L’incontro con la direzione di ArcelorMittal Italia che si è tenuto oggi presso il Ministero dello Sviluppo Economico ha definitivamente chiuso ogni polemica sulla questione dello scudo penale. La dottoressa Morselli ha, dopo due ore di confronto, dichiarato che la decisione di lasciare l’Italia è stata presa in via definitiva, invitando tutti a non perdere tempo cercando di far cambiare idea all’azienda perché ciò non è possibile, lasciando così sbigottiti i vertici di CGIL CISL UIL che avevano più volte dato disponibilità a rivedere, in peggio, l’accordo sottoscritto in sede ministeriale.
Le ragioni di tale scelta, quelle dichiarate, sarebbero legate al fatto che le condizioni dello stabilimento di Taranto non corrisponderebbero a quelle prospettate da governo e commissari. Lo stato delle acciaierie, per quanto attiene alla sicurezza ed alle emissioni nocive, è, per dichiarazione esplicita della Morselli, fuori da ogni legalità, ovvero, sempre testuali parole, si lavora in condizioni criminali.
Altro punto che avrebbe condotto la multinazionale a recedere dal gruppo ex Ilva sarebbe la venuta meno dello scudo penale. Tuttavia oltre a queste risicate dichiarazioni formali la Morselli si è rifiutata di rispondere nel merito alle tante osservazioni sulle mille contraddizioni nel comportamento della multinazionale.
La verità è che la scelta di Arcelormittal si fonda su logiche e strategie internazionali, l’investimento italiano è solo uno dei tanti, assolutamente sacrificabile, anche considerando l’alto costo per l’efficientamento dello stabilimento.
Ora serve un piano B. Abbiamo chiesto al governo di convocare con urgenza il tavolo di crisi a Palazzo Chigi. Occorre programmare un intervento pubblico direttamente nella proprietà dell’ex Ilva.
L’obbiettivo è la programmazione della chiusura delle fonti inquinanti, le bonifiche e un piano straordinario per la riconversione dello stabilimento, per garantire occupazione, salari e reddito per i dipendenti ArcelorMittal, per quelli in cassa integrazione nel bacino di Ilva in AS e per tutti quelli degli appalti.
Se necessario anche entrando in rottura con i divieti dell’Unione Europea. Senza una nuova politica industriale fondata sull’intervento diretto dello stato in economia l’Italia continuerà ad essere ostaggio dei tanti, piccoli e grandi, profittatori e il suo patrimonio industriale continuerà a perdere spessore e ruolo nella divisione internazionale del lavoro. Un processo di impoverimento che infine scarica tutto sulle lavoratrici ed i lavoratori. Povero quel paese che ha pregato, inutilmente, ArcelorMittal di restare. Ai tanti lavoratori che hanno conosciuto il vero volto della multinazionale, non mancherà affatto.
Il prossimo 29 novembre USB ha proclamato lo sciopero generale con manifestazione nazionale a Taranto . Occorre liberare la città dai veleni dell’acciaieria.
*Usb Nazionale – Usb Taranto
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