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Start up a war

Di fronte ad una guerra si è naturalmente portati a prestare maggiore attenzione ai suoi effetti (la violenza, la morte, la distruzione), piuttosto che alle sue cause. Ciò è perfettamente naturale, non si può non provare empatia per le vittime di una guerra. In questa maniera però si corre il rischio di farsi trascinare emotivamente dagli effetti negativi del conflitto, potendo anche arrivare a condannare aprioristicamente ogni guerra.

Ma ciò è profondamente sbagliato, perché come diceva Mao, “La storia insegna che le guerre si distinguono in due categorie: le guerre giuste e le guerre ingiuste. Ogni guerra progressista è giusta e ogni guerra che ostacoli il progresso è ingiusta”. Concludendo che si deve prender attivamente parte alle guerre giuste.

Per capire se una guerra sia giusta (e se quindi vada combattuta), ci si deve concentrare prima sulle cause e poi sugli effetti. Se invece ci si concentrasse prima sugli effetti non ci sarebbe solo il rischio di condanna aprioristica già enunciato, ma anche uno in qualche modo speculare: quello di appoggiare guerre ingiuste. Il caso delle guerre condotte dalle forze occidentali è un’eclatante esempio, in quanto si tratta di guerre d’aggressione imperialista che come effetto collaterale possono portare anche a qualche forma d’istanza progressista.

Per questo è fondamentale concentrarsi sulle cause dei conflitti: capire come nascano, chi li scateni e come reagiscano le masse.

Sara Reginella è una regista e una psicologa che con il suo ultimo lavoro Start up a war (il trailer è visionabile online) analizza i meccanismi che scatenano le guerre, vedendo come alcuni di questi siano gli stessi che generano i conflitti interpersonali. La regista argomenta questa tesi prendendo spunto dalla crisi ucraina e dalla guerra del Donbass: una guerra giusta, che è giusto combattere.

Sara Reginella ricostruisce meticolosamente il processo con il quale si è infiammata l’Ucraina individuando i soggetti esterni che hanno istigato il conflitto e i collaborazionisti interni che l’hanno fomentato. Questa ricostruzione è fatta grazie a materiali d’archivio e fonti inedite che è andata a reperire sul campo, raccogliendo le testimonianze di attivisti e funzionari della sicurezza nazionale.

Particolarmente toccante il racconto del punto di non ritorno della crisi, la strage di Odessa, ricostruita con il contributo di un superstite. Così come nei fatti, anche nella narrazione quell’episodio segna una svolta: la crisi si trasforma in guerra civile.

Sara Reginella è molto coraggiosa, sia per la scelta del tema, sia per come ha deciso di trattarlo, si è recata sul campo spingendosi fino alla prima linea, per raccogliere le testimonianze di chi lotta contro il fascismo. Grazie alla sua telecamera ci si affaccia nelle trincee per vedere la guerra e chi la combatte. Si scopre che queste sono persone normali che però non sono disposte ad assistere passivamente al ritorno del nazismo.

Un esercito di popolo con una ferrea determinazione che da anni fronteggia un nemico più numeroso e meglio equipaggiato. Il documentario mette di fronte alla realtà nella sua cruda semplicità: la Resistenza del Donbass non serve solo ad affermare i diritti di un popolo, ma in quanto “lotta contro il fascismo” ha una valenza globale, perché sta difendendo il futuro dell’umanità. Il fascismo una volta che attecchisce in un paese non vi rimane confinato, ma espande il suo veleno oltre i confini spargendo morte ovunque riesca ad arrivare.

Il documentario di Sara Reginella non è solo la testimonianza di tutto ciò, ma è anche il frutto della ricerca di una psicologa che propone una formula per far si che episodi del genere non si verifichino in futuro. Questa è in assoluto la valenza più importante della sua opera.

Sara Reginella aveva fatto anche altri documentari sulla crisi ucraina e la guerra del Donbass, ma di sicuro Start up a war è il suo capolavoro, quello in cui riesce ad integrare al meglio le proprie doti di psicologa e di regista. D’altronde ciò è confermato anche dai numerosi premi vinti in ogni parte del mondo, il giusto riconoscimento per un lavoro eccezionale.

Sebbene alcune immagini siano molto dure, la visione è consigliata a tutti, per conoscere questa guerra, per capire come nascano i conflitti, ma soprattutto per evitare che le tragedie si ripetano.

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