Menu

Umbria. Lo scandalo “Sanitopoli” pone molti interrogativi

Nello scandalo della “Sanitopoli umbra”, non può non risaltare il coinvolgimento di alcuni sindacati, fermo restando che eventuali responsabilità penali sono ovviamente sempre personali.

Nel vortice dell’inchiesta sono finite solo le figure apicali, ma la domanda che dobbiamo porci è su quale ruolo svolge oggi il sindacato cosiddetto di massa.

Negli ultimi venti anni le condizioni materiali dei lavoratori sono enormemente peggiorate, conseguentemente all’attacco padronale e finanziario delegato alla politica che, per ordine della Troika e del Fiscal Compact, nel nome del pareggio di bilancio e della massificazione dei profitti, ha schiacciato salari e diritti.

Oggi il nostro Paese è quello, in Europa, dove si lavora di più e dove i salari sono tra i più bassi.

La de-industralizzazione minaccia il nostro sistema produttivo, amplificando disoccupazione e lavoro precario.

Anche il pubblico impiego non è esente da una massiccia involuzione che interessa contratti, salari e condizioni di lavoro.

In questo contesto i sindacati confederali di massa, non hanno in alcun modo agito nell’interesse dei lavoratori e delle masse popolari anzi, al contrario, hanno svolto il ruolo di imbonitore sociale per compito della politica di cui oggi sono più che mai braccio armato.

Sono finiti i tempi delle cinghie di trasmissione con i partiti progressisti, in cui l’organizzazione dei lavoratori aveva come prospettiva l’avanzamento delle condizioni materiali delle masse popolari e la trasformazione della società.

Oggi siamo di fronte ad un sindacato che, come la politica, gestisce il potere tramite la rappresentanza dei lavoratori e magari chi ha provato a prendere le distanze, rivendicando autonomia di giudizio, è stato pesantemente messo all’angolo come corpo estraneo.

I testi sulla rappresentanza sindacale, firmati con Confindustria, parlano appunto del sindacato come rappresentante istituzionale dei lavoratori, che dialoga con governi e padroni. Oltretutto questi testi cercano di mettere all’angolo e di proibire il lavoro e la crescita delle organizzazioni conflittuali e di classe come la nostra.

Non ci troviamo più di fronte ad organizzazioni fatte dai lavoratori per i lavoratori, ma a strutture burocratiche che servono per carriere e clientelismo, come sembrerebbe dall’inchiesta in corso.

I lavoratori devono prendere coscienza di questa situazione e fare i dovuti passi; dobbiamo riappropriarci del sindacato e tornare ad usarlo come strumento per la nostra riscossa e per la trasformazione della società.

A pochi giorni dal 25 Aprile ci chiediamo: cosa avrebbero pensato i Partigiani, che erano operai e contadini e che hanno liberato l’Italia non solo dal nazifascismo, ma anche dal malaffare e dalla corruzione che era insita nel fascismo e che nella Costituzione hanno impresso i contenuti di un Paese libero, nel vedere come si sono ridotti oggi coloro che dovrebbero difendere gli ultimi, i lavoratori, i disoccupati, i precari, e chi ne ha bisogno?

Ecco, noi questa domanda ce la poniamo e auspichiamo che se la pongano anche i lavoratori.

 

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *