Anis Amri, il giovane tunisino di 24 anni ricercato per l'attentato di Berlino, è stato ucciso questa notte dalla polizia a Sesto San Giovanni, nell'hinterland di Milano. Il ministero degli Interni e mass media italiani diffondono "inopinatamente" in rete le foto degli agenti che l'hanno ucciso.
L'uomo è stato ucciso durante un conflitto a fuoco con la polizia, ufficialmente durante un normale controllo stradale in piazza Primo Maggio a Sesto San Giovanni, intorno alle tre di questa notte. Amri avrebbe estratto una pistola e sparato agli agenti di una volante che hanno risposto al fuoco uccidendolo.
Secondo quanto riferito dalla polizia, la volante si sarebbe fermata di fronte alla stazione di Sesto San Giovanni, per un controllo di routine. L'uomo, alla richiesta di mostrare i documenti avrebbe tirato fuori una pistola dallo zaino e avrebbe sparato a un poliziotto, colpendolo a una spalla (le sue condizioni non sono gravi). Come da copione, secondo le prime versioni riportate, Amri avrebbe invocato Allah prima di sparare.
A quel punto gli agenti avrebbero risposto al fuoco, colpendo Amri, poi deceduto. L'uomo è stato poi identificato grazie a impronte digitali e ai tratti somatici. Ancora non è chiaro se Amri fosse a piedi o in auto, né da dove e come fosse arrivato a Milano. Secondo alcuni documenti ritrovati (un biglietto ferroviario nello zaino) sarebbe arrivato dalla Francia.
Travolti da una euforia degna di miglior causa, nel corso della giornata, e per la prima nella storia recente di questo paese, molti giornali e testate giornalistiche su indicazione del Ministero degli Interni, hanno diffuso inopinatamente nome, cognome e fotografie dell'agente di polizia che ha ucciso Amri (incluso un profilo facebook di uno degli agenti dove spiccano saluti romani e foto di Mussolini) e la foto dell'agente ricoverato in ospedale. E' evidente come questo li esponga a possibili ritorsioni. Una prassi decisamente fuori dal comune (impensabile negli anni '70, quelli della lotta armata in Italia). Resta da chiarire se sia trattato solo di sciacallaggio mediatico portato all'eccesso o un delirio di onnipotenza della nuova amministrazione del Ministero degli Interni, ovvero di un governo alla ricerca frenetica di successi, tanto da gettare in pasto anche i suoi funzionari di polizia.
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