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Dalle piazze di Genova 2001 a quelle di oggi. L’arroganza del potere, il dovere della memoria

Tra chi era presente domenica scorsa in piazza della Repubblica per il corteo contro la guerra, molt@ forse non si sono accort@ della presenza in piazza di un dubbio individuo, che risponde al nome di Giovanni Luperi. Per chi non lo conosce, o solo il nome non fa drizzare i capelli, basta dire che fu lui uno dei “maghi” che fecero comparire le molotov alla scuola Diaz così da legittimare la “macelleria della Diaz” e da consentire il trasferimento degli arrestati a Bolzaneto con le torture conseguenti. Tutto questo accadeva nei giorni del G8 a Genova del 2001. Oramai non è solo la nostra memoria ma sono le carte delle stesse loro aule di tribunale a sancirlo. Senza dimenticare che era lui a comando della piazza il 13 Maggio 1999 durante le cariche, proprio davanti al consolato americano di Firenze, contro i manifestanti che protestavano contro l’aggressione militare della NATO e la guerra contro la Jugoslavia.

Condannato per la fabbricazione di prove fasulle per accusare ingiustamente le persone picchiate all’interno della Diaz e per non avere impedito le violenze, dopo un avanzamento di carriera non di poco conto come premio della “fedeltà” al dovere dimostrata a Genova, non è stato reintegrato in polizia, dopo la condanna, soltanto perché erano sopraggiunti i limiti di età. Ricordiamo infatti che molti dei suoi colleghi condannati per gli stessi reati sono stati ammessi nuovamente nelle file della polizia allo scadere dell’interdizione dai pubblici uffici.

Luperi è stato accolto in piazza con grande amicizia dal capo della digos fiorentina Pifferi che lo ha preso fieramente per mano e ha protetto la sua presenza in quanto “andavano solo a farsi un caffè insieme”.

Non può e non deve passare sotto silenzio la presenza provocatoria peraltro aggravata dall’atteggiamento cordiale del Pifferi. Lo sbirro e il criminale viene da dire, forse Pifferi ha bisogno di consigli da chi prima di lui sul sangue di Genova ha costruito la sua carriera per poi sprofondare quando praticamente era quasi già in pensione. E d’altra parte certi legami non possono scordarsi, visto che erano entrambi presenti alla riunione in cui si pianificò l’assalto alla Diaz e che Pifferi rese dichiarazioni palesemente false ai PM durante le indagini, legittimando le bugie di Luperi, per poi contraddirsi e trincerarsi dietro i “non so” e “non ricordo” durante il processo.

A noi questo ricorda la storia di quei torturatori fascisti fuggiti e poi riemersi in America Latina negli anni successivi. La provocazione è stata alta: è come se un torturatore fosse passato in mezzo alle madri di Plaza de Mayo, o il repubblichino Carità nelle Piazze della liberazione. Il Luperi in mezzo ad una piazza contro la guerra ci provoca la stessa rabbia.

Forse sono questi i casi dove ogni reazione è legittima, ma prima di tutto occorre la difesa della memoria. Questo è il minimo necessario. Ma quello che anche è necessario è che tutt@ sappiano, in particolare  tra i più giovani che hanno contribuito all’organizzazione del corteo.

Questo schifo di individuo forse pensava che non ci fosse memoria in quella piazza ma ahimè per lui non è andata così, come non è andata così per molti altri torturatori e assassini qui e altrove.

Alcuni link:

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/09/20/tutti-funzionari-della-diaz-ecco-il-documento.html

http://www.osservatoriorepressione.info/accuse-infamanti-le-brillanti-carriere-dei-condannati-le-torture-alla-scuola-diaz/

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/02/23/diaz-pifferi-si-contraddice.html

https://altreconomia.it/il-giubbotto-della-diaz/

 

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