Dall’inizio del suo mandato, il presidente Emmanuel Macron e il suo governo non hanno mai smesso di perseguire il vasto attacco ai diritti dei lavoratori, già iniziato dai predecessori (in particolare dal governo “socialista” di Hollande). La tanto contestata, ma alla fine approvata, la Loi Travail è stata portata avanti dal ministro socialista Myriam El Khomri e dall’intero governo guidato da Manuel Valls, allora tra le frange socialiste (prima del sostegno a Macron durante le ultime elezioni presidenziali). Dal suo insediamento, Macron ha intrapreso un attacco frontale e diretto allo Stato Sociale: dalla distruzione del Codice del Lavoro, che ha legalizzato i licenziamenti abusivi, alla riduzione de l’Aide Personnalisée au Logement (assegno a copertura parziale dei costi di affitto di un alloggio per individui e categorie specifici), all’aumento della Contribution Sociale Généralisée, ovvero gli oneri sociali a carico dei lavoratori.
Il ritmo delle riforme è intenso e il governo procede a passo di carica, con nuovi progetti di legge volti a distruggere completamente i diritti acquisiti con la lotta sociale e sindacale, facendoli passare come “privilegi” da abolire. Agli attacchi contro i lavoratori (come nel caso della soppressione di 120mila posti di impiegati pubblici e della riforma dello Statuto dei lavoratori delle ferrovie) si aggiungono quelli ai rifugiati e ai migranti. La Loi Asile et Immigration istituzionalizza di fatto il razzismo contro i migranti e avvia una “caccia aperta” su tutti i fronti: numerosi campi di rifugiati e tendopoli di migranti vengono sbaraccati, mentre si intensificano le repressioni e le violenze della polizia nei confronti dei sans papiers.
Non da meno, il settore dell’educazione è stato l’obiettivo e il bersaglio di attacchi specifici, sia contro gli studenti che contro i lavoratori pubblici della scuola e dell’università. Dall’inizio di febbraio, migliaia di studenti universitari, liceali e di lavoratori del personale pubblico dipendente hanno iniziato a mobilitarsi contro le riforme dell’educazione del governo Macron. Per quanto riguarda l’università, l’implementazione del programma “Parcours Sup” e la promulgazione della relativa legge su “l’Orientation et la Réussite des Étudiants” introducono sostanzialmente un sistema di selezione degli studenti neo-diplomati e futuri universitari sulla base di dossier scolastici, redatti dagli istituti superiori di provenienza. Si tratta dunque di una riforma in cui tramite la retorica dell’orientamento (e della meritocrazia) si perseguono politiche classiste, che stritolano il diritto a un’educazione e una formazione intellettuale e professionale libera negli ingranaggi selettivi e nelle decisioni arbitrarie di tecnici-contabili dell’università.
Come se le porte dell’università francesi non fossero già abbastanza chiuse a molti, con l’implementazione di queste riforme volute dal governo Macron, adesso lo saranno definitivamente, quasi murate, per una parte ancora più grande di giovani. Questa riforma fa parte di un processo di distruzione dell’università pubblica in corso da oltre dieci anni.
Finora, i governi che si sono succeduti non mai hanno avuto il coraggio di sferrare un attacco così duro contro gli studenti. Il governo Macron, invece, non adotta mezze misure e ha intrapreso una strada sulla quale molti dei governi precedenti non avevano deciso di avventurarsi, almeno in maniera così aperta e spietata: l’introduzione di rigidi processi di selezione all’università dei candidati e l’aumento delle tasse di iscrizione. Nonostante la retorica “macroniana”, secondo la quale il piano di riforma “Parcours SuP” abbia come obiettivo quello di favorire l’orientamento educativo di tutti gli studenti, in realtà il governo ha deciso di introdurre un numero chiuso all’ingresso dell’istruzione superiore e ulteriori presupposti fortemente selettivi, configurando una vera e propria selezione serrata per i futuri iscritti.
Per comprendere meglio la situazione del mondo dell’educazione francese (assai articolato e complesso) è necessario evidenziare due fenomeni che si stanno sviluppando parallelamente: da un lato, è in crescita il numero di studenti che decidono di iscriversi all’università, con un forte afflusso di studenti internazionali; dall’altro lato, invece, la spesa pubblica rispetto al numero di studenti è diminuita costantemente (il 10% in meno in dieci anni). Queste due dinamiche si intrecciano in maniera ancor più forte, in vista dell’attuazione della riforma che introduce la “sélection à la fac”.
Oltre quanto già previsto per i criteri di selezione universitaria, con la riforma voluta dal presidente Macron, i consigli scolastici delle scuole superiori avranno il diritto di esercitare la propria influenza sulla scelta dell’orientamento dei neodiplomati e potranno emettere un parere che condizionerà la loro ammissione all’istruzione superiore universitaria. Allo stesso tempo, nei licei, il personale docente e amministrativo ha deciso di mobilitarsi attivamente contro le proposte del Rapporte Mathiot.
In un’intervista a France Inter, l’ex direttore di Science-po Lille e portavoce della commissione per Ministero dell’Istruzione Nazionale, Pierre Mathiot, ha discusso la sua idea di riorganizzazione della scuola per preparare meglio gli studenti delle scuole superiori all’università e al mondo del lavoro. Giudicando enorme e spropositata la pressione demografica degli studenti diplomati che proseguono i loro studi all’università (circa il 95%), propone di determinare – sulla base della tipologia del bac conseguito – quale sia l’insegnamento universitario più adatto, appropriato e idoneo. Con questo tipo di riforma, quindi, si persegue l’obiettivo dichiarato di fare della scuola un centro direzionale di collocamento in grado di muoversi tramite funzioni modulari basate sul tipo di insegnamento e di diploma conseguito. In questo modo, anche la riforma del liceo e del bac si configurano come un ulteriore strumento di selezione, in quanto bloccano una qualsiasi possibilità di avanzamento nella “scala sociale”.
In pratica, con il contestuale taglio dei fondi per l’istruzione pubblica e l’attacco ai lavoratori della funzione pubblica, il governo sta chiedendo alle università di mettere in atto tutta una serie articolata di procedure per esaminare migliaia di dossier, senza però ulteriori mezzi per poterlo fare. Ogni dossier conterrà le pagelle, una lettera di motivazione e il parere del consiglio di classe; di conseguenza, per una corretta valutazione ci vorrebbero tempo e personale adibito a questo compito. Invece, molte università non possono permetterselo. Si tratta di un processo di de-finanziamento strutturale dell’università che parte con la legge sull’autonomia delle università, introdotta da Sarkozy, e di attacco al mondo del lavoro, per cui oggi ci sono più di 10.000 insegnanti in meno rispetto al 2010 e uno su due è precario.
In queste condizioni, i criteri di selezione non potranno che essere i più semplici e veloci possibili; pertanto è facile immaginare che la reputazione delle scuole superiori di provenienza svolgerà un ruolo importante e sarà altamente determinante nel corso dell’applicazione. Alla faccia della tanto declamata meritocrazia! Tutto ciò ovviamente porterà a una maggiore stratificazione sociale dell’università, che già al momento rispecchia i caratteri fortemente elitari della società francese.
Gli studenti che provengono da licei di grandi città e/o di buona reputazione avranno un clamoroso vantaggio rispetto a quelli di licei di periferia. In questo modo, si alimenta una spietata competizione tra gli istituti “di serie A”, mentre si abbandonano al proprio destino tutti gli studenti dei licei “di serie B” o di provincia. E lo stesso tipo di competizione si ripresenterà, in forma ancor più aggravata, tra le università. A lungo termine, lo stesso titolo di studio avrà un valore diverso a seconda che venga assegnato da un’università o un’altra. In effetti, per certi versi, questa tendenza è già in atto con la distinzione tra “Grandes Écoles” [2] e Università.
Con questa ulteriore riforma, le più “prestigiose” università selezioneranno gli studenti delle scuole superiori con una migliore reputazione. Con il suo progetto di riforma, il governo sta delineando un sistema che amplificherà le disuguaglianze sociali ed economiche degli studenti, soltanto in base alla loro estrazione sociale o al liceo frequentato.
Inoltre, il governo Macron cerca di prendere due piccioni con una fava: tagliare la spesa pubblica per l’istruzione universitaria, in virtù degli obiettivi di bilancio, e rendere il sistema educativo ancor più elitario. Il tutto con una sola riforma: oltre al danno, anche la beffa! Ma non c’è da sorprendersi, in quanto tutto ciò è pienamente in linea con le trasformazioni economico-sociali in corso all’interno dell’Unione Europea e coerente con il progetto di ri-strutturazione intorno al binomio politico Merkel-Macron.
Come se non bastasse, a questo si accompagna una ridefinizione dei criteri per stabilire il tetto massimo per l’iscrizione ai percorsi di formazione universitaria. Infatti, il numero chiuso è stabilito in base alle “prospettive di integrazione professionale”. L’obiettivo è quello di allineare sempre più l’educazione universitaria alle esigenze dei datori di lavoro e, perciò, verrà data la priorità ai profili più “adeguati” rispetto alla formazione richiesta.
Infine, vi è anche un problema per quello che riguarda i risvolti nel mercato del lavoro, perché la disuguaglianza dei punti di arrivo al termine di un percorso di studi universitario si configura come un ulteriore attacco ai diritti sociali e di tutela del lavoro. Promuovendo una frammentazione del valore del titolo di studio, che in sostanza non avrà più una valenza e un carattere di tipo “nazionale”, si perde il riferimento principale per la definizione dei salari minimi nei contratti collettivi. Questo problema diventa ancor più gravoso per tutti quegli studenti che si affacciano al mercato del lavoro, con prime esperienze di lavoro precario, stage e tirocini. Tramite questo modello di università liberale, selettiva e competitiva non si fa altro che perpetrare un duro e generalizzato attacco ai diritti sociali dei lavoratori e delle classi meno abbienti.
Poichè non si tratta di riforme isolate (da quelle relative all’istruzione a quelle del mercato del lavoro) ma di una chiara volontà di distruzione articolata dell’insieme di diritti guadagnati con la lotta politica e sociale e dell’intero sistema di welfare state, è ripresa la resistenza e la contestazione contro le politiche reazionarie e ultra-liberiste che caratterizzano la cosiddetta Macronie.
Di fronte a questo attacco diretto e frontale all’università pubblica, gli studenti dei licei e delle università si sono mobilitati insieme, costituendo un movimento trasversale che coinvolge attivamente le organizzazioni e le associazioni sia degli studenti di istituti superiori che di università. Dall’inizio dell’anno, numerosi dipartimenti universitari e licei sono stati occupati in segno di protesta per la riforma di Macron. Questo è il caso di diverse scuole superiori a Dax, Miramas, Caen, Auxerre o Marsiglia. Gli studenti di Lille, Parigi (Tolbiac e Sorbonne), Montepellier, Tolosa hanno organizzato assemblee particolarmente partecipate per decidere come portare avanti la protesta e per federare la lotta con tutte le altre università sul territorio francese. Dopo il grande corteo studentesco che ha animato parte della mobilitazione generale di giovedì 22 marzo, la protesta continua in maniera compatta e si stanno organizzando i futuri impegni e il calendario per le prossime mobilitazioni.
[1] La maturità francese (Baccalauréat, informalmente anche Bac) è il titolo di studio che conseguono gli allievi francesi alla fine del ciclo di studio della scuola secondaria. Può essere paragonato alla maturità italiana, ma le scuole superiori in Francia hanno la durata di tre (liceo generale e tecnologico) o quattro anni (liceo professionale o tecnologico) a differenza dei cinque in Italia.
[2] L’espressione Grande École designa principalmente un istituto di istruzione superiore francese, a livello universitario, a cui si può essere ammessi quasi esclusivamente mediante un concorso aperto agli studenti delle “classe préparatoire aux grandes écoles”.
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