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Canada, strage in moschea a Quebec City. Razzisti in azione?

Anche il tranquillo Canada conosce ora gli attentati. Ma al contrario. Due persone hanno aperto il fuoco nella moschea di Sainte-Foy, a Quebec City, in Canada, intorno alle 8 di sera (le due di notte in Italia). In quel momento c'erano decine di fedeli – tutti uomini, secondo l'usanza che vuole i due sessi divisi – riuniti per la preghiera della sera.

Il primo bilancio parla di 6 morti e otto feriti, ricoverati in diversi ospedali della città.

Nell'attacco sono state impiegate armi da fuoco, tra cui almeno un Ak47, meglio conosciuto come Kalashnikov. Due giovani di 27 anni sono stati fermati dalla polizia, che non ha ancora comunicato i loro nomi, né la nazionalità o la religione. L'unico indizio è arrivato dal premier canadese, Justin Trudeau, che in un tweet ha definito l’assalto un «attacco terroristico contro i musulmani».

L'unico precedente episodio di intolleranza razzista riguardante la moschea è avvenuto la scorsa estate, quando ignoti hanno lasciato una testa di maiale fuori dalla porta di ingresso.

Al momento, dunque, l'unica pista credibile è quella del razzismo a sfondo religioso. Non è un ossimoro, visto che anche in Canada – come nei vicini Stati Uniti, su scala ovviamente più grande – esistono gruppi “integralisti cristiani”, in genere sette protestanti, che raggruppano suprematisti bianchi.

Nei giorni scorsi, in aperto contrasto con la linea Trump, lo stesso Trudeau aveva invitato i migranti respinti dagli Stati Uniti a dirigersi verso il Canada. L'attentato potrebbe dunque essere il tentativo violentissimo di bloccare questa politica.

 

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