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Presidenziali in Croazia: astensione record, centrosinistra in testa, exploit populista

Il presidente uscente della Croazia, il socialdemocratico Ivo Josipovic ha vinto il primo turno delle elezioni presidenziali piazzandosi primo ma solo con il 38,5% per cento dei voti. Nel ballottaggio previsto l’11 gennaio dovrà quindi sfidare Kolinda Grabar Kitarorivic, la candidata del centro-destra, arrivata al 37,2% (uno scarto di appena 24 mila voti quando sono state scrutinate il 96% delle schede votate ieri).

Ieri sera nel quartier generale di Josipovic, composto da una forte compagine di ministri e funzionari socialdemocratici e liberali, non si riusciva a celare una certa delusione rispetto alle attese della vigilia che promettevano un risultato assai più netto e vicino alla maggioranza assoluta. A giocare contro Josipovic è stata la sua vicinanza all’impopolarissimo governo di centro-sinistra che in tre anni al potere e nonostante la sudditanza nei confronti dei diktat della troika non è riuscito a rilanciare l’economia croata che sta per entrare nel settimo anno consecutivo di recessione, con un debito pubblico all’80% del Pil e la disoccupazione al 20%.
Il candidato dell’Unione democratica croata (Hdz, di destra) e di altri sette partiti minori di centro-destra, la diplomatica Kolinda Grabar Kitarovic, 47 anni, ex ministro degli Esteri e ora segretario della Nato aggiunto per la diplomazia pubblica, ha superato ampiamente la quota che i sondaggi le garantivano.
Il suo partito, scosso negli ultimi anni da una serie di scandali di corruzione culminati con due sentenze di colpevolezza per l’ex premier Ivo Sanader, padrino della sfidante alla presidenza, si può considerare di nuovo in gioco grazie a questo risultato. A lei dovrebbero andare i voti dell’ultimo arrivato, Milan Kujundzic, rappresentante dell’estrema destra nazionalista e populista che ha ottenuto il 6,2% delle preferenze.
Da segnalare l’elevato tasso di astensionismo. Quasi la metà dell’elettorato non si è recato alle urne, sicuramente a causa dell’ondata di maltempo ma anche per la crescente delusione della popolazione nei confronti della classe politica e dell’Unione Europea. Da segnalare anche l’inatteso exploit di Ivan Vilibor Sincic (nella foto), un venticinquenne che denuncia con un messaggio confuso e populista ma assai attrattivo i poteri forti e le banche, difendendo sfrattati e piccole aziende, che ha ottenuto il 16,5% nonostante sia una new entry assoluta nel panorama politico; un voto di protesta, secondo tutti gli analisti, e di sfiducia nei confronti sia del centrosinistra che del centrodestra.
Secondo i sondaggi al ballottaggio tra due settimane la maggior parte dei voti andati ieri a Sincic dovrebbero spostarsi su Josipovic.

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