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La mafia si fa Stato, in Valle d’Aosta e altrove

Pur esprimendo una profonda indignazione per la terribile ennesima inchiesta sul connubio mafia-politica in Valle d’Aosta, da parte nostra non dovremmo fermarci alla giusta, legittima richiesta di onestà, di legalità, di moralità della classe politica dirigente e di ritorno alle urne. Reazioni assolutamente condivisibili, ma strettamente legate al fatto giudiziario in sé e non volte a una visione complessiva della situazione.

Penso che ora dovremmo chiederci effettivamente a quali scelte politiche abbia portato e a quali conseguenze porti il voto di scambio, sempre e in ogni caso, che sia stretto con la criminalità organizzata o con la cittadinanza.

Se c’è uno scambio, dopo il voto c’è qualcosa in cambio.

A volte ci sono direttamente soldi, bustarelle o mazzette. A volte – come probabilmente nel caso di Fosson, Viérin, Borrello e Bianchi, e di chissà quanti altri politici che si servono di questo mezzo per essere eletti – ci sono azioni, atti, provvedimenti, delibere, incarichi che contengono in sé, travestite con abito legale, il favore da restituire a chi di dovere in cambio dei voti ricevuti.

Che il patto, o l’accordo, sia stretto con un’organizzazione criminale o con i singoli, o gruppi, o lobby, questa è la regola principale di un contratto. Io ti dò una cosa a te, tu mi dai una cosa a me.

Ora, continuare a ripetere “onestà, moralità” e a condannare il comportamento dei politici indagati, di per sé è un modo giusto per prenderne le distanze e proporsi come esempi migliori da seguire. Ma guardare soltanto al fatto in sé fa passare inosservato molto altro, su cui invece bisognerebbe focalizzare l’attenzione per allargare il discorso e passare dal campo della morale a quello della politica.

Se prometto qualcosa a un privato, o a un gruppo di individui, o a un’organizzazione mafiosa, una volta eletto la mia linea politica sarà quella di onorare il patto e lavorare per favorire chi mi ha votato. Oppure quella di tradirlo, a rischio di non essere più rieletto, se non perseguitato in caso di sodalizio.

Quali sono quindi quelle azioni, quelle scelte politiche, quelle delibere messe in campo da chi è stato eletto grazie a voti di scambio per mantenere la promessa?

Dovremmo chiedercelo tutti. Andare a frugare, leggere tra le righe dei provvedimenti amministrativi e delle proposte di legge. Solo che noi cittadini non siamo mica degli esperti, non è facile orientarsi in questa giungla. Però, alcune scelte sono talmente chiare e semplici che tutti possiamo arrivarci.

Fra le tante, mi viene in mente una dichiarazione dell’assessore ai lavori pubblici che si è appena dimesso, quando la Giunta stanziò 39 milioni di euro per i mutui prima casa e ristrutturazione:

La finalità principe di queste misure era di andare ad incentivare il mercato dell’edilizia privata. Volevamo dare una scossa al settore, e guardando ai numeri si può dire che ciò è accaduto”, disse Borrello.

Può darsi che la sua dichiarazione e la finalità principe di questa misura non c’entrino nulla con “l’operazione Egomnia”. Può darsi che le sue parole rivelino semplicemente l’indirizzo politico in cui crede e che ha messo in atto. Poco importa. Invece è importante capire che politicamente questa scelta favorisce gli interessi privati di qualcuno anziché il bene pubblico.

Ma è solo un esempio, in Valle d’Aosta ce ne sarebbero molti altri. Infatti, l’affidamento e la gestione di servizi e beni pubblici ai privati, qui, è una pratica molto diffusa. Come altrove.

Ecco, andare un po’ oltre dovrebbe significare questo: cercare un significato politico dietro i comportamenti individuali della classe dirigente.

Colpevoli o no per la giustizia, questo si vedrà. Colpevoli di smantellare pezzo per pezzo il senso dello Stato e di portare all’agonia i suoi fondamenti di giustizia sociale e di uguaglianza a favore del profitto privato… questo, e molto altro, mi pare che possiamo già dirlo.

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