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Così l’Italia ha progettato e pagato la nascita dell’area Sar libica

Nuova puntata del terribile serial sulla cosiddetta “guardia costiera libica” (lato Tripoli), organizzazione di trafficanti di esseri umani finanziata direttamente dallo Stato italiano e dall’Unione Europea all’unico scopo di “trattenere” sul continente africano i migranti che vorrebbero fuggire in Europa (non in Italia, perché la nostra pessima fama ci precede…).

Ancora una volta il merito va a Nello Scavo, cronista de L’Avvenire – il quotidiano dei vescovi italiani, non del bolscevismo trionfante – che ha già da tempo inchiodato alle proprie responsabilitaà almento tre governi italiani: quello di Gentiloni (con tale Minniti, “democratico”, al ministero degli interni), il Conte I (con il fascioleghista Salvini nello stesso ruolo) e il Conte II (in cui al Viminale c’è un “tecnico”, ossia la prefetta Lamorgese).

Insomma, chiunque governi – e chiunque sia il ministro dell’interno – la politica è identica. Unica differenza: “il Truce” se ne vanta, gli altri fanno finta di non sapere.

Il tassello più recente riguarda l’ammissione, da parte dell’Unione Europea, che questi governi sono i protagonisti assoluti del “coccolamento” degli scafisti di Tripoli, impegnati nell’imprigionare, torturare, violentare e uccidere i migranti africani (per qualsiasi ragione, politica o solo “economica”).

Il conto ammonta ormai a una sessantina di milioni, anche se la parte “diritti umani” ammonta a soli 900.000 euro. Del resto quello della difesa dei “diritti umani” è per l’establishment europeo solo una foglia di fico utile quando si tratta di criticare avversari geopolitici. Dunque, non c’è necessità di spendere molto quando si contratta con degli “amici” come lo scafista Bija…

Consigliamo caldamente la lettura delle puntate precedenti, ossia i link in fondo all’articolo, in modo da avere un quadro sufficientemente ampio. E aggiacciante.

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Così l’Italia ha progettato e pagato la nascita dell’area Sar libica

 * Nello Scavo – l’Avvenire

Mentre si scopre da nuovi documenti ufficiali che solo una minima parte dei fondi Ue per la Libia sono destinati alla promozione dei diritti umani, e che l’istituzione a Tripoli della centrale per intercettare i barconi in mare e catturare i migranti è stata organizzata e pagata dall’Italia, da Tajiura arriva la notizia di una nuova orribile punizione contro i migranti. In tre sono stati bruciati vivi: uno è morto, mentre gli altri due lottano per non morire.

Tre nigeriani, a quanto pare costretti a una vita da schiavi, sono stati aggrediti dai loro aguzzini. Una spedizione punitiva che nelle intenzioni doveva essere un plateale messaggio per i neri che a Tajoura, dove si trovano prigioni statali e gabbie clandestine, non hanno alcun diritto.

Dopo essere stati immobilizzati sono stati versati addosso litri di carburante. Uno è morto mentre le fiamme venivano sovrastate solo dalle sue urla. Gli altri due versano in condizioni disperate, interamente ricoperti da ustioni gravissime. La polizia ha arrestato alcuni uomini, ma non si conosce ancora la loro identità, né se appartengano a qualche milizia o banda armata.

L’organizzazione mondiale delle migrazioni Oim, ha espresso sconcerto per questo ennesimo assalto contro i migranti subsahariani. La maggior parte dei casi non viene resa nota né denunciata, ma questa volta l’episodio non ha potuto essere nascosto né taciuto.

Ma la tutela dei diritti umani non sembra essere il primo pensiero neanche per l’Unione Europea. Rispondendo all’interrogazione di Özlem Demirel, deputata al parlamento Ue per il gruppo della Sinistra unitaria europea, la Commissione ha spiegato che per il 2020 sono stati stanziati 65 milioni per l’addestramento della cosiddetta guardia costiera libica (senza tuttavia precisare quale delle “guardie costiere” ne sia beneficiaria) e solo 900mila euro per progetti destinati alla promozione dei diritti della persona.

Tra il 2017 e il 2018, “la Guardia Costiera italiana ha sostenuto la LCG con 1,8 milioni di euro – si legge nella risposta a nome della Commissione Ue – dal Fondo per la sicurezza interna, con la valutazione della Lcg delle loro capacità di ricerca e soccorso (Sar)”.

Ma qui Bruxelles conferma quanto sostenuto da svariate inchieste giornalistiche e mai confermato ufficialmente. L’istituzione dell’area di ricerca e soccorso libica e la sua fattibilità si devono al governo italiano dell’epoca (Gentiloni premier, Minniti ministro dell’Interno) “con la notifica formale della Libia della loro area Sar all’Organizzazione marittima internazionale e con la conduzione di uno studio di fattibilità per l’istituzione di un centro di coordinamento del salvataggio marittimo libico”. Tutto organizzato e pagato da Roma.

Attualmente – viene precisato -, ci sono due progetti a sostegno della Lcg. Uno da 57,2 milioni di euro, attuato dal Ministero dell’Interno italiano, principalmente a sostegno dell’Amministrazione generale per la sicurezza costiera (Gacs)”. L’altro progetto vede destinataria di fonti l’agenzia Onu per le migrazioni (Oim) “con una componente di 900.000 euro per migliorare la comprensione della Lcg degli standard internazionali sui diritti umani”. Neanche un cinquantesimo del totale stanziato.

Qualunque sia il livello di “comprensione” raggiunto dai guardacoste libici, dei quali non si può certo dire che siano tutti indistintamente dei sadici criminali, resta il problema di cosa accada ai migranti una volta intercettati in mare e riportati nelle prigioni governative dove settimanalmente l’Onu denuncia “orrori indicibili”.

Nonostante questo, “l’Italia ha in programma di continuare ad aumentare gli stanziamenti alla Guardia Costiera libica”: 3 milioni in più nel 2020, per un totale di 58,28 milioni di euro diretti alle autorità libiche, che portano il costo sostenuto dai contribuenti italiani a sostegno dell’accordo Italia-Libia, siglato nel 2017, a 213 milioni di euro», denuncia da tempo Oxfam senza mani venire smentita.

Alla Libia sono stati destinati nel complesso 435 milioni dei 4,1 miliardi complessivi di Eutf, il fondo fiduciario europeo per l’Africa. Nel complesso, ha recentemente calcolato il settimanale Internazionale, l’Unione europea ha investito per Tripoli circa 700 milioni di euro nel bilancio 2014-2020. Dal 2017 Roma ha destinato per la Libia un totale di 784,3 milioni di euro, di cui 213,9 in missioni militari, rifinanziate lo scorso 16 luglio con il voto favorevole della maggioranza in Parlamento.

I precedenti:

https://contropiano.org/news/politica-news/2020/06/23/il-patto-libico-tra-governi-e-scafisti-petrolio-contro-migranti-0129360

https://contropiano.org/altro/2019/12/10/dalla-libia-libero-contrabbando-di-petrolio-delle-milizie-verso-lue-0121789

https://contropiano.org/news/politica-news/2019/10/06/gli-scafisti-libici-li-armiamo-e-paghiamo-noi-lo-stato-e-la-ue-2-0119356

https://contropiano.org/news/politica-news/2019/10/04/gli-scafisti-libici-li-paghiamo-ed-armiamo-noi-cioe-lo-stato-0119308

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1 Commento


  • Fausta

    Che orrore non ci sono parole difronte a tanta disumanità

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