Pochi argomenti polarizzano le opinioni come la Repubblica Popolare Cinese (RPC) e la sua ascesa al rango di potenza economica e politica di primaria importanza a livello mondiale. Le popolazioni che compongono la RPC in 100 anni hanno percorso una strada senza precedenti nella Storia, smentendo tutte le previsioni negative e scardinando equilibri economici, politici e culturali consolidati, sia all’interno che all’esterno del proprio paese.
Dalla lotta contro il colonialismo occidentale e giapponese alla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949; dalla Rivoluzione Culturale del 1966 al socialismo “con caratteristiche cinesi” promosso da Deng nel 1982, che aprì alle privatizzazioni e al mercato; dalla “relazione speciale” con gli USA, durata tra alti e bassi per oltre 3 decenni, alla rinnovata aggressività dell’imperialismo yankee degli ultimi anni.
La Cina è solo un’altra potenza imperialista in cerca del suo posto al sole? Il socialismo con caratteristiche cinesi è solo una comoda facciata per coprire un modello economico liberista?
Questo si sente spesso ripetere, ma l’esperienza degli ultimi mesi ha aperto nuovi interrogativi su quale sia il vero volto della Cina: quello dei miliardari e delle multinazionali che competono in tutto il mondo o quello di un settore pubblico che, contrariamente a quanto accade nei paesi occidentali, ha messo la salute prima dei profitti e ha mobilitato tutte le sue risorse umane, tecnologiche e organizzative offrendo al mondo un modello di efficienza nella gestione della pandemia? Quello della crescita a ogni costo o quello che, com’è successo pochi mesi fa, antepone al PIL la tutela dell’occupazione e del benessere per la maggioranza della popolazione?
Secondo noi non esiste una risposta univoca a queste domande. Ci sembra che i volti della Cina siano molti e contraddittori, e che quello in atto nella RPC sia un processo ancora in evoluzione ed aperto a differenti esiti, in cui l’aspirazione delle masse popolari al socialismo gioca un ruolo decisivo. E ci sembra pure che i governi occidentali abbiano interesse a farci capire il meno possibile della realtà cinese, nascondendo in particolare gli aspetti più scomodi per loro.
Riteniamo che il dibattito sulla Cina si imporrà sempre più come necessario e che per questo occorra colmare le lacune culturali e superare i pregiudizi che, amplificati dalla propaganda occidentale, spesso arrivano a condizionare le nostre opinioni come compagn*. Perciò pensiamo sia giusto cominciare a sviscerare l’argomento Cina con chi ha avuto uno scambio diretto con questa realtà e/o ne ha fatto un argomento di approfondimento e di studio.
Sabato 19 settembre, CPA Fi Sud
Intervengono:
Francesco Macheda, docente di economia politica, di ritorno da un periodo di studio in Cina
Giacomo Marchetti, Rete dei Comunisti
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