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Dopo il Referendum, Eurostop rilancia la mobilitazione

La Piattaforma sociale Eurostop traccia un bilancio della mobilitazione referendaria e del risultato, delle manovre in corso per renderlo "inncuo" e siprepara ad estendere la mobilitazione da qui alla primaversa.

Intervista  a Francesco Piccioni. realizzata da Radio Città Aperta.

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Buongiorno Francesco, ciao, grazie di essere con noi.

Buongiorno a voi.

 

Sabato c'è stato questo incontro di Eurostop. Eurostop, probabilmente i nostri ascoltatori lo sanno, è stato uno dei protagonisti della grande mobilitazione che il 21 e 22 ottobre scorso ha portato in piazza a Roma il popolo NO al referendum. Il referendum è arrivato, il NO ha stravinto e quindi immagino che nell'incontro di sabato si sia anche un po' fatto il punto della situazione e valutato quale siano le prossime prospettive…

Sì. Siamo molto soddisfatti di come sono andate le cose. Ovviamente senza nessun trionfalismo, però, perché ci rendiamo conto che – così come è avvenuto dopo il referendum in Grecia un anno e mezzo fa – i poteri che avevano deciso di cambiare la nostra Costituzione sono già partiti facendo carte false, un governo fotocopia e quant'altro possa tornare utile per annullare completamente l'effetto della botta che hanno subito. Contano sul fatto che effettivamente il "fronte del No" è stato un'accozzaglia di progetti e interessi diversi, anche se – questa è la nostra valutazione – la cosa più importante è che ha votato No "il popolo", ossia il nostro blocco sociale: i poveri, i disoccupati, i working poor, una parte dei pensionati e soprattutto l'80 per cento dei giovani, senza lavoro, senza prospettive e condannati alla precarietà per tutta la vita. Fatta questa valutazione, abbiamo valutato che è il caso di insistere e quindi di prepararsi all'anno prossimo. Già le prime scadenze da qui alla primavera hanno rande importanza, perché ci sono degli impegni internazionali che coinvolgono il governo italiano e si svolgeranno in questo paese. Per esempio, a marzo ricorre il 60esimo anniversario del Trattato di Roma, cioè dei patti costitutivi dell'Unione europea 60 anni fa. Per quell'occasione pensiamo di promuovere una manifestazione nazionale insieme a tutti quelli che si sono battuti per il NO; ovviamente la parte a sinistra, escludendo leghisti, fascisti e quant'altro. Obiettivi sono il consolidare intanto la presenza di un forte movimento politico e sociale contro questo governo, che si presenta peraltro come la fotocopia del precedente; ma soprattutto contro le politiche europee che stanno distruggendo la capacità produttiva, l'occupazione, il salario, il welfare, non solo nel nostro paese ma in tutti i paesi d'Europa. Quindi non è una manifestazione "nazionalista" ma, al contrario, una manifestazione che coglie come avversario più diretto – sì – il governo che abbiamo, quello nazionale; ma vede come avversario principale anche e soprattutto il "governo sovranazionale", che è poi il vero decisore di tutte le scelte che ci stanno impoverendo.

 

In questo senso, portandoti più sull'attualità stretta, il governo Gentiloni non dovrebbe rappresentare una grossa novità. Siamo veramente nel solco della più assoluta continuità…

Sì, cenrtamente… Però il referendum ha rotto la "narrazione" renziana. Che era tutta improntata all'ottimismo, all'entusiasmo, "adesso ce la facciamo", "adesso c'è la ripresa", "sì, facciamo i tagli di spesa, ma perché siamo noi a scegliere di farla e non perché ce lo dicono…", "regaliamo soldi alle imprese per promuovere la crescita", ma contemporaneamente "seminiamo anche un po' di bonus in giro" per cercare di catturare il consenso, anche se poi il gioco non è riuscito… Ecco, il governo Gentiloni non potrà gestire questa retorica e questa narrazione. L'unica alternativa che gli resta è: "ce lo chiede l'Europa", "siamo obbligati a fare questo e quello…". Noi sappiamo che a marzo il governo dovrà gestire la richiesta europea di una manovra di rettifica sui conti pubblici, perché una serie di poste decise da Renzi – soprattutto quelle fatte per comperare il consenso – dovranno essere abolite. Non solo, ma tutto quello che era stato previsto per sterilizzare le cosiddette clausole di salvaguardia – dai 15 ai 20 miliardi, per impedire l'aumento dell'Iva al 25% (che non è sicuramente una cosa che "aiuta la crescita"), dovrà essere riscritto dal governo nuovo, prima delle elezioni. Quindi c'è una possibilità abbastanza importante di collegare ancora meglio i problemi sociali che si aggraveranno, in virtù di tutte le correzioni che dovranno essere fatte sui conti pubblici, e il fatto che è l'Europa a volerlo. In realtà, dunque, l'unica narrazione che resta è quella che facevano già Monti e Letta: “ce lo chiede l'Europa e bisogna obbedire”. Ma è proprio a questo che il nostro blocco sociale – che è gran parte di quel 60 per cento che ha votato NO – ha già detto di non essere d'accordo; quindi  può capire il gioco e mobilitarsi.

 

Tra l'altro marzo potrebbe essere un mese davvero importante, perché è, appunto, il mese in cui si celebreranno gli accordi di Roma e un'occasione per Eurostop per far sentire la propria voce; e in più ci sarà anche questa necessità per il governo di rivedere la manovra economica. Chissà che le cose non possano saldarsi, ammesso che ci sia poi effettivamente una contemporaneità.

Secondo noi le cose si possono saldare. Ricordiamo che Eurostop non è un'organizzazione; è una "piattaforma sociale" che riunisce organizzazioni sindacali, collettivi, partiti politici di sinistra, singole personalità e così via. Quindi non si è posta fin qui come un soggetto politico fatto e compiuto, ma, appunto, come una piattaforma sociale in grado di interloquire proficuamente con il blocco sociale di riferimento – e l'ha dimostrato ad ottobre, grazie all'Usb, Unicobas, Usi e altri sindacati che hanno promosso lo sciopero generale del 21 ottobre, ottimamente riuscito. E' possibile mettere insieme le due cose: cioè nuovi sacrifici, nuovi tagli, e responsabilità dell'Unione europea proprio nell'occasione in cui la retorica ufficiale vorrà celebrare i "grandi successi" di questa costruzione. Per cercare di assicurare la massima diffusione territoriale, a fine gennaio, probabilmente il 28, faremo una grande assemblea nazionale dei soggetti anche locali che dovranno poi diffondere il programma di lotta, le parole d'ordine, le spiegazioni, tutte le argomentazioni a favore della mobilitazione di marzo per poter giungere ad una unità migliore. E quindi stendere un vero e proprio programma politico, che permetta di dire non solo contro cosa siamo, non solo la lista dei nostri NO, ma soprattutto la lista delle cose che vogliamo. Per chiunque viva all'interno del popolo che lavora o del popolo disoccupato si tratta di punti abbastanza intuitivi, ma vanno messi nero su bianco; perché sono non solo bisogni oggettivi, ma anche obiettivi realizzabili.

 

Va bene. Ringraziamo Francesco Piccioni per essere stato con noi e chiaramente poi ci riaggiorneremo mano a mano che arriveranno novità su questo fronte. Grazie Francesco.

Grazi e a voi.

 

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