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Ricerca pubblica, profitti privati: convegno internazionale in streaming USB-FSM

La Ricerca del Terzo millennio è il prodotto del successo delle politiche neoliberiste iniziate negli ultimi anni del secolo precedente e che stanno arrivando a realizzazione in questi tempi. Una Ricerca che si pone come primo obbiettivo il profitto e diventa unicamente strumento nelle mani del capitale nell’ambito della competizione globale.

Il Terzo millennio però si è presentato con un biglietto da visita come quello della pandemia, che insieme alla questione ambientale ci racconta di una condizione del pianeta che dovrebbe indurre gli Stati a correggere la direzione intrapresa che sembra inevitabilmente condurci verso un baratro.

Partire dalla pandemia è d’obbligo e anche estremamente efficace per raccontare la distanza che c’è tra la Ricerca del Capitale e la Ricerca Pubblica. Tra la Ricerca finalizzata al profitto e quella che ha come riferimento la committenza sociale e quindi guarda al progresso dei popoli.

L’impreparazione degli Stati ad affrontare un evento pandemico, nonostante questo fosse stato largamente previsto dalla comunità scientifica, in particolare dai virologi, e la successiva guerra commerciale sui vaccini, sono due eventi che rendono concreti gli effetti di politiche che hanno volutamente ridimensionato e marginalizzato la Ricerca Pubblica a favore di quella privata.

Affidare i vaccini alle multinazionali farmaceutiche, di fatto ha comportato gravi ritardi perché i brevetti hanno limitato la produzione e i vaccini sono costati due volte agli Stati, che prima hanno finanziato la Ricerca delle imprese e poi hanno dovuto acquistare i vaccini.

Questo è un esempio molto pratico, ma la questione è concettuale nella misura in cui non sono in discussione solamente le ricadute pratiche e le scelte politiche da cui sono conseguite, ma il concetto stesso di sviluppo del quale la Ricerca rappresenta il motore principale.

Se per sviluppo si intende il PIL dei Paesi, allora inevitabilmente il motore sarà quella Ricerca che guarda esclusivamente al profitto e non tiene conto, in alcun modo, della sostenibilità sociale ed ecologica che invece determina il modello nel quale i popoli vivono e con quale qualità.

Se invece parliamo di sviluppo in termini sociali, culturali, sanitari, ambientali, allora guardiamo ad uno sviluppo sostenibile che mette al centro i popoli e la qualità della vita. Quello che una volta veniva definito progresso.

In questo senso la Ricerca diventa paradigma del modello di sviluppo e rimane stretta dentro la contraddizione, tutta interna al capitalismo, tra sviluppo sostenibile e profitto/competizione globale.

Dicevamo che la questione è concettuale, ma, come dovrebbe essere in qualche modo già emerso, non è puramente teorica. Infatti, a questo punto la domanda è “Qual è la Ricerca che serve ai popoli e qual è quella che serve al profitto?”

La risposta potrebbe apparire scontata e facile. Talmente evidente la differenza tra bisogni materiali ed immateriali collettivi e quelli individuali. Ma per un lungo tempo, certamente dalla fine della guerra fredda e dalla caduta del muro, l’informazione ha costruito con sapiente illusionismo la sovrapposizione tra le due risposte. Con il risultato che sempre più spesso la Ricerca che mira al profitto è stata spacciata per progresso dei popoli.

Un innumerevole numero di scoperte è stato veicolato, in questo periodo verso i brevetti, imprigionando risorse e saperi collettivi nella proprietà di pochi. Ricerca medico biologica, Ricerca dei materiali, delle fonti rinnovabili, solo per fare degli esempi. Ma anche i beni immateriali come, per esempio, le comunicazioni hanno visto definire un’architettura di possesso delle idee che partiva già con il bias che deriva dalla ricerca militare e quindi circoscritta in un ambito estremamente limitato. Eppure, l’accesso ai nuovi mezzi, ai social ha fatto dimenticare che cose naturali come le onde elettromagnetiche sono divenuti proprietà individuale.

Per questo l’obbiettivo del nostro contro-vertice è di inquadrare il dibattito sulla Ricerca nella giusta dimensione, anche economica e sociale, che riveste e individuare i terreni sui quali articolare lo scontro per restituire ai popoli uno strumento di miglioramento della loro qualità della vita. Sicuramente dobbiamo discutere di come vincolare i finanziamenti pubblici ad una Ricerca pubblica, rimettere in discussione i brevetti e l’idea che ci si possa appropriare di qualcosa che esiste in natura, ragionare su quali necessità sociali ha oggi la comunità globale e non solo i paesi cosiddetti avanzati mondo. Non demonizzando la Ricerca perché proprietà di pochi ma riconquistandola alla collettività

Giovedì 23 settembre, ore 16,30

Convegno internazionale

RICERCA PUBBLICA, PROFITTI PRIVATI

Il convegno sarà trasmesso in diretta sui canali web e social di USB.

USB – FSM

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