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Effetti collaterali di un omicidio

All’inizio del mese scorso, le forze di sicurezza di Hamas avevano arrestato un altro salafita giordano, Hisham Saidani, in un appartamento di Gaza. Mentre continbua la caccia al “giordano” Abdul Rahman ritenuto il capo del gruppo che ha ucciso Vittorio Arrigoni, alcuni esperti sentiti dall’agenzia Ansa ad Amman, esprimono perplessità sulla possibilità che i salafiti giordani possano davvero essere dietro al barbaro assassinio di Vittorio. “Le circostanze dell’assassinio e la rapida evoluzione della vicenda mostrano che si tratta dell’azione di un gruppo di professionisti, che ha scopi ben lontani dal modo di pensare e operare dei salafiti”, ha affermato Hassan Hanyah, un esperto giordano di salafismo, autore di diversi libri sull’argomento. “A Gaza i salafiti sono soffocati da Hamas, che ne controlla ogni movimento e che ne ha arrestato diversi leader” ha aggiunto Hanyah “L’assassinio di Arrigoni sembra legato ad alcune parti che non hanno interessi a svolgere attività a Gaza” ha concluso lo studioso, in un colloquio con l’ANSA.

Intanto sul fronte israeliano si segnala un repentino cambiamento connesso alla situazione di Gaza e ai recenti avvenimenti. Il premier isaeliano Benyamin Netanyahu ha infatto designato un responsabile del Mossad, quale nuovo mediatore nei negoziati per ottenere il rilascio di Gilad Shalit, il militare israeliano prigioniero nella Striscia di Gaza dal 2006.

Secondo un comunicato ufficiale, un uomo del Mossad, David Maidan, subentra a Hadai Hadas, che ha lasciato l’incarico qualche giorno fa, ufficialmente per motivi familiari. Netanyahu ieri sera ha ricevuto i genitori del soldato, Noam e Aviva Shalit, per informarli della scelta del nuovo negoziatore. Secondo la radio pubblica, dopo l’incontro il padre del giovane, che ha 24 anni, si è detto deluso per la mancanza di progressi nella trattativa. Il gruppo che detiene il caporale israeliano Shalit sarebbe un’altra formazione salafita presente nella Striscia, legata al clan Dogmoush e non legata ad Hamas (anzi, alcuni affermano che fosse alleata all’ex anima nera dell’Anp a Gaza Mohammed Dhalan). Tra Hamas e il potente clan Dogmoush ci sarebbe una sorta di “tolleranza reciproca”, soprattutto nelle roccaforti del clan a Khan Younis, Deir Balakh e Gaza City.

Parlando ai familiari di Shalit, anche il presidente israeliano Shimon Peres si è detto ottimista sulla liberazione del caporale dell’esercito israeliano prigioniero a Gaza, riferisce oggi Ha’aretz.  Una tempistica tra la morte di Vittorio e l’ottimismo sulla liberazione di Shalit che appare piuttosto singolare per chi non crede alle coincidenze.

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