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La Turchia intensifica la pressione sulle SDF alla fine della tregua

Mentre la tregua di quattro giorni tra le “Forze democratiche siriane” (SDF) e l'”Esercito Nazionale” sostenuto dalla Turchia attorno ad Ayn al-Arab (Kobane) volge al termine, ci sono segnali crescenti che la Turchia si stia preparando per operazioni militari su larga scala contro le SDF, con l’obiettivo di smantellare la sua presenza nella Siria nord-orientale. Le fughe di notizie suggeriscono che Ankara sta facendo pressione sul nuovo governo siriano a Damasco per impedire qualsiasi dialogo con le SDF o la sua struttura di “autogoverno”.

I leader politici e militari curdi hanno parlato del fallimento della mediazione americana, che non è stata in grado di fermare i combattimenti nella regione. Ciò include una potenziale escalation in altre aree di Raqqa e Hasakah, dove sono di stanza sia le SDF che le forze americane. Rohlat Afrin, leader delle “Unità di protezione delle donne” curde, ha confermato che i negoziati sotto la sponsorizzazione americana riguardo al ponte di Qarqozak sono falliti, accusando la Turchia di usare i colloqui come pretesto per schierare più truppe e prendere il controllo di aree strategiche. Afrin ha avvertito che la Turchia si sta mobilitando per attaccare Ayn al-Arab.

La retorica di Ankara lancia una sfida esistenziale contro le SDF, con il ministro degli Esteri turco Hakan Fidan che ha dato alle forze curde un ultimatum: sciogliersi o fronteggiare l’eliminazione. Fidan ha delineato un processo in due fasi per risolvere la situazione, ovvero l’espulsione dei militanti curdi non siriani e la richiesta di dimissioni della leadership delle SDF, offrendo al contempo un’opportunità ai combattenti di reintegrarsi nella vita civile.

Nel frattempo, la posizione della nuova leadership siriana sembra più conciliante. Ahmed al-Sharaa [Al Golani], il comandante nella sala operativa militare siriana, si è espresso per offrire ai curdi un posto nel nuovo stato siriano, sottolineando la necessità di porre fine delle passate ingiustizie contro di loro.

Il Partito dell’Unione Democratica (PYD) ha espresso la speranza di una partecipazione curda alla transizione della Siria, mentre le SDF cercano il sostegno del leader curdo [iracheno] Masoud Barzani per mediare con la Turchia.

La situazione rimane fluida: alcuni resoconti indicano, appunto, che le SDF sono aperte a negoziati diretti con la Turchia tramite Barzani, con l’obiettivo di garantire le richieste curde. Tuttavia, la posizione della Turchia nel negare l’autogoverno ai curdi rimane ferma, valutando solo la possibilità di un ritiro sicuro per i leader delle SDF, insieme alla partecipazione politica alla ricostruzione della Siria.

Si prevede che le SDF utilizzeranno la minaccia dei campi di prigionia dell’ISIS per fare pressione sugli Stati Uniti e ammorbidire la posizione della Turchia. La lotta curda ora affronta un percorso incerto, intrappolata tra l’escalation militare e il mutevole panorama politico in Siria.

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