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Torino: welfare e fondazioni in appalto

La Torino dei grandi eventi in realtà non è altro che una città sostenuta dal lavoro precario. La Torino “scintillante” e città vetrina che attira turismo, è quella stessa città che per debolezza politica o convenienza è stata da tempo data in mano alle fondazioni bancarie e della cultura.
Torino resta una delle città più indebitate d’Italia: le Olimpiadi invernali del 2006 e la gestione finanziaria delle varie amministrazioni PD hanno creato un gigantesco macigno sulle spalle dei torinesi e delle torinesi.
Il movimento 5 stelle aveva promesso di intervenire in maniera più incisiva contro l’abbandono delle periferie e il debito comunale. Invece, ciò che è avvenuto è che il Comune di Torino, allo scopo di ridurre il debito e pareggiare così il suo bilancio, ha fatto la scelta di liberarsi del “fardello” della gestione diretta di tutta una serie di servizi di welfare e cultura. Peraltro, i risultati in termini di riduzione del debito sono assai magri e nel frattempo le fasce più deboli della popolazione stanno pagando un costo sociale altissimo. Oggi gli istituti finanziari creditori del Comune esercitano un’ influenza senpre maggiore sulle politiche pubbliche locali, in primis si può citare Intesa San Paolo, primo gruppo finanziario italiano.
La gestione cittadina della giunta di Chiara Appendino è proseguita in totale continuità con le precedenti giunte PD.
Con la scusa del debito si continuano ad esternalizzare i lavoratori e le lavoratrici dei servizi pubblici, gettandole/i in una giungla di cooperative e agenzie interinali che si fonda su precarietà strutturale e bassi salari alimentando il circuito di ricatto e impoverimento. Questo modello è estremamente dannoso, anche perché inficia la qualità dei servizi che il pubblico dovrebbe garantire.
Per questa ragione come Potere al Popolo rivendichiamo la necessità di internalizzare tutti i lavoratori e le lavoratrici che in questi ultimi decenni sono stati/e esternalizzati per deliberata scelta del Comune.
Noi vogliamo dire basta con la precarietà e con questo ignobile ricatto! Si deve investire nei settori del welfare e della cultura e non lasciarli al loro destino come è stato fatto fino ad ora. Ciò è doverso anche nei confronti di tutte le lavoratrici e i lavoratori di questi settori, la cui professionalità verrebbe finalmente realmente riconosciuta. Occorre coinvolgere la cittadinanza per aprire un dibattito ampio e allargato al fine di poter giungere alla rinegoziazione del debito. In particolar modo di quella parte di debito ingiusto, in quanto formatisi attraverso l’utilizzo di strumenti finanziari rischiosi come i contratti derivati.
Il Comune deve smettere di dirottare le risorse della città nelle mani di banche e soggetti privati!
Per questo sosteniamo la candidatura di Angelo D’Orsi a sindaco di Torino:
Torino è di tuttə se è pubblica!

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