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Napoli. Dibattito pubblico “Elezioni UE: il bivio della paura”

ELEZIONI EU: IL BIVIO DELLA PAURA
Dibattito pubblico, con:
– Ex-OPG “Je so’ pazzo”
– Giovanni Pagano – Attivista sociale
– Rosario Marra – Comitato Politico Federale PRC

VENERDì 12 LUGLIO , ore 18.30 al “Civico 7 Liberato” – Galleria Principe, di fronte al Museo Archeologico Nazionale – Napoli

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L’ultima tornata elettorale europea ci restituisce un quadro dove da un lato le famiglie dei partiti popolari, liberali e “socialisti” – quelle cioè che nel corso dei decenni hanno sostenuto la costruzione imperialista dell’Unione Europea – hanno mantenuto la maggioranza, dall’altro c’è stata un’avanzata netta dell’ultradestra conservatrice nelle sue diverse espressioni nazionali. Ne viene fuori un quadro politico “americanizzato”, ossia segnato da un bipolarismo tutto inserito dentro le compatibilità dell’imperialismo europeo e della guerra.

Così, al netto dell’altissimo tasso di astensionismo, in Francia il Rassemblement National di Marine Le Pen è la prima forza col 30% dei voti (cui si aggiunge il 6% di Reconquete), in Germania l’Afd è il secondo partito con il 15,9%, mentre in Spagna Vox e Salf raggiungono insieme circa il 15%. In Italia Fratelli d’Italia e Lega raggiungono, sommati, circa il 38%, garantendo così piena stabilità e compatibilità sia rispetto al “pilota automatico” della rinnovata austerity economica, sia rispetto alla questione delle guerre in Ucraina e in Palestina.

Sul versante opposto, tra chi si colloca oltre il campo dei “socialisti europei”, vanno segnalati i risultati del belga Parti du Travail, del Sinn Feinn in Irlanda e di Ahora Republica in Spagna, oltre che quello – anche se in calo – della France Insoumise. In questo campo, forti risultano le ambiguità soprattutto sul tema della guerra in Ucraina, sul quale per buona parte di questi soggetti politici risulta difficile andare oltre una generica richiesta di pace. Infatti, sia sull’invio di armi all’Ucraina, sia sul ruolo imperialista della NATO quale motivo scatenante del conflitto il discorso è spess evasivo e caratterizzato da bizantinismi che risultano in ultima analisi contraddittori.

Dove le contraddizioni a sinistra si sono fatte più laceranti, è stata la Germania, paese guidato dal governo SPD-Verdi-Liberal Democratici, mostratosi come il più guerrafondaio della storia della Repubblica Federale Tedesca. In questo quadro, Die Linke non si è sottratto in maniera adeguata alle derive belliciste. Tant’è che proprio questo tema ha accelerato lo strapp che ha portato alla scissione di “Bündnis Sahra Wagenknecht” , formazione che al verdetto delle urne ha più che doppiato Die Linke (6.2% contro 2.7%).

Nettamente contrario all’invio di armi in Ucraina e alle sanzioni alla Russia, Bundis Sahra Wagenknecht si segnala inoltre per un’ostilità culturale generale rispetto ai linguaggi e ai codici comunicativi egemoni all’interno del variegato mondo della sinistra europea, nonché ad alcuni tratti tipici della “narrazione” ideologica di molti movimenti “single issue” (di genere, ambientalisti, lgbt, ecc) nei quali “nuotano” i partiti della sinistra e che ne egemonizzano i vertici e i mezzi di comunicazione. Si tratta di posizioni legate alla necessità di riconquistare alla sinistra la classe operaia autoctona, la classe media classica e più in generale le fasce di popolazione uscite sconfitte dalla globalizzazione, che spesso si orientano elettoralmente favore delle destre più radicali. Così, anche nei rispetto all’Unione Europea, vengono contestati il carattere lobbistico, elitario e antidemocratico ed i trattati che impongono politiche di bilancio talmente restrittive ai paesi membri, da minarne la sovranità democratica.

Premesso che sia per quanto riguarda i partiti afferenti alla Sinistra Europea, sia per quanto riguarda la nuova compagine tedesca, non si rivendicano in nessun caso velleità rivoluzionarie o di rottura radicale, è sicuramente necessario dibattere le posizioni in campo, le tematiche politiche poste, nonché gli aspetti più culturali e sovrastrutturali che il dibattito in Germania ha coinvolto, avendo sempre cura di effettuare le opportune contestualizzazioni ed evitando scomuniche aprioristiche e atteggiamenti di critica moralistica, che sarebbero poco utili rispetto alle necessità che la fase impone.

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