danni, basti pensare alle recenti mobilitazioni contro gli appalti esterni di mensa e pulizia delle scuole.

Il problema riguarda anche l’offerta formativa con gli educatori che hanno in appalto il pomeriggio nelle scuole dell’infanzia non trattati come gli insegnanti del mattino. Devono sottostare alle condizioni di precariato, protagonisti di un gioco sempre più al ribasso che va a intaccare i diritti di tutti coloro che hanno contratti esterni.

Bisogna perciò invertire la tendenza degli ultimi anni e reinternalizzare i servizi, riconoscendo le anzianità di servizio, garantendo le norme di sicurezza, premiando quelle aziende che applicano l’Articolo 18 e non dando spazio a chi opera al minimo ribasso.

Sulle privatizzazioni come vi muoverete?

La Firenze che vogliamo creare non deve essere consegnata alla speculazione edilizia e al potere finanziario. Gli spazi pubblici devono essere patrimonio della comunità. Basta con il marketing della città. Firenze deve tornare ad essere un insieme di persone in grado di redistribuire la ricchezza anche, e soprattutto, facendo contribuire di più a chi più ha. Dobbiamo tornare ad essere una comunità solidale che valorizzi il bene comune. Ai fiorentini non serve una Disneyland inaccessibile. Rivedere la politica delle ultime amministrazioni comunali, che ha svenduto il patrimonio pubblico a favore della rendita immobiliare sarà la rotta principale del gruppo consiliare.

La coalizione che ti ha espresso è esplicitamente antirazzista, antifascista e antiliberista, alternativa al Pd e alla destra. Come si ricostruisce un tessuto politico sano, capace di stare dalla parte di chi è in difficoltà e contro i poteri forti?

Abbiamo reso evidenti – e continueremo a farlo – le tante discrepanze fra i valori storici della sinistra e gli atti politici concreti del Partito democratico. Ricordo a tutti l’ipocrisia del sindaco Nardella che invitava alla disobbedienza civile nei confronti del decreto Salvini, cosa poi morta sul nascere, per poi approvare, invece, le Zone rosse tanto care alla Lega.

Hai ottenuto 1.500 voti in più della colazione che ti sosteneva, hai rafforzato il progetto senza ambiguità rispetto al Pd e al centrosinistra. Sei diventata la terza candidata più votata, superando addirittura il M5s. Tutto ciò in una tornata elettorale sotto il ricatto del voto utile (a chi?) e del voto “antifascista”. Sei riuscita in quella  tanto agognata “riconnessione sentimentale” con il popolo di sinistra?

Noi siamo una alternativa al Partito Democratico. Stop! Le nostre proposte sono chiare, concrete e  realizzabili, in un’ottica che rispetti i valori di sinistra. Non abbiamo avuto paura di parlarne in campagna elettorale e non avremo certo remore nell’attuarle in Consiglio comunale con il supporto dei tanti elettori che ci hanno scelto. Le persone devono poter votare senza la paura di quello che considerano il Male peggiore. Vanno viste, analizzate e denunciate le politiche portate avanti fino ad oggi da una amministrazione che si dichiara di centrosinistra ma che strizza sempre di più l’occhio alla destra. Lo faremo nei prossimi cinque anni, questo è certo.

Al di là dei vari Renzi-Nardella-Del Re, è evidente come i fiorentini soffrano delle dinamiche che intrecciano il potere economico e finanziario delle grandi imprese e delle banche con quello politico esercitato dai diktat dell’Unione Europea e anche a sinistra si inizia a ragionare di disobbedienza ai trattati europei.

L’Unione Europea svolge un ruolo molto importante nella vita di tutte e tutti noi. Ai popoli europei non servono politiche di austerità, ma buon lavoro, giustizia sociale e fiscale, redistribuzione della ricchezza, serie politiche ambientali e di accoglienza.

Dobbiamo sottrarci ai vincoli posti dalla Commissione che soffocano i singoli paesi. Senza cadere nella falsa contrapposizione tra i cosiddetti sovranisti e gli europeisti – ambedue finiscono infatti per sostenere le stesse politiche liberiste – dobbiamo saper rompere con i trattati che impoveriscono ed erodono sempre più i nostri diritti.

Come italiani alle ultime elezioni europee abbiamo eletto una manica di destroidi antieuropeisti e/o liberisti. È sotto gli occhi di tutti che con queste due grandi ipocrisie della politica dei nostri tempi la crisi non finirà. Anche per questo dobbiamo dare forza ad una vera sinistra, e da parte mia posso assicurare che porterò tutte le contraddizioni del potere dentro Palazzo Vecchio. Contateci.

*da perUnaltracitta · 12 Giugno 2019

perUnaltracittà – laboratorio politico Firenze
L’intervista viene pubblicata in collaborazione con Pressenza – International Press Agency

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