SOLDI ALLA FORMAZIONE E NON AL RIARMO
Ne parliamo
📌 Mercoledì 21 maggio alle ore 18:30 alla Casa del popolo Quartaccio (Via del Podere Fiume 59/61)
📌 Giovedì 5 giugno alle ore 18:30 al CSOA Macchia Rossa (Via Pieve Fosciana 82)
Nell’ultimo anno gli attacchi al mondo della ricerca e a quello della formazione tutta, già indebolito da costanti tagli al personale e da riforme strutturali e didattiche, si sono intensificati al punto di rendere pressoché impossibile un inserimento delle lavoratrici e dei lavoratori precari nel corpo strutturato dell’università ed estremamente difficile l’assunzione di ruolo degli insegnanti e del personale ATA nelle scuole pubbliche, di cui la legge di bilancio prevede una diminuzione di più di 2000 unità per il prossimo anno scolastico.
Mentre l’Italia pensa a dedicare il 3% del PIL al piano di riarmo europeo, i tagli alla formazione aumentano, così come aumentano le pretese nei confronti dei docenti, costretti ad acquisire sempre più “competenze” in modo sempre più veloce e dispendioso, arrivando a pagare più di 2000€ per potere accedere alla professione per cui già sono stati preparati.
Insomma, da un lato docenti iper-competenti, dall’altro ministri, come Valditara, che promuovono indicazioni per i programmi ministeriali dai toni nostalgici e nazionalistici. Intanto, l’autonomia scolastica ha portato a compimento quel processo per cui era stata pensata: creare scuole di serie A e di serie B, e permettere una più facile penetrazione dei privati nell’istruzione obbligatoria.
Le crescenti richieste di perfezionamento della formazione non fanno altro che rendere l’università e la scuola un ambiente in cui non sono più la didattica o la ricerca a essere messe in primo piano (e anzi, sono sottoposte al controllo dei servizi segreti, vittime del clima bellicista), ma la riuscita di quei pochi che possono investire in specializzazioni sempre più costose. Sempre più spesso giovani studenti e studentesse sono costretti a impiegare il tempo, che dovrebbe essere dedicato allo studio, a progetti esterni ai programmi ministeriali, come l’alternanza scuola-lavoro. Già dalla scuola dell’obbligo viene così a crearsi un ambiente competitivo ed elitario, in cui solo chi ha le condizioni ottimali e le possibilità economiche per investire in “istruzione” può permettersi di indugiare.
Noi di Potere al Popolo continuiamo a denunciare lo spreco costante di risorse che dovrebbero essere indirizzate a risollevare gli aspetti più critici del nostro Paese, come sanità, istruzione e formazione pubblici, e che invece vengono dedicati all’industria bellica europea.
Dire no al riarmo è un dovere politico, ma ormai anche civico, del cittadino che ha a cuore l’interesse generale e e del futuro del paese. È necessario pretendere che i soldi che vogliono usare per il sedicente “esercito della pace” siano invece utilizzati per finanziare le istituzioni pubbliche e per strutturare quelle centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici precari che lottano contro l’indebolimento continuo del mondo delle formazioni e delle sue istituzioni.
Per questo il 21 giugno scendiamo in piazza per una manifestazione nazionale che dica NO ai soldi per la guerra e per rafforzare i vincoli della NATO, che dica NO al riarmo europeo e alla difesa comune come strumento di mire imperialistiche all’estero. SÌ ai soldi per scuola, università, e per i suoi lavoratori.
Parliamone insieme, parliamone tutt*!
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