Non è passato molto tempo dalla ripresa dell’anno scolastico che il nuovo sistema di sfruttamento del lavoro, che chiamano “alternanza scuola/lavoro”, ha già ricominciato a produrre gli stessi problemi dello scorso anno. Il caso di uno studente di La Spezia, ferito gravemente durante le ore di alternanza per mansioni tutt’altro che coerenti col percorso di studi e con la sua età, rappresenta un fatto in più che si aggiunge al lungo elenco di casi di sfruttamento ma anche un salto di qualità, visto che è stata messa seriamente a rischio l’incolumità degli studenti.
Ogni giorno che passa, diventa sempre più chiaro che l’alternanza non è altro che sfruttamento del lavoro minorile, un meccanismo per legalizzarlo e fare un enorme regalo alle aziende e alle grandi multinazionali. Nulla a che vedere con la funzione emancipatrice della Scuola pubblica.
L’adeguamento del sistema scolastico italiano alla competizione internazionale, e ai parametri dettati dall’Unione Europea sacrifica la Scuola come strumento di riscatto, ipoteca l’effettività del diritto all’Istruzione ed, in più, riduce la Scuola, e gli studenti in una posizione di subordinazione rispetto alle richieste ed interessi delle imprese e del mercato.
Decine e decine di ore di scuola vengono sacrificate in favore di lavori e mansioni che spesso nulla hanno a che vedere con il percorso formativo intrapreso. Milioni di studenti ogni anno vengono privati di importanti giornate di formazione per essere lasciati allo sbaraglio nel mercato del lavoro, occupando mansioni che potrebbero essere ricoperte da disoccupati e precari. In un paese dove la disoccupazione giovanile tocca il 40% l’alternanza non ha nessuna logica se non quella della massimizzazione dei profitti e di agire sulla percezione di se degli studenti, ovvero, non più soggetti in formazione ma lavoratori già perfettamente integrati nella catena dello sfruttamento.
Le mobilitazioni studentesche sono già iniziate e sono in corso: pensiamo che nella lotta degli studenti e di tutto il mondo della Scuola debba essere centrale la parole d’ordine dell’abolizione dell’alternanza scuola/lavoro. L’ipotesi di riforma dell’alternanza, in senso favorevole agli studenti, non farebbe altro che legittimare l’ASL e l’intero impianto della “Buona scuola”. Gli stessi Stati generali dell’alternanza, convocati dalla Fedeli per il 16 dicembre, vanno nella direzione della conferma dei meccanismi di sfruttamento, di dequalificazione della didattica e di precarizzazione generazionale. Le proposte di Carta di diritti e doveri degli alunni in alternanza e i prossimi accordi tra Ministero del Lavoro e Anpal per l’implementazione dello sfruttamento del lavoro degli studenti stanno lì a dimostrarlo. L’unico diritto che gli studenti devono pretendere è quello di una scuola e di una formazione di qualità, dove l’accesso ad edifici adeguati, laboratori, libri e didattica alternativa siano garantiti a tutti. Il lavoro minorile non deve essere ne stipendiato ne tutelato, deve essere semplicemente abolito.
Per passare dalla resistenza al contrattacco è necessario sviluppare campagne larghe, inclusive, che sappiano far dialogare e organizzare tutto il mondo della scuola contro una legge che mira a stravolgere i pilastri dell’istruzione pubblica. Vanno costruiti momenti che portino sotto accusa non solo il Governo e il Partito Democratico, ideatori ed esecutori della riforma, ma anche tutte quelle aziende che dallo sfruttamento del lavoro minorile stanno avendo dei profitti.
Convochiamo un’assemblea nazionale per il 2 Dicembre a Roma, al CSA Intifada, Via Casal Bruciato 15, dalle ore 16 per lanciare in tutta Italia una campagna per l’abolizione integrale dell’alternanza scuola/lavoro. La campagna è rivolta a tutte le realtà in lotta contro la “Buona Scuola”, l’alternanza scuola/lavoro e che si battono per una scuola pubblica e libera dalle logiche e dagli interessi del capitale.
Organizzano: Noi Restiamo, Fgci
Prime partecipazioni: Collettivo 168, Collettivo Ludus, Collettivo 20 Novembre, Colletivo Gaius, Collettivo Autorganizzato Montessori,
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