Per un CESSATE IL FUOCO IMMEDIATO ancora in piazza per la Palestina
CESSATE IL FUOCO SUBITO!
Sabato 6 gennaio 2024 sarà il 13° sabato nel quale riempiremo le strade di Milano in solidarietà con il popolo Palestinese.
Il GENOCIDIO a cui stiamo assistendo, la criminale PULIZIA ETNICA voluta da israele, le immagini che ci arrivano di sofferenza, di morte e devastazione, non fanno altro che alimentare la nostra ribellione contro l’occupazione militare, la nostra profonda rabbia, il nostro dolore e l’odio per l’enorme ingiustizia storica che sta vivendo il popolo Palestinese davanti agli occhi del mondo intero che tace complice per non disturbare gli assassini sionisti e il loro grande protettore u.s.a..
Le immagini dei bombardamenti sulla popolazione civile a Gaza, e nel campo profughi di Jabalya, forse meglio di ogni parola, danno il senso delle atrocità disumane compiute dalla strategia sionista diretta al GENOCIDIO del popolo Palestinese.
Il GENOCIDIO del popolo palestinese non però è giudicabile come tale solo per la quantità incalcolabile di morti ma anche dalla “qualità” e dalla fredda efferatezza della sua violenza.
Un piccolo enorme dato su cui ragionare : il numero di bambine e bambini assassinati dalle bombe o dal piombo delle armi israeliane, corre drammaticamente verso le 10.000 unità, con una percentuale intorno al 70 % del totale (dati onu) dei corpi fino ad ora recuperati. A partire da questo dato, crediamo di poter affermare che questa disumanità non sia più attribuibile ad una scellerata casualità, ma sia, al contrario, diretta responsabilità della scientifica operazione di PULIZIA ETNICA praticata contro il popolo Palestinese in una una forma particolarmente criminale e disumana, volta a diminuirne il progressivo aumento demografico.
Ma, ancora una volta, a israele è permesso tutto.
Se i criminali vigliacchi cecchini dell’ idf israeliana sparano per uccidere su bambini armati di sassi in Cisgiordania, se la mancanza d’acqua e di igiene sta facendo diffondere malattie che colpiscono bambini e bambine in tenerissima età, domandiamo a chi ancora non ha deciso da che parte stare se tutto questo non sia TERRORISMO DI STATO in una forma malvagia di terrorismo preventivo.
La storia dei soprusi contro chi rivendica la propria liberazione ci permette purtroppo dei raffronti e la foto del campo di calcio di Gaza,
trasformato in campo di concentramento con donne, uomini e bambini legati, torturati e umiliati sotto la bandiera sionista, ci ricorda in maniera molto esplicita le foto del campo di calcio a Santiago del Cile nel 1973, dopo il colpo di stato del generale fascista Pinochet per abbattere il governo socialista di Salvador Allende.
Da quel campo di calcio passarono decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici, compagni, compagne e militanti della Resistenza cilena che sostenevano quell’esperienza di emancipazione e di rivoluzione sociale che, pur con molte contraddizioni, parlava di uguaglianza e di diritti. Donne e uomini immolati sull’altare del profitto dei latifondisti e della borghesia Cilena sostenuta politicamente, economicamente e militarmente dal grande fratello u.s.a. per la paura di un allargamento delle esperienze di socialismo in centro e sud america.
Immagini di una speranza trasformata in tragedia che, nel 1973, segnarono la coscienza di intere generazioni perchè rappresentavano il vero volto della dittatura fascista di Pinochet e dell’imperialismo u.s.a..
Ci auguriamo ora che le immagini dello stadio di Gaza, la foto di una tragedia, si possa trasformare e possa spingere le nostre coscienze verso la solidarietà con il popolo Palestinese nella speranza di una vittoria contro l’oppressione sionista.
Ma il ricordo di quel colpo di stato non è casuale, e non solo perchè oggi ritroviamo la stessa fredda ferocia criminale di allora ma perchè, alla fine della dittatura, il numero dei “desaparecidos” assassinati nei luoghi di tortura, fucilati per le strade o nei “voli della morte” venne indicato in circa 30.000 esseri umani trucidati dalla dittatura fascista cilena foraggiata dall’imperialismo u.s.a..
Un numero simile a quello dei eroici rivoltosi ebrei del ghetto di Varsavia nel 1943, uccisi dalle bombe naziste, dalle esecuzioni sommarie o dalla successiva deportazione nei campi di sterminio.
E non citiamo a caso questo pezzo di incancellabile memoria storica di crimini contro l’umanità.
Lo stesso numero oggi ritorna in Palestina; un numero infinito di corpi straziati dalle armi israeliane o devastati dalle macerie prodotte dalla violenza dei vigliacchi armati con i soldi dell’occidente imperialista che si autoproclama “occidente democratico”.
Lo diciamo a chi ancora, per ignoranza o colpevole ignavia, non si schiera contro il massacro del popolo Palestinese che la stessa israele “giustifica” con la pianificazione di un prossimo futuro senza più Palestinesi, senza più nascondersi dietro al suo autoproclamato e univoco “diritto alla difesa”.
Diritto alla difesa però mai riconosciuto al popolo palestinese da 75 anni sotto occupazione militare.
Crediamo che il GENOCIDIO in corso del popolo palestinese sia una sorta di crinale della storia nella definizione nel concetto stesso di umanità.
Perchè viene inflitta una sofferenza indicibile ad un intero popolo a cui viene negata ogni forma di libera autodeterminazione e viene negato lo stesso status di popolo nella sua interezza: stato, identità culturale, libertà dell’appartenenza religiosa. Perchè si fa coscientemente e platealmente carta straccia del cosidetto “diritto internazionale” che si mostra, sempre di più, solo un strumento in mano al polo imperialista occidentale per colpire, occasione dopo occasione, i propri contendenti nello scontro per l’egemonia mondiale.
Perchè si affermano sempre di più i concetti di GENOCIDIO e di PULIZIA ETNICA, non solo nelle manifestazioni di piazza ma nella coscienza diffusa di lavoratori e lavoratrici e di chi chiunque provi empatia per la sofferenza immane del popolo Palestinese.
Mentre tutte le organizzazioni umanitarie, anche della stessa onu, denunciano l’inumana situazione in cui versa il popolo palestinese, nessuna voce si alza in maniera coerente per denunciare i crimini contro l’umanità compiuti da israele.
La narrazione ufficiale filo-sionista della guerra è tale che essuno si permette di invocare a gran voce una nuova Norimberga contro i nuovi nazisti, nessuno evoca possibili ritorsioni militari o un possibile embargo totale …… certamente perchè non siamo in Iraq o in Afghanistan, in Siria, in Libia, Yemen……. e questa è, ovviamente, solo una retorica denuncia dell’ipocrisia dell’ imperialismo occidentale.
La guerra di israele contro il popolo Palestinese ha implicazioni geopolitiche sempre più estese e rischia, grazie all’impunità sionista, di allargare il conflitto.
Lo stesso polo imperialista u.s.a./nato, dovendo recuperare un suo ruolo egemonico offuscato dalla fine dell’ unipolarismo e con l’obiettivo strategico puntato verso il prossimo e ben più complesso scontro con la Cina, non ha bisogno di altre tensioni internazionali e cerca, senza successo, di “moderare” nella forma e non certamente nella sostanza, le aspirazioni genocide israeliane.
La stessa israele ha,infatti, gettato la maschera e sta mostrando al mondo la sua vera natura di piccolo stato livoroso e suprematista.
Un’identità sbattuta in faccia anche a chi l’ha sempre propagandato, solo per calcolo politico, come l’unico paese democratico in medio -oriente.
La trasformazione nel 2018 in “stato ebraico” ha ufficializzato le fondamenta ideologiche a giustificazione del suprematismo sionista, supportando “culturalmente” il colonialismo in Cisgiordania e lo sfregio continuo alla credenze religiose non allineate.
“Non esistono i palestinesi perchè non esiste un popolo palestinese” afferma il ministro delle finanze israeliano Smotrich esponente del partito “Sionismo religioso” parte integrante della coalizione al governo.
In questa situazione è nostra profonda convinzione che, dopo 75 anni di occupazione militare e della più grande ingiustizia storica, il 7 ottobre rappresenti un atto di Resistenza e un monito definitivo per la scelta tra due alternative; perchè il popolo Palestinese non venga annientato e non possa morire un poco alla volta nel silenzio complice di ogni istituzione mondiale.
Un’opzione prevede che si affermi, giorno dopo giorno, il progetto sionista genocida e la pulizia etnica della Palestina; la seconda opzione è quella che il popolo palestinese possa liberamente trovare la sua strada affermando il proprio diritto all’esistenza, alla Resistenza e alla propria Autodeterminazione.
Il fronte unito della Resistenza Palestinese chiede a tutte e tutti di mobilitarsi ad ogni livello.
Solidarietà internazionalista ed empatia per la sofferenza.
Il sogno/progetto di una Palestina libera dall’occupazione militare insieme all’aspirazione più urgente di un CESSATE IL FUOCO SUBITO.
In piazza insieme per la Palestina !
L’ultimo giorno d’occupazione sarà il primo giorno di pace!
Per il ritorno dei profughi!
Per una Palestina libera!
SABATO 6 GENNAIO ORE 15
CORTEO a Milano
concentramento in Porta Romana
con termine in porta Venezia
Csa Vittoria
www.csavittoria.org – info@csavittoria.org
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