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In Umbria l’Acea non “imbriglia” solo l’acqua pubblica

la cessione del 15% delle quote detenute da ASM nel SII (Servizio Idrico Integrato) a Umbriadue, società controllata da Acea, non è solo una operazione finanziaria dettata dalla crisi debitoria di ASM e del Comune di Terni, ma un tentativo di togliere dalla mano pubblica la gestione dei servizi essenziali e dei beni comuni, mettendo così a repentaglio l’autonomia politica di una intera regione nel controllo del ciclo idrico e di quello dei rifiuti. È

anche uno “stress-test” per la maggioranza di governo, vale a dire il centrodestra a trazione leghista, che dalla scorsa seduta del consiglio comunale, quella di martedì 10 dicembre, ne è uscita con le ossa rotte. Per comprendere la situazione occorrono innanzitutto dei dati:  Lo scorso anno l’ASM ha chiuso il proprio bilancio con un passivo di 184.464.643 € e un utile (perdita) di 127.268 €. Queste sono cifre importanti che rendono noto la portata economica e politica di una eventuale operazione di vendita, considerato che ACEA già collabora con ASM.

Sappiamo bene che il colosso romano ha da tempo mire espansionistiche nel centro Italia e in particolare in Umbria, dove diversifica la produzione avendo un inceneritore, a Terni, una discarica con impianto di produzione di biogas, ad Orvieto, partecipa alla gestione dell’acqua con la Umbriadue nella provincia di Terni e la Umbria Acque nella provincia di Perugia; mentre la municipalizzata ternana, società a capitali controllata interamente dal Comune di Terni, è la più grande multiutility di distribuzione e gestione dei servizi nella provincia ternana. ASM è impegnata nella distribuzione di gas naturale tramite la partecipata Umbria Distribuzione Gas, insieme ad ACEA produce e distribuisce energia elettrica (Umbria Energy), distribuisce acqua potabile nei territori di Terni, Narni e Amelia (essendo parte del SII) ed è la maggiore azienda del ternano per la gestione della raccolta rifiuti (raccolta, trasporto e selezione).

Il SII, Servizio Idrico Integrato, è una società consortile per azioni a capitale prevalentemente pubblico, che si occupa della gestione completa del servizio idrico in tutta la provincia di Terni. Il pacchetto azionario è composto al 51% dalle quote di tutti i comuni della provincia, con Terni capofila a quasi il 17%, e al 49% dalle quote detenute da ASM (per il 16%), AMAN (l’azienda idrica pubblica dei comuni del narnese e dell’amerino) con il 6% e dalla Umbriadue Scarl (ACEA) per il 25%.

Il consorzio fu creato nei primi anni duemila grazie ad una operazione politica voluta dal centro sinistra, che in questo modo intese recepire la legge Galli del 05/01/ 1994 introducendo così la logica della gestione integrata e dell’equilibrio dei bilanci, aprendo alla partecipazione privata tramite la Severn Trent Italia, acquisita in seguito da ACEA e divenuta Umbriadue.

La costituzione del SII scatenò molte polemiche, sia tra la cittadinanza ma soprattutto tra i movimenti che tentavano di costruire il conflitto sociale nel dopo Genova, in cui vennero a galla le contraddizioni dei partiti, leggasi il PRC, che da un lato erano partecipi nella costruzione dell’opposizione sociale ma al contempo erano parte dei governi di centrosinistra.

Ma se le contraddizioni politiche portano alla sconfitta, le palesi contraddizioni  nell’assetto societario del consorzio portano ad una gestione privatistica della struttura, finalizzata più al profitto che alla garanzia dell’universalità del bene servito; oggi abbiamo il costo dell’acqua tra i più cari d’Italia, insiste un mancato investimento nella vecchia rete di distribuzione ma è aumentato esponenzialmente lo sfruttamento delle risorse idriche, come dimostra la storia del nuovo acquedotto Terria-Pentima, progetto puramente speculativo finanziato quasi interamente dalla Comunità Europea (circa 20 milioni il costo complessivo, i cui lavori sono stati affidati “in house” alla Umbriadue) che mette a repentaglio l’equilibrio idrico e biologico del fiume Nera, contrastato fortemente dal Comitato in Difesa del Nera.

Oltremodo, l’indebitamento progressivo dei comuni azionisti mette oggi in discussione la partecipazione degli stessi nella società e le stesse municipalizzate, che soffrono di una situazione debitoria importante, tendono a lasciare la gestione al soggetto più forte. Si arriva così al punto in cui la Umbriadue, a fronte del pacchetto azionario più cospicuo, può esprimere l’amministratore delegato e ha tra le mani la possibilità di divenire il soggetto unico nella gestione dei servizi idrici.

Il Comune di Terni, proveniente dal commissariamento per dissesto finanziario, ha un debito complessivo di più di 10 milioni di euro e un disavanzo di quasi 4 milioni approvati a fine novembre, più i 26 milioni di disavanzo di competenza OSL (Organo Straordinario di Liquidazione) e, in più, vanta debiti nei confronti di ASM quantificati in 20 milioni. Ecco la ragione per cui Lega e centrodestra tentano di svincolarsi dalla gestione dei beni comuni, in prospettiva ricorrendo anche alla privatizzazione di ASM. Anche lo scorso anno la maggioranza di centrodestra provò a dare la spallata in consiglio comunale ma fece un passo indietro, sicuramente aspettando l’esito delle elezioni regionali per poter avere la piena agibilità politica.

Infatti, nell’ultimo incontro tra ASM e i sindacati, un paio di mesi fa, la direzione della municipalizzata non espresse la volontà di cedere le quote della stessa nel SII e addirittura parlò di un ipotetico acquisto di AMAN, in un ottica di  rafforzamento di ASM nel consorzio, a garanzia politica della quota pubblica. Se accadesse ciò che si prospetta, se quindi ASM cedesse le quote SII ad ACEA e si comprasse AMAN e successivamente ACEA acquisisse ASM, sarebbe come la mangiata multipla a dama: l’azienda romana diverrebbe unico gestore del servizio idrico con una maggioranza politica del 47% e si andrebbe alla trasformazione del SII in una società pubblico-privata con la quota pubblica, pari al 53%, appartenente solo ai comuni, sempre più indebitati e col cappio al collo.

Indoreranno la pillola e sarà la stessa usata per tutte le altre privatizzazioni effettuate fin’ora, come quella dei trasporti pubblici: la società rimane a controllo pubblico, il privato mette solo soldi e know-how, la fruizione del servizio essenziale non è in discussione, ma di fatto il servizio sarà privatizzato e, considerata la situazione debitoria dei comuni, la prospettiva finale sarebbe quella della totale svendita.

Ora che la Lega ha il controllo della Regione e che, insieme al centrodestra, governa anche tutti i comuni dell’Umbria, ha la possibilità politica di privatizzare tutto ciò che rimane della gestione pubblica dei beni comuni. Ma lo stato attuale delle cose è frutto di politiche quasi trentennali governate dallo stesso indirizzo neoliberista, che fin dalla prima metà degli anni ’90 ha dapprima trasformato le municipalizzate in società per azioni e ha creato i presupposti per un disimpegno politico nella gestione diretta dei beni comuni.

I venti anni di governo di centrosinistra sono stati segnati da politiche di taglio dei servizi e di privatizzazioni, di inasprimento delle politiche sociali e di ridefinizione complessiva del ruolo del pubblico che hanno permesso il montare del malcontento. La responsabilità dei corpi sociali nell’avallamento di queste politiche è palese, in questi decenni il territorio è stato completamente de-conflittualizzato e oggi la costruzione del conflitto sociale è più difficile.

A tentare la ricostruzione di un tessuto d’opposizione è il Comitato NoInc, già protagonista della battaglia contro gli inceneritori, che ha chiamato la cittadinanza alla “occupazione” della sala consiliare lo scorso martedì 10 dicembre e che oggi avanza due proposte, una per la modifica dello statuto di ASM, aprendo l’azienda all’azionariato diffuso e l’altra per la definizione di una commissione d’indagine per il SII, mentre il PD ternano pensa più alla crisi che sta vivendo la giunta e i 5stelle si dichiarano pronti a “fare la loro parte” se dalla maggioranza verranno proposte concrete. Se il livello dell’opposizione politica in consiglio comunale è questo, se addirittura la segretaria provinciale della Filtcem-Cgil dichiara che occorre una gestione unica tra ASM e AMAN, chiamando in causa la parcellizzazione della gestione delle attività (come se fosse un rischio), significa che la Lega sta facendo il lavoro sporco che il PD e il centrosinistra non hanno voluto fare in questi anni.

Soprattutto significa che per ASM è giunto il momento della resa dei conti, con la vendita delle attività meno remunerative (gas e elettricità) e con l’assorbimento da parte di ACEA. Tutto questo ricorda un po’ la commedia dal titolo “arsenico e vecchi merletti” in cui il protagonista, nel nostro caso l’ASM, cerca di resistere alla sua famiglia di pazzi assassini (centrodestra, PD e 5stelle) che uccidono dando da bere alle loro vittime del vino corretto con l’arsenico. L’arsenico è proprio ACEA.

Se vogliamo che la gestione pubblica del bene primario più prezioso sia salvaguardata e rilanciata in chiave collettiva, dando seguito all’esito positivo del referendum del 2011, non dobbiamo prescindere dalla costruzione di un percorso politico tra la cittadinanza, nei quartieri popolari, laddove il tema della privatizzazione e del costo del servizio è più sentito perché direttamente vissuto sulla pelle di chi vi abita; un percorso assembleare che generi conflitto, per tentare di riconnettersi con il tessuto sociale che più sta pagando sulla propria pelle la crisi e l’indebitamento dei comuni. Serve soprattutto rimettere in campo una opposizione che sappia mettere al centro della propria azione politica la questione dei beni comuni, legandola alla battaglia contro il debito e contro l’art.81 della Costituzione, concepiti come mezzo delle forze neoliberiste per le politiche classiste e antipopolari. Dobbiamo cercare di legare tutte queste battaglie, unendole col filo rosso della lotta di classe, perché ognuna di esse esprime l’attacco delle elites contro il ceto popolare.

A meno che non ci piaccia il vino all’arsenico.

 

 

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