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No alla guerra intercapitalista. Per una transizione a un modello di sviluppo dei vantaggi complementari

È evidente che esistono differenti modalità di interpretazione dell’attuale situazione politica, economica, finanziaria, commerciale. I paesi coinvolti all’interno dello scenario internazionale sono tanti, ognuno ha interessi propri che spesso coincidono con interessi commerciali divergenti.

In questo panorama geoeconomico e geopolitico si evidenziano dei punti di interesse che sono in continua relazione fra andamento della guerra economica, commerciale e sul piano militare.

In particolare, chi porta avanti la guerra soprattutto sul piano militare sono gli USA, con le loro politiche di governo: basti pensare all’ingerenza statunitense in paesi in guerra, come la Siria, lo Yemen, oppure all’obiettivo di escludere la Russia dal Medio Oriente, alle minacce e l’attuazione espansionistica della NATO a guida Stati Uniti e UE costringendo su un terreno di guerra militare anche la Russia.
Si parla spesso di guerre di etnie, guerre di religione, guerre di confine… Il motivo unico delle guerre è la sete del profitto,
l’accaparrarsi delle risorse naturali da parte di forze neocoloniali e imperialiste (così come avveniva nel 1400 e nel 1500), modalità che oggi si perpetuano in altra maniera.

Dietro il conflitto russo-ucraino che cosa si può leggere? Ripercorriamo i temi principali del libro Nel vento, come zingari felici. Riprendiamoci la vita, la terra, la luna e l’abbondanza

A questo proposito il discorso del “vento” ritorna spesso, così come la questione degli zingari che ritorna, non mettiamoci paura di dirlo, proprio perché siamo tutti indigeni, nel reale significato che siamo tutti legati alla propria terra.

Potremmo fare molti altri esempi dei Sud, come il modello di commercio ecosolidale, di alternativa, che hanno caratterizzazioni socialiste, di Cuba, del Venezuela, o della grande Cina, con 1 miliardo e mezzo di persone e un PIL enorme, che è stata la prima a sconfiggere il COVID-19 attraverso la Pianificazione.

Ma cosa si intende con Pianificazione? Ad esempio, decidere di rimuovere gli operai dal ramo industriale e sostituirli nella costruzione di ospedali da 2000 posti in soli 7 giorni, imponendo il benessere pubblico su quello privato.
Se in precedenza la dicotomia era tra Est-Ovest, con il crollo dell’URSS il mondo è passato dal bipolarismo all’unipolarismo. In una prima fase c’è stata una guida unipolare statunitense con l’apparato militare NATO; gli USA non hanno mai dismesso l’apparato industriale militare, il primo investimento degli USA è quello in armi; per esempio lo stesso internet che utilizziamo ci è arrivato quando il Pentagono non lo ha utilizzato più, infatti queste sono prime tecnologie militari che in un secondo momento arrivano a noi.

La guida unipolare a un certo punto però ha iniziato a barcollare, e la Germania ha voluto competere con gli USA; ma mentre gli Stati Uniti hanno un grosso peso commerciale, militare e sono un paese importatore, la Germania è un paese esportatore.

Per poter competere a livello monetario e commerciale la Germania diventa così la “testa di ariete” della costruzione dell’Unione Europea.

Non bisogna mai commettere l’errore di parlare di “Europa”. Io sono fortemente critico verso l’Unione Europea, che è ben diverso: vale a dire una costruzione monetaria ed economica che non ha nulla a che vedere con le culture e con le tradizioni della Grande Europa.

Dunque, quando inizia a barcollare questo sistema poiché entra in competizione con il dollaro-euro, si stabilisce una sorta di accordo tra due imperialismi che tra di loro sono divergenti – e spesso conflittuali – ma che poi convergono su un interesse comune: il dominio Nord-centrico.

La guida unipolare statunitense si trasforma in guida unipolare dei Nord, dove i “Nord” sono intese come quelle potenze a capitalismo avanzato, alcune delle quali a carattere imperialista.

L’imperialismo in tal senso non è assolutamente inteso come un concetto di militarizzazione, ma è una caratterializzazione di una fase avanzata del capitalismo, nel quale convivono centralizzazione dei capitali, il ruolo dell’economia finanziaria e produttiva, gli oligopoli, i monopoli, le fusioni di grandi imprese, le multinazionali…

Quando il capitalismo raggiunge questa fase di espansione assume dunque carattere imperialista, anche con il ruolo degli armamenti e degli eserciti. Ci sono paesi infatti che hanno un forte esercito, ma non sono di carattere imperialista.

Sono i cosiddetti paesi Nord-centrici quindi i paesi a capitalismo avanzato, di carattere imperialista, come i poli del dollaro, dello yen giapponese e dell’euro.

A questo Nord-centrismo unipolare da qualche anno si contrappone una visione multicentrica, che nasce originariamente da una sigla etichettata come BRICS, che non è un’alleanza ma un insieme di paesi, ossia Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica.

Questi paesi fra di loro non hanno lo stesso regime politico: la Cina segue il modello di Pianificazione socialista; la Russia è guidata da un capitalismo arretrato e oligarchico, ancora in via di maturazione, dove ci sono sacche di povertà e di ricchezza infinita; il Sudafrica e il Brasile hanno invece altri modelli, quest’ultimo in particolare aveva un modello che oggi regredisce con la forma reazionaria di Bolsonaro.

I BRICS costituiscono una contrapposizione a quella che è la visione unipolare; se ai BRICS aggiungiamo per esempio Cuba, Venezuela e Vietnam con i loro sistemi socialisti, oppure altri paesi come l’Iran, o la stessa Turchia, ci rendiamo conto che oggi sono presenti potenze economiche tra loro diverse, con modelli di sviluppo differenti (a guida capitalista, socialista etc.), che però vogliono e richiedono il loro spazio, nel senso di non sottostare alle regole dell’unipolarismo Nord-centrico.

Per questo il passaggio avviene da un bipolarismo Est-Ovest a un bipolarismo Nord-Sud, dove il Nord è un Nord a capitalismo avanzato a carattere imperialista e i Sud sono i paesi spesso ultra-sfruttati, o che con un nome volgarissimo vengono etichettati come Terzo e Quarto Mondo.

Secondo il criterio eurocentrico noi saremo definiti infatti “Primo Mondo”, che ha iniziato la sua avventura disastrosa con il maledetto viaggio di Cristoforo Colombo… I “primi mondi” si devono invece identificare per ricchezza di cultura, di democrazia, di libertà etc. L’eurocentrismo e l’occidental-centrismo, invece, spesso hanno significato colonizzazione e depredazione.

Da questa contrapposizione nasce una nuova scacchiera internazionale pluripolare, a cui si contrappone una guerra inter-capitalista. Io penso che la guerra in atto oggi abbia carattere inter-capitalistico – che non è inteso come socialismo contro capitalismo – ma sono forme di capitalismo espansionista che si confrontano.

Qual è la prima ragione di questa condizione? Persiste un lento declino dell’economia degli Stati Uniti, i quali non saranno più il motore dell’accumulazione globale, non hanno più il potere economico che avevano, ma devono sorreggere un mercato fortemente esposto in termini di debito interno e esterno. Se gli USA non hanno più questo potere economico e commerciale, non hanno più neanche il potere monetario; ossia il dollaro non è più quella moneta che per decenni è stata di riserva internazionale.

Dopo la caduta degli accordi di Bretton Woods del 1971, gli Stati Uniti rompono gli accordi e decidono di emettere liberamente quantità di dollari senza alcuna relazione con l’oro detenuto nella Federal Reserve e o con il PIL del loro paese.

La domanda che sorge a questo punto è, se questo paese emette molta più moneta della ricchezza creata, come fanno a non avere un’inflazione tremenda? Come si sorreggono? Lo fanno imponendo agli altri paesi una forma di dominio monetario, cioè quella di far detenere dollari e titoli in dollari, poiché dollarizzano il mercato energetico, quello del petrolio. Quindi il legame del dollaro e del petrolio determina la scena internazionale a guida statunitense.

Ormai da qualche anno il rublo russo si collega e fa accordi con lo yuan cinese; nascono così idee di criptovalute, non più orientate sul dollaro e sul petrolio ma sull’oro e come monete di riferimento monete altre, tra cui le più importanti sono proprio il rublo e lo yuan.

La guerra del mondo unipolare Nord-centrico alla Russia – e la risposta violenta della Russia all’Ucraina – è anche una guerra che vede in gioco la Cina, poiché l’espansionismo cinese intimorisce le altre potenze. Pertanto, gli USA e l’UE continuano una guerra verso quei paesi che non si sono ancora piegati ai loro interessi.

Nella speranza di una fine immediata della guerra in corso, bisogna però capire che il mondo dopo questa guerra non sarà più lo stesso. Per cui i due grandi poli USA e UE confermeranno nei prossimi anni le loro tattiche.

Gli Stati Uniti continueranno a cercare di far predominare il dollaro come moneta di riserva internazionale, e cercheranno dunque di far soffocare Russia, Cina, Venezuela e l’Iran attraverso sanzioni, blocchi, azioni indirette, mercenari, narcotrafficanti, eserciti privati, paesi alleati, clienti sunniti; ma oltre a tutto questo si affaccia sempre di più lo scenario militare che al di là di questa crisi può diventare una continuità in punti diversi.

Questo fattore costringe ovviamente al fatto che bisogna ricreare un tavolo di nuovi organismi internazionali per le trattative, o si tratta da questo punto di vista o le politiche espansioniste egemoniche imperiali continuano.

E dall’altra parte cosa avverrà? Alleanze tattiche per politiche anti-egemoniche come risposta. Si inaspriranno le guerre economiche e finanziarie, ci sarà una nuova guerra fredda finanziaria e una guerra monetaria. Non sappiamo quanto ne risentirà l’ambiente, anche la natura ce la farà pagare sul medio-lungo periodo.

Ne è da esempio la decisione che avvenne durante il periodo del governo Trump da parte degli USA di bloccare il funzionamento dell’OMC (Organizzazione Mondiale del Commercio); l’OMC è un organismo internazionale a cui partecipano 165 paesi.

Ma qual è il compito dell’OMC? È quello di stabilire le regole del commercio internazionale e di garantirne il rispetto. Qui sorge spontanea una domanda, se le regole stabilite dall’OMC sono compromesse in assenza di un organismo che ne garantisca il rispetto, allora l’UE deve necessariamente reagire a quelle che sono state le prese di posizione degli USA; dunque in quello che sembrerebbe un accordo inter-imperialista tra due imperialismi diversi, vediamo invece che, sì, spesso USA e UE sembrano alleati ma gli interessi sono divergenti.

La situazione per l’Unione Europea allo stesso tempo non è tranquilla: gli USA impongono protezionismo e dazi sulle merci senza passare per l’OMC e i governi devono affrontare situazioni difficili.

Pensiamo ad esempio alla Russia, che è alle prese con un profondo rinnovamento delle forze interne, non solo militari. La Russia sta riorganizzando il suo assetto produttivo, perché è un capitalismo arretrato che non può competere con capitalismi avanzati anche tecnologicamente come quelli dei Nord. Quindi questo rinnovamento delle forze produttive all’interno della Russia è causa di un’economia travagliata in transizione, e il ruolo a tutti gli effetti che emerge è quello di un gioco.

Ma qual è il gioco sullo scacchiere internazionale e quali sono i “giocatori” più potenti? Gli USA, la Cina, la Russia e l’Iran; ha un suo ruolo anche l’UE, però è un insieme di Stati che ancora non ha assunto la forma degli “Stati Uniti d’Europa” e ci sono interessi divergenti anche all’interno di questi.

Dunque, nonostante le difficoltà, Mosca dimostra di sapersi inserire nei vuoti di potere lasciati dagli USA, e più ancora si inserisce in questi vuoti di potere la Cina, che cerca di recuperare una influenza che sembrava perduta, così come sembrava perduta da parte della Russia dopo la caduta del muro di Berlino e dell’URSS.

Il nuovo asse anti-Occidente potrebbe essere rappresentato da Mosca, Pechino e Teheran, che coincidono con una volontà ben precisa di opporsi all’unipolarismo statunitense, e in senso lato quello che abbiamo chiamato del “Nord”.

Si possono trovare delle somiglianze forti con le alleanze emerse alla fine dell’Ottocento e inizio del Novecento, però con una forte differenza: lo scacchiere non è più quello europeo, caratterizzato dalle potenze coloniali, ma il mondo ha due super potenze egemoniche circondate da potenze regionali emergenti.

Nessuno parla ad esempio della costituzione del nuovo polo imperialista dei Paesi Arabi; da cui sorge l’idea di porsi come assoluta alternativa – l’Arabia Saudita. C’è quindi un polo costituente arabo che può assumere anche connotati imperiali.
L’armonia, anche se con supposizioni politiche diverse, tra Cina, Russia, Iran, Venezuela, Cuba, Vietnam, può estendersi non solo al problema su come commerciare il petrolio o le materie prime, ma anche nell’avere in generale una cooperazione politica sul piano commerciale, che fa crescere l’importanza di queste nuove alleanze.

Per questo, se non abbiamo già un’idea di un commercio equo, solidale, cooperativo, alternativo, ogni conflitto regionale può svilupparsi su larga scala, ovvero oggi i conflitti regionali possono assumere un connotato mondiale; ad esempio il conflitto Russia-Ucraina sembrerebbe essere relativamente piccolo, ma ha assunto un carattere internazionale.

Queste tematiche che stiamo attraversando hanno a che fare con le proposte di un modello alternativo, poiché siamo davanti a un modello di sviluppo talmente diseguale che va ad approfondire i processi di dominio sociale ed economico. In tal senso, un nuovo ordine pluripolare per l’autodeterminazione dei popoli è quantomai necessario, utile, indispensabile e possibile.

L’analisi deve portare ad un quadro di geopolitica, geoeconomia e geo commercio che tenga conto di un quadro analitico complesso anche di approcci teorici e metodologici. Infatti quando parliamo di quello che può sembrare il commercio equo e solidale, in realtà è il concetto che portano avanti i paesi andini e i paesi dell’ALBA della complementarietà; o quando diciamo di costruire un’ALBA Euro-Afro-Mediterranea con la realizzazione di una moneta di conto virtuale come SUCRE Mediterraneo fondata sul concetto di complementarietà del commercio significa che si può stabilire questo rapporto complementare tale che l’agricoltura, i prodotti naturali devono seguire il tempo della natura, e la complementarietà diventa produttiva, distributiva e commerciale, questo fa sì che ci sia più pace, più equilibrio ambientale e più cooperazione.

Non è vero che un altro mondo non sia possibile, ma un altro mondo è possibile perché necessario.
Il commercio non può essere basato sulla concentrazione e centralizzazione dei capitali; perché gli stessi centri commerciali si sono mangiati il tessuto dei piccoli commercianti di quartieri, ma adesso lo stesso Amazon si mangerà i grandi centri commerciali perché porterà le merci a casa con prezzi più bassi.

In quella catena del valore lo sfruttamento inoltre permane perché rinviene nelle consegne e nei lavori sottopagati, risparmiando sul fatto che Amazon funge da primo fornitore che non deve pagare l’intermediazione del centro commerciale, e dunque può permettersi prezzi più bassi.

Ma questa logica di centralizzazione del “pesce grande che mangia il pesce piccolo”, se non si creano alternative semplici e realizzabili, non finirà mai.

Il modello di alternativa può diventare un modello di relazioni commerciali che sono relazioni produttive, sociali ed umane. L’economia deve essere antropologica, e deve avere al centro l’uomo e non il profitto; dobbiamo creare scienze sociali con al centro l’uomo e la natura, come fa la Costituzione della Bolivia da quando è entrato Evo Morales, dove è centrale la Madre Terra, perché l’uomo stesso è parte della Pacha Mama.

O poniamo insieme questo orizzonte oppure non ne usciamo.

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1 Commento


  • Walter

    Ma preferiscono la palestra piuttosto che l’orto, manca la cultura,

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