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Piero Bruno. Ricordo di un internazionalista di 18 anni

Il 22 novembre del 1975 a Roma sfila un corteo di solidarietà con l”Angola. I guerriglieri angolani del Mpla avevano condotto una guerriglia efficace che chiudeva una delle ultime pagine della decolonizzazione nel terzo mondo. In Portogallo, ad aprile dell’anno prima, c’era stata la Rivoluzione dei Garofani. Il colonialismo portoghese, brutale come gli altri, era stato costretto a a ritirarsi da Angola, Mozambico, Guinea e Capo Verde. L’imperialismo scatena allora contro le nuove repubbliche libere africane le milizie dello Zaire, quello di Mobutu, armate e finanziate dagli Usa.
Il corteo solidale e internazionalista si snoda per Via Labicana. All’altezza dell’Ambasciata dello Zaire, un gruppo di manifestanti, una decina, si stacca. L’intenzione è quella di una protesta dimostrativa contro l’ambasciata di unpaese che partecipa all’aggressione imperialista in Angola, responsabile di continui massacri di quella popolazione.  Ma appena il gruppo si affaccia, dall’imbocco di Via Muratori, in largo Mecenate, si sente gridare: “eccoli!”.  Da parte dei compagni la sensazione è quella della trappola; vengono lanciate un paio di molotov, distanti da dove sono posizionate le forze dell’ordine, l’intenzione è di coprirsi la fuga, di sparire al più presto. In una frazione di secondo inizia la fuga e l’inizio di un vero e proprio tiro al bersaglio da parte di chi vedeva le spalle del proprio “nemico”.
Le forze dell’ordine sparano, i giovani scappano.  Tre compagni vengono colpiti: uno al “centro”, crolla sull’asfalto, colpito alla schiena; altri due di “lato”, sono colpiti alla testa, ma riescono a continuare la fuga. Chi giace sull’asfalto urla. Chi è più vicino a lui si ferma: prova ad alzarlo, non ci riesce, chi è a terra non sente più le gambe. Chi soccorre tenta di trascinarlo via da quell’inferno. Verso quel pericoloso gruppo, formato da un giovane di diciotto anni disteso per terra e da un altro giovane che, disperato, prova a salvarlo, vengono sparati altri colpi di pistola. Due raggiungono altri compagni. Chi è a terra viene colpito di nuovo su una gamba, chi osava soccorrere viene colpito su un braccio.
A rimanere sull’asfalto è uno studente dell’Itis Armellini, Piero Bruno, militante dei Cps (Collettivi Politici Studenteschi vicini a Lotta Continua) e attivo nel circolo di LC di Garbatella, quello storico in via Passino. Piero morirà il pomeriggio successivo, piantonato in ospedale al San Giovanni. Quella domenica pomeriggio sarà un via via di compagni pieni di lacrime e di rabbia e di militanti della sinistra nella camera mortuaria dell’ospedale.
Il giorno dopo una manifestazione imponente marcia verso il centro, vuole raggiungere Palazzo Chigi, echeggia lo slogan che ha fatto tremare molti in quegli anni “Le nostre bandiere oggi sono a lutto, pagherete caro, pagherete tutto!”. E’ una manifestazione carica di rabbia e disposta a tutta. Interverrà Ingrao, allora Presidente della Camera, ad evitare uno scontro che sarebbe stato violentissimo. L’attuale presidente della Camera Fini, a Genova nel 2001, era nella cabina di regia della repressione. Sono differenze che contano.

Reti- invisibili.net così ricostruisce la dinamica dei fatti che hanno portato all’uccisione di Piero Bruno:

Il primo proiettile che raggiunse Piero alla schiena fu esploso dal carabiniere Pietro Colantuono. Il colpo sparato mentre Piero era già a terra fu esploso da un poliziotto in borghese, poi identificato nella guardia di PS Romano Tammaro.
Per simulare una situazione di pericolo ed accreditare la versione di intenti aggressivi da parte dei dimostranti, le forze di polizia trascinarono il ferito verso l’ambasciata.
Oltre a Colantuono e Tammaro, ad aprire il fuoco fu certamente anche il sottotenente dei CC Saverio Bossio.
Nonostante tutto questo, nel dicembre 1976 il giudice istruttore emise la sentenza di archiviazione, scrivendo in tale ordinanza: “se per la difesa dei superiori interessi dello Stato, congiuntamente alla difesa personale, si è costretti ad una reazione proporzionata alla offesa, si può compiangere la sorte di un cittadino la cui vita è stata stroncata nel fiore degli anni ma non si possono ignorare fondamentali principi di diritto. La colpa della perdita di una vita umana è da ascrivere alla irresponsabilità di chi, insofferente della civile vita democratica, semina odio tra i cittadini”.

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2 Commenti


  • simonetta iorio

    che vergogna:non lo avevo saputo


  • Marco

    C’era una targa in via Muratori a ricordare il sacrificio di Piero Bruno…in estate è stata tinteggiata la facciata del palazzo ed ora la targa non c’è più. Che fine ha fatto?

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