Giovedì 17 OTTOBRE ORE 20.30, Piazzale Cuoco 7 presso @spazio.ribelle
Ne parliamo con :
– Eugenio Losco- Avvocato penalista
– Cambiare Rotta- organizzazione giovanile comunista
– Alaa Nasser- USB logistica
– Rete dei comunisti
Il disegno di legge 1660 è stato approvato alla Camera e sta ora per iniziare il suo iter al Senato. Non è facile prevedere con precisione i tempi della sua discussione e approvazione, ma, secondo le dichiarazioni di esponenti della maggioranza, l’obiettivo è di concludere il processo entro la fine dell’anno.
Il ddl 1660 è l’ultimo passo di un lungo percorso di strette repressive: negli anni scorsi abbiamo già assistito a un’escalation di decreti sulla sicurezza, dai decreti Minniti-Orlando ai due decreti Salvini, che hanno introdotto nuovi tipi di reato, inasprito le sanzioni e conferito maggiori poteri alle forze di polizia. Tuttavia, questa volta la stretta è ancora più severa, poiché si colloca in un momento particolare in cui si sovrappongono due fattori: l’escalation bellica e la guerra interna, e il Piano settennale per la riduzione del deficit pubblico, che prevede una trasformazione economica in funzione delle necessità legate alla guerra.
La legge prevede un inasprimento delle pene, aumentando gli anni di reclusione per reati come l’occupazione, il blocco stradale, i picchetti, le lesioni o la resistenza a pubblico ufficiale, e anche per le rivolte nelle carceri e nei centri di permanenza per il rimpatrio (CPR). L’intento evidente è quello di reprimere in modo ancora più duro chi si oppone allo stato attuale delle cose, lottando per diritti fondamentali come una casa o un salario dignitoso.
Una novità rilevante è l’introduzione di misure specifiche contro gli attivisti impegnati nella difesa dell’ambiente e nella lotta al cambiamento climatico, che rischiano pene sproporzionate, il cui scopo è chiaramente quello di scoraggiare le nuove generazioni dal manifestare, anche in modo non violento.
Dall’altra parte, il provvedimento favorisce gli agenti di polizia, garantendo loro privilegi nel sistema giudiziario e permettendo il possesso di armi anche fuori servizio, aumentando così il rischio di una maggiore diffusione di armi nelle strade. Lo scenario che si prospetta sembra quello di uno stato di polizia.
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